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Diario minzionale

 

Il diario minzionale (o Valutazione della capacità minzionale) è uno strumento che valuta la quantità e la qualità di urina emessa sia ad ogni minzione che nelle 24 ore in rapporto alla sintomatologia e alle variabili che possono influenzarne volume e caratteristiche. Grazie al diario minzionale si possono ottenere informazioni utili ad una corretta diagnosi.

I dati che in un diario minzionale completo dovrai annotare sono molteplici e tutti fondamentali.

 

 

Data

Di solito viene richiesto il diario relativo a 3 giorni settimanali o ad una settimana intera al massimo.

Io ritengo che protrarlo fino a 3/4 settimane sia più significativo e riesce a comprendere eventuali alterazioni dovute al ciclo mestruale, ai rapporti sessuali e ad altre variabili mensili. Tuttavia non è necessario effettuarlo tutti i giorni. E' sufficiente riportare i dati relativi a 3 giorni settimanali (per esempio: martedì, giovedì e domenica) per 3/4 settimane di fila.

 

Ora

La raccolta deve comprendere tutta l'urina emessa nelle 24 ore.

Il mio consiglio è quello di iniziare al mattino appena sveglia, ma stai attenta: il giorno in cui inizi non calcolare la prima minzione. Se per esempio inizi alle 7 non raccogliere l'urina che espelli alle 7, ma buttala via perchè quella si riferisce all'urina accumulata durante la notte precedente e non a quella che si è formata alle 7. Raccoglierai invece quella che farai alle 7 del giorno successivo successivo perchè relativa al giorno di raccolta (a ciò che hai mangiato e bevuto il giorno prima). Ad ogni minzione quindi dovrai segnare l'ora esatta in cui è avvenuta.

 

Volume in ml

Prendi un contenitore graduato trasparente che abbia una larghezza di circa 15 cm. Se non lo hai va benissimo un barattolo di vetro abbastanza capiente o una bottiglia di plastica da 1 litro e mezzo o 2 litri, tagliandola a metà per eliminare il collo. Poi segni le tacche sul contenitore con un pennarello indelebile. Per farlo puoi prendere un dosatore per liquidi da cucina purchè sia graduato per litri e non per grammi , riempilo fino a 100cc, versa l'acqua nel contenitore e disegna una tacca proprio sul confine tra acqua e aria. Ne aggiungi altri 100 e fai la stessa cosa, fino ad arrivare a 500-600cc. Ed ecco il tuo contenitore. Ad ogni minzione segna sul diario la quantità emessa e poi butta via l'urina.

 

Disturbo correlato

Accanto alla quantità raccolta è utile riportare gli eventuali sintomi legati alla minzione appena registrata: stranguria (indica se il bruciore è insorto prima, durante, verso la fine o dopo la minzione), tenesmo (indica se la sensazione di peso e mancato svuotamento è presente o assente), sensazione termica (indica se l’urina ti sembra calda, fredda o normale), aspetto (indica se l’urina è trasparente, opaca, rossa o di altro colore), odore (indica se l’odore è sgradevole o normale), altri sintomi (indica quali).

Approfondimento: I sintomi della cistite

 

Intensità del flusso

L'intensità può essere valutata sulla base soggettiva della sensazione avuta (e quindi poco affidabile), oppure in maniera più oggettiva calcolando la durata in secondi della minzione. Più il getto sarà potente e meno durerà la minzione. Più sarà debole e maggiore saranno i tempi di espulsione. Questo dato non può prescindere però dalla quantità espulsa: l'espulsione debole di 200ml di urina può durare quanto l'espulsione di 400ml con getto elevato.

Una minzione di 10 secondi con un bel getto espelle circa 400cc. 12 secondi a getto scarso non arrivano neanche a 200 e questo rapporto offre molti spunti diagnostici rilevabili altrimenti solo con una flussometria o con un esame urodinamico.

 

Stimolo

E' importante segnalare anche la portata dello stimolo prima della minzione: scarso, normale, impellente. Anche questo dato, messo in relazione al volume espulso fa chiarezza sulle problematiche urologiche. Uno stimolo impellente seguito dall'espulsione di soli 100ml fa sospettare una problematica neurologica, un’infiammazione vescicale o una cistite interstiziale.

Approfondimento: Come urinare correttamente

 

Liquidi assunti

Per valutare la funzionalità renale il rapporto tra liquidi introdotti e liquidi eliminati deve essere proporzionato. Se bevi mezzo litro d'acqua è normale che le minzioni durante la giornata saranno limitate. Al contrario se bevi 3 litri. Si rivelerebbe invece patologica la situazione in cui, pur assumendo molti liquidi, ne venissero espulsi molti di meno (ritenzione idrica? Ristagno urinario? Patologie cardiache? Patologie renali?) o quella in cui, assumendone pochi se ne eliminassero molti (poliuria).

I liquidi che espelliamo non sono solo quelli introdotti e non tutti i liquidi introdotti vengono espulsi tramite le urine. Di notte per esempio il nostro metabolismo basale produce, tra i vari elementi, anche acqua, che in parte viene riassorbita e riutilizzata e in parte viene espulsa. Sebbene rallentato, anche a riposo il metabolismo è attivo. Per questo, appena svegli, pur non avendo bevuto nulla durante la notte, abbiamo necessità di urinare.

Inoltre la posizione notturna orizzontale aumenta il ritorno venoso verso il cuore e il drenaggio dei liquidi in eccesso dalla periferia al cuore, infatti si va a letto coi piedi gonfi e ci si sveglia coi piedi sgonfi. Quel gonfiore è liquido che viene riassorbito di notte, reimmesso in circolo ed eliminato tramite la vescica.

Da segnalare che l'alcool inibisce l'ormone antidiuretico stimolando la diuresi e quindi disidratando l’organismo. Importante quindi indicare nel diario anche l'eventuale assunzione di birra, vino o superalcolici.

E' chiaro quindi che le entrate di liquidi possono non corrispondere alle uscite a causa di tutte le variabili in gioco, che influenzano questo bilancio idrico. Di seguito altre importanti variabili che influenzano l’eliminazione di liquidi.

Approfondimento: Come e cosa bere correttamente

 

Temperatura ambientale

In estate è normale che le uscite siano inferiori alle entrate perché sudiamo molto e perdiamo in questo modo molti dei liquidi introdotti.

La febbre fa sudare molto riducendo la diuresi.

Il freddo invece inibisce l'ormone antidiuretico e stimola la diuresi.

Importante quindi segnalare le eventuali variazioni di temperatura ambientale o corporea.

Approfondimento: la cistite in estate e la cistite in inverno

 

Alimenti assunti

Ma attenzione! Non devi calcolare solo quel che bevi! Noi introduciamo liquidi anche attraverso i cibi: la pasta, la verdura, la frutta, la carne e persino gli alimenti che sembrano secchi (come i biscotti per esempio). Gli unici alimenti che non contengono acqua sono quelli disidratati e liofilizzati (che per poter essere assunti devono comunque essere reidratati in acqua).

Immagina un piatto di pasta. Prendine un etto. Immergilo nella pentola dell'acqua bollente. Che succede? la dimensione raddoppia e il peso addirittura triplica. Perché? Perché assorbe acqua, che poi tu ingerisci, digerisci ed elimini con le urine.

Fondamentale quindi indicare gli alimenti assunti (un passato di verdura contiene molta più acqua di una pastasciutta), gli eventuali digiuni e l'assunzione di alcool.

Approfondimento: L’alimentazione 

 

Attività fisica effettuata

L'attività fisica comporta una perdita di liquidi proporzionale al grado di fatica richiesta. Più liquidi verranno espulsi attraverso il sudore e la traspirazione cutanea e minore sarà l'urina prodotta e più elevata quindi sarà la sua concentrazione. Più l’urina sarà concentrata e maggiori saranno i sintomi. Importante quindi segnalare anche questo dato in caso di sforzi fisici importanti e attività sportive.

Approfondimento: Sport e cistite

 

Fase del ciclo mestruale

Importante anche indicare il giorno del ciclo mestruale (contando il primo giorno dal giorno in cui arrivano le mestruazioni). Questo è importante perché le variazioni del volume dell'utero in base al ciclo e le variazioni ormonali influiscono molto sulla capacità vescicale, sullo stimolo, sul numero delle minzioni quotidiane e sulla quantità di urina emessa. Quello che potrebbe sembrare ad un'analisi superficiale un problema neurologico (scarso volume con getto debole), potrebbe invece essere banalmente dovuto alla fase premestruale. Per escludere influenze ormonali è quindi fondamentale riferire la fase mestruale in cui il diario viene compilato.

Approfondimento: Ciclo mestruale

 

Perdita di urina

Indicare se c’è stata una perdita involontaria di urina. Un episodio di incontinenza potrebbe rilevare che la vescica era troppo piena (incontinenza paradossa) o che il pavimento pelvico non lavora correttamente.

Approfondimento: L’incontinenza

 

Necessità di spinta

Indicare se c’è stato bisogno di spingere per espellere l’urina. Quando l’urina stenta ad uscire spontaneamente è importante escludere che vi sia un’ostruzione o una contrattura del pavimento pelvico.

Approfondimento: L’ipertono del pavimento pelvico

 

Se effettuato correttamente ed in maniera completa, il diario minzionale offre una serie di dati importantissimi alla diagnosi, ma soprattutto rappresenta uno strumento preziosissimo di conoscenza del tuo corpo.

 

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antibiogramma

La cistite batterica dovrebbe essere trattata con cure naturali poiché l'accanimento terapeutico con antibiotici non fa che aumentare le resistenze batteriche, predisporre a recidive successive e sviluppare neuropatie pelviche da fluorochinoloni.

Come curare la cistite batterica con rimedi naturali

Capita talvolta che le terapie naturali falliscano o che sia necessaria l'assunzione antibiotica fin da subito (per esempio in caso di infezione renale o di cistite in una persona che ha subito un trapianto renale). In tal caso è bene scegliere l'antibiotico sulla base dell'antibiogramma.

 

Cos'è l'antibiogramma

L'antibiogramma (ABG) è un test di laboratorio che valuta gli antibiotici più efficaci sul ceppo batterico individuato con un esame colturale (urinocoltura, tampone vaginale, emocolture, broncoaspirato, secreto nasale, ecc).

L'analisi consiste nel mettere diversi tipi di antibiotico, in specifiche concentrazioni, a contatto con campioni di batteri provenienti dai fluidi infetti del paziente. Per far ciò si inserisce l'antibiotico in un "terreno di coltura" che può essere un dischetto pieno di batteri (metodo di diffusione) o un liquido detto "brodo di coltura batterica" (tecnica di diluizione). Questi "terreni di coltura" vengono poi mantenuti ad una temperatura ideale alla crescita (35-37°C) per circa 24 ore. Per questo motivo quando l'urinocoltura è positiva i tempi per la consegna del referto si allungano.

Passato questo lasso di tempo si osserva se e quanto si sono riprodotti i batteri a contatto con le diverse concentrazioni dei diversi antibiotici testati.

Antibiogramma01

Nel caso dei dischetti si valuta l'alone che si forma intorno al punto in cui è stato inoculato l'antibiotico. Più è largo l'alone e maggiore è la sensibilità del batterio a quel determinato antibiotico.
Alone da 1 - 9 millimetri: batterio resistente;
Alone da 10 - 18 millimetri: batterio con resistenza intermedia;
Alone da 19 - 30 millimetri: batterio sensibile.

 

Antibiogramma diffusioneNel caso del brodo di coltura si valuta la torbidità che ha assunto il liquido in diverse provette con concentrazioni crescenti di antibiotico: più è torbido il liquido nella provetta e più vuol dire che il batterio si è riprodotto risultando poco sensibile a quell'antibiotico, quindi la prima provetta limpida che si otterrà rappresenterà la minima concentrazione utile ad inibire la crescita del batterio (MIC). Al di sotto di tale concentrazione i batteri non moriranno. In base alla MIC viene stabilito quanto il batterio rilevato sia resistente o sensibile agli antibiotici testati.

 

Come leggere l'antibiogramma

Nell'antibiogramma accanto al nome di ogni antibiotico comparirà una R, una S o una I.

La S (sensibile) indica che il batterio è molto sensibile all'antibiotico testato già ai minimi dosaggi.
La I (Intermedio) indica che la crescita batterica è inibita solo al dosaggio massimo raccomandato.
La R (resistente) indica che anche alla massima concentrazione testata, i batteri hanno dimostrato una sensibilità bassa. Se questo fosse l'unico antibiotico disponibile si dovrebbe utilizzare in un dosaggio più elevato o prolungarne i tempi di assunzione.

Se per esempio il batterio è sensibile alla furantoina, di fianco al nome dell'antibiotico comparirà una S, se è resistente alle penicilline di fianco al nome delle penicilline risulterà una R.

Se è stato utilizzato il metodo di diffusione con dischetto nell'antibiogramma comparirà solamente la dicitura sensibile (S), intermedia (I) o resistente (R) in base alla misura dell'alone che si è formato in laboratorio. Non verrà riportato il grado di sensibilità ai vari antibiotici testati.

Se è stato utilizzato il metodo di diluizione con il brodo di coltura nell'anbtibiogramma comparirà la MIC con i valori di sensibilità per ogni antibiotico testato.

 

Come scegliere l'antibiotico migliore

Quando presente la MIC è pratica comune scegliere l'antibiotico basandosi sul valore più basso tra gli antibiotici S (sensibili). Non c'è nulla di più sbagliato!

La  MIC ottenuta in vitro (in laboratorio) infatti non rispecchia la reale efficacia clinica del farmaco, che invece dipende da molteplici fattori umani, in primis la capacità di un farmaco di raggiungere concentrazioni adeguate nell'organo infetto (la vescica nel caso di una cistite batterica).

Facciamo un esempio

Prendiamo un farmaco con una MIC bassa (quindi apparentemente molto efficace), ma che non viene eliminato per via renale, bensì attraverso il fegato (vedi Augmentin) e che quindi raggiungerà in quantità limitata le vie urinarie.
Prendiamone ora un altro con una MIC molto più elevata (quindi apparentemente poco efficace), ma che viene eliminato totalmente attraverso le urine (vedi Neofuradantin) esplicando la sua azione prevalentemente a livello urinario.
E' chiaro che il secondo sarà più efficace nonostante la MIC affermi il contrario.

ll valore delle MIC riportato sugli antibiogrammi pertanto non può essere confrontato solo “verticalmente” tra i diversi farmaci testati, andando a scegliere quello col valore di MIC minore. La scelta dell'antibiotico più efficace dovrebbe essere fatta in base ad una serie di parametri, che vengono racchiusi in quello che si chiama "indice di Breakpoint".

 

Indice di breakpoint

Nella scelta corretta dell'antibiotico dovrebbero essere considerate tutte le possibili variabili che possono influenzarne l'efficacia, non solo la MIC riportata nell'antibiogramma. Questi parametri sono:

  • la farmacocinetica e la farmacodinamica dell'antibiotico (ossia come viene assorbito, come si distribuisce, come viene metabolizzato, come agisce sui recettori e nei tessuti e come viene espulso),
  • il tipo di attività antibatterica (se batteriostatica inibisce la riproduzione ed ha quindi bisogno di tempi di assunzione più lunghi, se battericida uccide direttamente i batteri e richiede tempi di assunzione più brevi),
  • la via di eliminazione,
  • le condizioni intestinali del paziente,
  • la patologia per la quale lo si assume,
  • ecc.

Molte di queste variabili vengono inserite in un indice che si chiama Brackpoint. I breakpoints vengono definiti ed aggiornati annualmente dall'EUCAST (European Committee on Antimicrobial Susceptibility Testing) mettendo in relazione i risultati antibatterici ottenuti in laboratorio (la MIC o l'ampiezza dell'alone) coi risultati realmente ottenuti sul paziente (la reale risoluzione dell'infezione). Il rapporto tra i due tipi di dati offre un valore numerico di riferimento valido in tutto il continente europeo. La MIC andrebbe sempre valutata in relazione a tale indice.

Maggiore è la distanza tra la MIC ottenuta con l'antibiogramma e il suo indice di Breakpoint e maggiore è l'efficacia dell'antibiotico.

Facciamo un esempio

Prendiamo 2 antibiotici, uno con una MIC di 0,5 mg/l e il breakpoint clinico di 2 mg/l e l'altro con una MIC di 2 mg/l ma un breakpoint di 16 mg/l. Il secondo è quello preferibile. Questa “distanza” tra la MIC e il breakpoint, è molto importante nella scelta della terapia e sarebbe necessario che ogni laboratorio indicasse questi indici nell'antibiogramma.

 Purtroppo invece è (ancora) raro che negli antibiogrammi venga riportato l'indice di brackpoint per ogni antibiotico testato, così com'è (ancora) raro trovare un professionista sanitario che lo utilizzi nella scelta oculata della terapia antibiotica più adatta.

Qualora non venissero riprotati gli indici di breakpoint nell'antibiogramma è possibile reperirli consultando le apposite tabelle presenti sul sito ufficiale dell'EUCAST (seppur non sia così semplice addentrarvicisi).

Consulta le tabelle EUCAST

 

Bibliografia

  1. "Antibiogramma" A. Rocchetti, corso FAD, Regione Piemonte, 2018-2019
  2. Clinical breakpoints - breakpoints and guidance, EUCAST 2021
  3. European Committee on Antimicrobial Susceptibility Testing Breakpoint tables for interpretation of MICs and zone diameters Version 11.0, valid from 2021-01-01

La risonanza magnetica nucleare (RMN) è un esame diagnostico privo di effetti collaterali e con pochissime controindicazioni. Attraverso innocui campi magnetici permette di visualizzare  in sezioni orizzontali i tessuti molli e tessuti duri dell'intero corpo umano. Tra gli organi visualizzabili vi sono anche le vie urinarie e gli organi genitali.

 

 

Cos'è

La risonanza è nata nel 1976 ed ha subito negli anni numerose modifiche che l'hanno resa innocua e sempre più affidabile.

Sebbene venga spesso nominata come "nucleare", la risonanza magnetica non utilizza sostanze radioattive o di radiazioni ionizzanti (come nelle radiografie o nella Tac), ma sfrutta campi magnetici e onde a radiofrequenza come quelle utilizzate per la radio e la televisione.
Grazie ad un grosso magnete la risonanza produce onde magnetiche, che modificando l'orientamento degli atomi di idrogeno presenti nelle cellule, trasmette un messaggio energetico che viene letto e trascritto in immagini dal computer collegato. Ogni tipo di tessuto (osso, muscolo, tumore, nervi, legamenti, grasso, vasi sanguigni, liquidi, cartilagini, ecc) risponde a questo campo magnetico in maniera diversa e quindi trasmette al monitor un'immagine specifica.
L'effettuazione e l'interpretazione dell'immagine deve essere effettuata da un radiologo.

La risonanza magnetica fornisce immagini tridimensionali molto particolareggiate sia dei tessuti molli che dei tessuti duri. Questa caratteristica rende l'esame utile per la diagnosi di numerosissime patologie: tumori, traumi ortopedici, problemi intestinali, malattie cardiache, urologiche, pelviche, ecc.

Poiché il macchinario e la sua manutenzione sono estremamente costosi, non tutti gli ospedali e le cliniche private ne sono provvisti, pertanto per sottoporsi ad una risonanza i tempi di attesa sono piuttosto lunghi.

In caso di claustrofobia esiste la possibilità di effettuare una risonanza magnetica aperta. Al contrario della risonanza magnetica classica, che è un lungo cilindro, questa apparecchiatura  ha una forma a C, con la parte superiore aperta, caratteristica che consente al Paziente claustrofobico una maggiore serenità durante l'esame. Tuttavia fornisce immagini meno dettagliate rispetto alla risonanza magnetica classica.

 

A cosa serve

La risonanza magnetica serve a rilevare problematiche in numerosi distretti corporei.

A livello muscolo-scheletrico può rilevare danni alle articolazioni, alle ossea, alle cartilagini, alle vertebre e ai muscoli.
A livello del sistema nervoso consente la diagnosi di ictus, tumori cerebrali o del midollo spinale, morbo di Alzheimer, neuropatie, demenze ed epilessia.
A livello gastro-intestinale può rilevare tumori (allo stomaco, all'intestino o al pancreas) e malattie infiammatorie croniche dell'intestino.
A livello cardio-circolatorio e respiratorio valuta la salute della circolazione sanguigna, del cuore, dei bronchi e dei polmoni.
A livello uro-genitale le risonanze più moderne, oltre a rilevare tumori (ovarici, endometriali, prostatici, vescicali, ecc), cisti ovariche, varicocele pelvico, possono essere utili anche per la diagnosi di endometriosi, ipertono e neuropatia pelvica. Un recente studio del Dr Porru ha dimostrato che con la risonanza magnetica è possibile porre diagnosi di cistite interstiziale.

In caso ci fosse bisogno di immagini più particolareggiate dove il flusso sanguigno deve essere messo in risalto, è necessario utilizzare un mezzo di contrasto (gadolinio). Tale liquido viene iniettato nella vena del paziente e si distribuisce lungo tutto il circolo sanguigno mettendone in rilievo il percorso.

 

Preparazione

In caso di risonanza magnetica classica solitamente non sono previste particolari preparazioni e il Paziente può mangiare normalmente e assumere tutti i medicinali di cui fa uso.

In caso di risonanza magnetica con contrasto invece, il Paziente dovrà sottoporsi ad esami che ne attestino la salute di reni e fegato (deputati all'eliminazione del mezzo di contrasto) portando l'esito della creatinina ematica effettuata non più di 30 giorni prima dell'esame. Nelle 8 ore precedenti l'esame dovrà osservare un digiuno totale.

 

Come si Svolge

risonanza1Prima dell'esame il Paziente dovrà togliere orologi, gioielli, fermagli per capelli, lenti a contatto, protesi e indumenti con ganci o bottoni automatici, spille, chiusure lampo o altre parti metalliche. Talvolta è richiesto di eliminare anche il trucco. Solitamente il Paziente resta in abbigliamento intimo coperto da un camice monouso.

A questo punto si sdraia sul lettino, che scorrerà all'interno della macchina, un grande e profondo cilindro cavo, aperto in entrambe le estremità. Il diametro dell'apertura centrale può variare da 60 a 70 centimetri. Il Paziente viene invitato a restare immobile e rilassato per tutta la durata dell'esame.

L'esame è totalmente indolore (a parte l'eventuale introduzione dell'agocannula per l'iniezione del mezzo di contrasto). Gli unici fastidi avvertiti possono essere il forte rumore che produce la macchina (per il quali solitamente vengono forniti appositi tappi auricolari) e il senso di claustrofobia se si è predisposti a soffrirne (nei casi più gravi e nei bambini è possibile ricorrere ad una leggera sedazione).

Se durante l'esame si dovesse avvertire un senso di riscaldamento eccessivo in alcune parti del corpo, bisognerà segnalarlo agli operatori. Una leggera contrazione involontaria dei muscoli e una sensazione di pulsazioni è normale in quanto il campo magnetico, stimola le cellule nervose.

Anche se il Paziente è in una stanza diversa dal radiologo, i due in caso di necessità possono comunicare tramite un altoparlante di collegamento.

La durata dell'esame varia in base alle parti del corpo che si vogliono valutare. Potrebbe durare dai 15 ai 90 minuti.

Poiché durante l'esame non viene utilizzato alcun sedativo il Paziente può tornare a casa autonomamente subito dopo l'esame. In caso di somministrazione del mezzo di contrasto prima di lasciare l'ospedale potrebbe essere necessario attendere 1 o 2 ore dopo l'esame.

Il mezzo di contrasto viene eliminato tramite le urine nel giro di 24 ore.

I risultati dell'esame generalmente sono pronti in 3-4 giorni.

 

Controindicazioni

La risonanza magnetica (con e senza mezzo di contrasto) non può essere effettuata dai portatori di pacemaker o neuromodulatori poiché i campi magnetici potrebbero alterare il loro funzionamento. Anche chi ha oggetti metallici presenti nel corpo (clip chirurgiche, impianti metallici, protesi, chiodi, valvole cardiache, ecc) non può essere sottoposto a risonanza in quanto i campi magnetici prodotti dalla macchina potrebbero provocare il loro spostamento o il loro surriscaldamento.
Sebbene la risonanza non sia controindica in gravidanza, è consigliabile evitarla nelle prime 12 settimane, se non indispensabile e urgente.

Non tutti i Pazienti sono idonei a ricevere il mezzo di contrasto. Poiché questo deve essere eliminato dal corpo attraverso i reni e il fegato, se c'è una patologia renale o epatica l'esame non potrà essere effettuato. Il mezzo di contrasto inoltre non può essere iniettato in gravidanza e alle persone allergiche a questa sostanza.
In caso di allattamento nei giorni precedenti si dovrebbe raccogliere il latte necessario per le 24 ore successive all'indagine, da somministrare con il biberon per evitare il rischio che il neonato assuma il mezzo di contrasto attraverso il latte.

Poiché il lettino scorrevole non può sostenere pesi superiori ai 140/150 kg, i gravi obesi non possono effettuare una risonanza magnetica.

 

Complicazioni ed effetti collaterali

La risonanza magnetica è un esame indolore e innocuo, che in sè non comporta rischi.

In caso di tatuaggi effettuati con pigmenti metallici la zona tatuata potrebbe risultare irritata dopo l'esame.

E' possibile, seppur raro, che contraccettivi intrauterini come la spirale si spostino sotto l'effetto dei campi magnetici prodotti dalla macchina. Sarebbe utile pertanto valutare l'opportunità di eseguire un'ecografia di controllo, per accertarsi del corretto posizionamento e dell'efficacia contraccettiva della spirale.

Le reazioni più gravi possono essere provocate dal mezzo di contrasto. In caso di allergia verso il gaudolinio usato come mezzo di contrasto generalmente si manifesta prurito, nausea e vomito; lo shock anafilattico è raro, ma qualora dovesse manifestarsi il personale è preparato per farne fronte e ad intervenire tempestivamente.

Un'altra rarissima reazione al contrasto è la fibrosi nefrogenica sistemica.

Attualmente non ci sono dati che facciano sospettare possibili complicanze tardive post esame.

 

Bibliografia

  1. AIFA - Comunicazione di sicurezza - Mezzi di contrasto e rischiodi reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare
  2. "Role of Diffusion-Weighted Magnetic Resonance Imaging in the Diagnosis of Bladder Pain Syndrome/Interstitial Cystitis", Porru Daniele 1 , Regina Cesare 2 , Oworae Howardson Bright 2 , Fiorello Nicolo 2 , Gardella Barbara 3 , Manzoni Federica 4 , Klersy Catherine 4 , Sala Maria Gabriella 5 , La Fianza Alfredo 5 , Ballerini Daniela 5 , Preda Lorenzo 5 , Simeone Claudio 6 , Spinillo Arsenio 3 , Jallous Hussein 2. Urology. 2020 Jul;141:55-59. doi: 10.1016/j.Urology.2020.03.019. Epub 2020 Apr 8.
  3. https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/r/rm-risonanza-magnetica-esami-di-accertamento
  4. Risonanza magnetica (RM) nelle malattie neurologiche, Di Michael C. Levin MD, College of Medicine, University of Saskatchewan
    Ultima modifica dei contenuti dic 2018
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Cos'é

L'HPV è un virus in grado di infettare le mucose genitali creando lesioni potenzialmente cancerogene.
La tipizzazione del DNA virale (HPV-DNA test) è un esame bio-molecolare che va a ricercare il DNA dell' HPV presente nelle cellule prelevate per stabilire il tipo di HPV coinvolto e la sua malignità, ossia la sua capacità alta, media o bassa di sviluppare carcinoma.

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Come si esegue

Dopo aver fatto assumere alla donna la posizione ginecologica (gambe flesse e divaricate), viene introdotto uno speculum in vagina, attraverso il quale viene inserito uno spazzolino (cito-brush) con cui vengono prelevate cellule dal tessuto vulvare, vaginale e cervicale. Le cellule prelevate verranno poi inviate al laboratorio per l'analisi.

Nelle 24/48 ore prima dell'esame evitare i rapporti, le lavande vaginali, i farmaci per uso vaginale, gli spermicidi o i lubrificanti.
E' consigliabile eseguire l’esame lontano dai giorni di mestruazione.

L'esame non è doloroso e non ha complicanze, se non un possibile leggero sanguinamento nei giorni successivi al prelievo del campione. In caso si verificassero effetti diversi dal leggero sanguinamento è necessario riferirlo al medico.

La ricerca del DNA-HPV può essere effettuata anche su campioni di urine e di sperma, ciò è utile specialmente in presenza di disturbi urinari.

Come si interpreta il risultato

Il referto di questo esame puà essere positivo o negativo.

Esito negativo
Indica che il virus responsabile del contagio è un HPV a basso rischio tumorale e quindi non sarà necessario alcun approfondimento ulteriore.

Esito positivo
Indica che il DNA che è stato trovato nelle cellule prelevate appartiene ad un tipo di HPV potenzialmente cancerogeno (16, 18, 31, 30, 32, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 53, 56, 58, 59, 68).
Attenzione!
Ciò non indica la presenza di un tumore, ma solo la possibilità (statisticamente piuttosto bassa) che in futuro si possa sviluppare. Se il Pap test non evidenzia alcuna lesione sarà sufficiente tenere controllata la situazione ogni anno per assicurarsi che nel tempo non avvenga una trasformazione cellulare. Se il Pap test invece rileva una displasia di basso grado (L-SIL) ci si dovrà sottoporre ad ulteriori controlli ogni 6 mesi. In caso di displasia grave (H-SIL) verrà proposto l'intervento chirurgico.
E' bene sapere che anche in presenza di positività il rischio tumorale è molto basso (1% di tutte le infezioni da HPV) poiché la maggior parte delle infezioni e delle lesioni da HPV guarisce nel giro di qualche mese o qualche anno. Inoltre, laddove dovesse svilupparsi una displasia, la trasformazione verso il carcinoma sarà così lenta che si potrà intervenire in tempo con una prognosi estremamente favorevole.

 

Quando si esegue

In alcune regioni, per ovviare al problema della poca affidabilità del Pap test viene associato l'HPV-DNA test. Alcune correnti di pensiero suggeriscono di utilizzare questo test come screening al posto (o insieme) al Pap-test. La fazione opposta (alla quale mi associo) risponde evidenziandone i lati negativi: è un esame costoso e complesso, rileva solo la presenza di hpv, ma non quella di lesioni a rischio e poiché il 60% delle donne sono entrate in contatto col virus, sarebbero tantissimi gli esiti positivi e si creerebbe un inutile allarmismo generale. Ciò comporterebbe accanimento diagnostico e terapeutico, inutili colposcopie e biopsie, stress per la donna, abuso chirurgico/terapeutico su tessuti sanii e aumento delle complicanze postoperatorie.

Considerato che solo una piccolissima percentuale delle donne infette svilupperà carcinoma e che questo sviluppo sarà molto lento, si ritiene più sensato utilizzare per lo screening il semplice Pap-test che rileverebbe esclusivamente le lesioni displasiche con reale rischio di mutazione tumorale, avvalendosi del supporto della tipizzazione solo in caso di positività del Pap-test, di risultato dubbio, di lesioni (SIL) che non guariscono in 6 mesi, per capire se è coinvolto un HPV ad alto rischio (e quindi è meglio procedere con la terapia chirurgica), oppure si tratta di HPV non cancerogeni e si può quindi attendere la guarigione spontanea vigilando regolarmente sullo stato della lesione.

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Cos'è

La parola colposcopia deriva dal greco kolpos (vagina) e skopeo (osservazione). Si tratta di un' indagine diagnostica effettuata attraverso uno strumento chiamato colposcopio.

Il colposcopio è una specie di microscopio che riesce ad ingrandire l'immagine del tessuto visionato fino a 40 volte. Il colposcopio emette un fascio luminoso che penetrerà nelle zone sane mentre verrà riflesso dalle zone lesionate mettendo così in rilievo zone infette, infiammate o degenerate, displasie e tumori. 

La vulvoscopia è l'equivalente della colposcopia, ma valuta vulva e perineo ed è parte integrante della colposcopia. L'equivalente maschile è chiamato peniscopia o episcopia.

 

Come si effettua

colposcopia 1 1404127007Viene chiesto alla donna di assumere una posizione ginecologica (con le gambe flesse e divaricate). Inizialmente col colposcopio viene esaminata la mucosa ed i tessuti di vulva (vulvoscopia) e perineo. Viene quindi inserito lo speculum per allargare la cavità vaginale e, previa rimozione di secrezioni e depositi, vengono esaminate anche vagina e cervice uterina.

In seguito viene applicato acido acetico al 3-5%, che mette in rilievo le lesioni sospette. Dopo 30-60 secondi dall'applicazione di acido acetico infatti le cellule con displasia o con infezione da HPV riflettono maggiormente la luce rendendo bianca l'area in cui si trovano. Quest'area viene chiamata “acetobianca”. In questo modo si riescono ad individuare anche le lesioni sub-cliniche meno evidenti ad occhio nudo.

A livello vulvare è preferibile non utilizzare acido acetico perché questa zona è estremamente reattiva a questa sostanza a causa di infiammazioni e irritazioni locali e ciò determinerebbe un alta percentuale di falsi positivi, a cui seguirebbero allarmismi e accanimento terapeutico.

Al termine di ciò viene effettuato il test di Shiller, che consiste nella colorazione delle mucose con soluzione di Lugol (iodio odurato). Il tessuto normale si colora di mogano bruno grazie al legame tra iodio e glicogeno presente nei tessuti sani. 

L'esame di norma è indolore, non invasivo, non traumatico, non prevede anestesia, dura 10-15 minuti e può tranquillamente essere prescritto in gravidanza.

Contestualmente alla colposcopia può essere effettuata una biopsia per valutare la malignità della lesione apparsa al colposcopio. La biopsia è indicata in caso di paptest positivo a L-SIL, H-SIL, AS-CUS, ASC-H e AG-CUS.

 

Come si interpreta

Il quadro che può apparire al colposcopio dopo applicazione di acido acetico può essere:

  • epitelio bianco (un'area bianca dai margini netti)
  • mosaico (piccole aree bianche vicine separate da capillari)
  • puntato (area bianca ricca di puntini rossi che rappresentano le papille)
  • vasi atipici ( vasi sanguigni irregolari).

Dopo l'applicazione di soluzione di Lugol invece possiamo avere i seguenti quadri:

  • ANTZ 0 se il tessuto appare normale 
  • ANTZ 1 se il tessuto avrà una leggera alterazione e apparirà a puntini regolari o a mosaico regolare con zone bianche alterate a zone brune
  • ANTZ 2 se il tessuto avrà gravi alterazioni e apparirà a mosaico irregolare o a puntini irregolari

 In caso di AINTZ1 è molto probabile che la lesione scompaia spontaneamente; in presenza di AINTZ2 di solito si procede all'intervento chirurgico.

Inoltre la colposcopia può diagnosticare la presenza di condilomi ed ectopie (comunemente detta "piaghetta").

 

Quando si effettua

La colposcopia si effettua al di fuori della fase mestruale, meglio se a metà ciclo.

E' preferibile non effettuare l'esame in caso di infiammazione o infezione vaginale poichè il risultato non potrà essere affidabile.

Nella donna in menopausa può essere eseguita in qualsiasi momento.

Nelle 24 ore precedenti l'esame evitare i rapporti sessuali, l'uso di tamponi, pessari, creme o lavande vaginali.

 

Effetti collaterali

È possibile avvertire formicolio, leggero fastidio o un lieve bruciore al momento dell'applicazione dell'acido acetico o delle soluzioni iodate.

In caso di biopsia si può percepire una piccola puntura.

Dopo l'esame possono esserci perdite vaginali scure o piccole perdite di sangue che in genere si arrestano spontaneamente.

Una vaga sensazione di fastidio o bruciore può persistere anche per una settimana.

È bene invece rivolgersi al medico nel caso in cui si verificassero perdite di sangue importanti, febbre alta con brividi o forti dolori addominali.

Evitare rapporti sessuali, bagni caldi ed assorbenti interni nella settimana successiva all'eventuale biopsia.

 

 

Cos'è

cilociti 800x600 Nel 1955 George Papanicolau, un medico greco-americano, introdusse un test per la diagnosi precoce dei tumori al collo dell'utero (detto anche cervice).
Si tratta di un esame citologico, cioè di un esame che analizza le cellule prelevate dalla cervice tramite apposita spatolina e colorate specifica.

Il Pap test é in grado di rilevare la presenza dell'HPV poichè le cellule infettate da questo virus assumono un aspetto particolare, diventano cioè “coilociti”, cellule con nucleo più grande, più scuro e circondato da un alone bianco. La presenza di coilociti pone diagnosi di infezione da HPV.

Oltre alla presenza del virus, il pap test può valutare il tipo di alterazione cellulare stabilendo se c'è displasia, di quale tipo, o se addirittura si è già di fronte ad un carcinoma.

 Il Pap test non è in grado di rilevare alterazioni ovariche o vaginali.

 

Come si esegue

pap test 2Dopo che la donna avrà assunto la posizione ginecologica (gambe divaricate e flesse), viene introdotto uno speculum in vagina. Il ginecologo a questo punto lava i residui dalla cavità vaginale con acqua fisiologica, dopodichè preleva alcune cellule dal collo dell'utero.

Con una spatola, detta di Ayne, preleva le cellule presenti attorno al collo uterino, mentre con una specie di spazzolino (cytobrush) preleva le cellule presenti nel canale cevicale.

Queste cellule vengono messe su un vetrino e fissate con un apposito spray. Il vetrino viene poi inviato al laboratorio analisi che procederà alla lettura e alla compilazione del  referto.

 

Come si interpreta

Il Pap test ci offre diverse informazioni.

  • ADEGUATEZZA DEL PREPARATO
    Indica se il campione consegnato era idoneo alla valutazione.
  • CLASSIFICAZIONE GENERALE
    Indica se sono presenti o meno lesioni intraepiteliali o maligne.
  • EQUILIBRIO ORMONALE
    Il Pap-test può dare una indicazione sull'equilibrio ormonale della donna, in quanto i vari ormoni sessuali alterano in modo caratteristico le proporzioni tra le cellule che compongono i diversi strati dell'epitelio.
  • MICRORGANISMI PATOGENI
    Alcuni microrganismi provocano modificazioni cellulari tipiche, le quali permettono di rivelare la loro presenza. Le cellule infettate dall'HPV per esempio assumono un aspetto particolare, diventano cioè “coilociti”, cellule con nucleo più grande, più scuro e circondato da un alone bianco. La presenza di queste cellule coilocitiche pone diagnosi di infezione da HPV. Altri microrganismi che provocano alterazioni cellulari specifiche rilevabili col Pap Test sono: Trichomonas vaginalis, Candida, microrganismi tipici di una vaginosi batterica, Actinomiceti, Herpes simplex virus.
  • ANORMALITÀ DELLE CELLULE EPITELIALI
    Oltre alla presenza di patogeni il pap test può valutare il tipo di alterazione cellulare stabilendo se c'è displasia, di quale tipo, o se addirittura si è già di fronte ad un carcinoma. Pertanto il referto potrà evidenziare divere situazioni:

    pap test risultati

    • Tessuto normale
    • Lesioni Intraepiteliali Squamose (SIL)
      Le SIL sono alterazioni della cervice uterina reversibili e incapaci di metastatizzare; in sostanza sono alterazioni benigne. Esse si dividono in 2 grandi gruppi: L-SIL ed H-SIL.
      L-SIL (dove la L sta per Low, basso) sono le lesioni di basso grado e comprendono tutti i condilomi ed i CIN 1 (le displasie intraepiteliali cervicali lievi, che interessano 1/3 dello strato epiteliale, quindi a basso grado di malignità).
      H-SIL (dove H sta per High, alto) sono le lesioni di alto grado e comprendono tutte le CIN 2 (la displasia intraepiteliale cervicale moderata, che interessa 2/3 dell'epitelio), le CIN 3 (che comprende sia la neoplasia intraepiteliale cervicale grave, che coinvolge più dei 3/3 dell'epitelio, sia il CIS, il carcinoma in situ, che interessa tutto l'epitelio, ma senza invadere le strutture vicine).
    • Cellule dubbie
      Le cellule ASC-US (Atypical Squamosous Cells of Undetermined significance, ossia cellule squamose atipiche dal significato dubbio), sono cellule dubbie dall'aspetto non sufficiente a formulare diagnosi di SIL. Solo il 10-20% di queste ASCUS, con ulteriori accertamenti si rivevano SIL di vario grado: 5-10% delle ASCUS si rivelano displasie gravi HSIL, 10-15% displasie lievi, raramente si riscontrano carcinomi. Il restante 90-80% delle ASCUS si rivela negativo.
      Le cellule ASC-H corrispondono citologicamente alla categoria delle ASCUS, ma suggeriscono una displasia di alto grado.
      Le cellule AGUS (o AGCUS, Atypical Glandular Cell of Undetermined Significance), corrispondono alle ASCUS, ma riguardano cellule ghiandolari e non epiteliali e sono suggestive di displasie ghiandolari e adenocarcinoma endocervicale in situ (AIS).
    • Alterazioni cellulari non tumorali tipiche di infiammazioni, radiazioni, dispositivi intrauterini (spirale), presenza di cellule ghiandolari dopo isterectomia totale, atrofia delle mucose.
  • ANORMALITÀ DELLE CELLULE GHIANDOLARI:
    Oltre alle cellule epiteliali il Pap tesdt puà rilevare alterazioni delle cellule ghiandolari. In questo caso possiamo avere i sequenti risultati:
    Cellule ghiandolari atipiche (AGC) endometriali, endocervicali, ghiandolari o non altrimenti specificate (NOS: not otherwise specified);
    Cellule Ghiandolari Atipiche suggestive di neoplasia (AGC vs. neoplasia) - specificando se endocervicali, ghiandolari;
    Adenocarcinoma endocervicale in situ (AIS);
    Adenocarcinoma:endocervicale, endometriale, extrauterino o non altrimenti specificato (NOS);
    Altre neoplasie maligne;

Come comportarsi in base al risultato

Il risultato di solito è pronto dopo 2 settimane dall'effettuazione.

Se è negativo non bisognerà far nulla se non ripetere il test dopo l'intervallo di tempo indicato nel referto.

In caso di L-SIL basterà tenere sotto controllo la situazione tramite Pap test semestrale.

Se è presente infezione si procederà alla cura dell’infezione vaginale.

In caso di H-SIL, AS-CUS, ASC-H o AGUS sarà necessario approfondire la situazione effettuando una colposcopia con eventuale biopsia e tipizzazione del DNA dell'HPV coinvolto.
Se la biopsia confermerà una lesione maligna o una displasia grave che non guarisce spontaneamente nel tempo, si procederà al trattamento chirurgico.

 

Quando eseguire il test

Il ministero della Sanità italiana suggerisce il Pap test a partire dai 25 anni, per due anni consecutivi. Se negativo in tutte e due le rilevazioni, successivamente sarà sufficiente effettuarlo ogni 3 anni fino ai 64 anni, età in cui, se i pap test sono negativi, si può interrompere l'effettuazione dell'esame.

Il Pap-test può essere eseguito in qualsiasi momento del ciclo mestruale, ad esclusione della fase mestruale e nei giorni immediatamente precedenti o successivi alla mestruazione. Il momento migliore per effettuare il test è tra il decimo ed il ventesimo giorno del ciclo mestruale.

Devono essere passati almeno 24 ore dall'ultimo rapporto sessuale, almeno 2 giorni dall'applicazione vaginale di lavande, creme, ovuli, farmaci, almeno 5 giorni dalla visita ginecologica.

 

Affidabilità del test

L'elevata percentuale di falsi positivi e falsi negativi al Pap test è da imputare ad errori in fase di prelievo del campione, in fase di striscio e fissazione sul vetrino, in fase di trasporto e conservazione, in fase di lettura del vetrino al microscopio.

thin prep 800x600Per ovviare a questa alta percentuale di falsi negativi/positivi, è stato introdotto il ThinPrep. Il Thin Prep viene effettuato con una spatolina che è una via di mezzo tra spatola e citobrush) e questo consente il prelevo contemporaneo sia delle cellule attorno alla vervice, che di quelle presenti nel canale cervicale. La spatolina inoltre non viene più strisciata sul vetrino, ma inserita in un apposito contenitore con liquido di conservazione, in modo che il materiale prelevato venga raccolto totalmente e conservato senza dispersione, senza contaminazioni, senza errori di fissaggio o di conservazione.
L'analisi delle cellule viene fatta non solo col microscopio, ma anche col computer per ridurre le possibilità di errore umano.

Fino a poco tempo fa l'esame si basava sull'abilità del medico nell'esaminare le cellule prelevate al microscopio.
Da alcuni anni è disponibile un sistema di lettura computerizzato (sistema Pap-Net) che consente una maggiore precisione obiettiva. Questa nuova modalità di lettura computerizzata permette di ridurre di un terzo i falsi positivi.

Ciò nonostante il numero di risultati errati resta elevato.

In alcune regioni, per ovviare a questo problema al Pap test viene associato l'HPV-DNA test, che ricerca il DNA dell'HPV e rileva il sierotipo coinvolto.
Poiché il 50% delle donne ha avuto contatto con l'HPV, sarebbero tantissimi gli esiti positivi e ciò rischierebbe solo di incrementare l'allarmismo generalizzato e l'abuso chirurgico/terapeutico su tessuti sani. Considerato che solo una piccolissima percentuale delle donne infette svilupperà carcinoma e che questo sviluppo sarà molto lento, è molto discussa l'utilità di questo esame molto costoso come screening e si ritiene sia più sensato riservare questo esame ai soli casi dubbi e alle SIL che non guariscono in 6 mesi, per capire se è coinvolto un HPV ad alto rischio.

stick

Cosa sono gli stick per rilevare il ph vaginale

Questi stick sono strisce reattive che variano colore al contatto con le secrezioni vaginali rilevandone il ph, ossia l'acidità. Più il ph è basso e più sarà acido (tendente all'arancione/rosso), più è alto e più sarà basico/alcalino (tendente al verde/blu).
Il ph vaginale in condizioni di salute è compreso tra 3,5 e 4,5 (giallo/arancione).

Il ph vaginale è un parametro che ci indica quanto la nostra flora vaginale sia in equilibrio. Acune condizioni tra cui la menopausa e la premenopausa, le terapie antibiotiche e l'eccesiva igiene favoriscono l'innalzamento del ph rendendo l'ambiente vaginale più esposto alle infezioni.

La flora vaginale è composta da diversi microrganismi, tra i quali i più importanti sono i lattobacilli.
I lattobacilli sono batteri buoni, presenti nelle secrezioni vaginali, che competono con i microrganismi patogeni (candida, virus e batteri) tenedoli a bada e difendoci dalle infezioni.
Questi batteri prediligono un ambiente acido e proprio a questo scopo sono in grado di produrre acido lattico, che abbassa il ph rendendo l'ambiente maggiormente ospitale. 

L'aumento del ph al di sopra dei 4,5 o al di sotto dei 3,5 indica una compromissione della flora batterica vaginale e quindi un aumentato rischio di sviluppare infezioni genitali.

 

Dove acquistare gli stick vaginali

Dopo aver provato diversi stick vaginali di varie aziende produttrici riteniamo che i migliori in quanto a praticità di rilevazione, rapporto costo/qualità, effidabilità del risultato, precisione della misurazione e atraumaticità del tampone, siano i Gynocanestest, che puoi trovare in qualsiasi farmacia.

Gynocanestest tampone vaginale

I soci di Cistite.info APS hanno diritto ad uno sconto del 20% per l'acquisto di questi test sul sito della Farmacia Tili.

 

Come si usano

Effettua un bidet con sola acqua (i detergenti possono interferire coi reagenti dando un risultato falso).

Preleva il tampone rilevatore facendo attenzione a non toccare con le mani la striscia reattiva o il tampone di cotone presente sulla parte terminale.

Inserisci delicatamente il tamponcino in vagina tenendo bene aperte le grandi labbra in modo da non toccare altre zone genitali prima di essere nel canale vaginale.

Una volta in vagina ruota il tamponcino lungo la parete vaginale in modo che si impregni di secrezioni. L'acidità delle secrezioni prelevate farà cambiare il colore della cartina tornasole presente sulla punta del dispositivo.

Estrai il tampone e confronta il colore ottenuto con la scala di riferimento riportata sulla confezione.

Leggi le esperienze di chi sta utilizzando gli stick per la valutazione del ph vaginale.

 

Come si leggono

Se i lattobacilli sono quantitativamente normali il ph sarà compreso tra 3,5 e 4,5.
Se i lattobacilli sono scarsi il ph si alza e supera il 5.

Nelle vaginosi il ph di solito non supera il 6.
Nelle vaginiti il ph è più elevato del 6.
Nelle citolisi il ph può essere anche più basso del 3,5.
Nelle infezioni da candida il ph non è significativo perché può variare da 3,5 a 7.

In caso di ph elevato bisognerà ricostruire l'equilibrio perso sia per favorire la sopravvivenza e la colonizzazione dei lattobacilli, sia per prevenire l'insorgenza di infezioni vaginali. Per ripristinare l'equilibrio vaginale puoi seguire il nostro Protocollo Miriam.

 

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Nota bene

Se la striscia reattiva non cambia colore dopo il contatto con le secrezioni potrebbe voler dire che il muco vaginale era troppo scarso per impregnare sufficientemente il tamponcino. Un'altra possibilità è che il tuo ph vaginale corrisponda a quello di default della cartina tornasole, che equivale a 5.

 

Conservazione

Gli stick reattivi temono l'aria, il caldo, la luce e l'umidità, pertanto vanno conservati sempre ben chiusi nel loro contenitore e riposti in un luogo fresco (inferiore ai 30°), asciutto e lontano dai raggi del sole.

Se dovessero apparire scoloriti o se dovessero virare spontaneamente dal colore base, non utilizzarle perchè potrebbero essere scadute o essere state mal conservate e aver perso quindi la loro capacità reattiva.

 

swab test

Lo swab test è un esame non invasivo che serve per la diagnosi della vulvodinia e la vestibolodinia, una patologia caratterizzata da dolore, bruciore ed ipersensibilità a livello della vulva (la parte esterna dei genitali femminili).

Contestualmente alla visita ginecologica si effettua lo swab test: con un cotton fioc viene toccata la vulva in vari punti disposti e numerati come sul quadrante dell'orologio, per vedere se il semplice tocco leggero viene percepito come doloroso (allodinia).

swab test

Il cotton fioc deve valutare le seguenti zone: grandi labbra, solco interlabiale, perineo, prepuzio, piccole labbra (con particolare attenzione alla linea di Hart), clitoride e vestibolo vulvare.
I vestibolo vulvare è la parte più sensibile della vulva e deve essere toccato delicatamente in 7 punti: davanti e dietro l’uretra, lateralmente all’uretra in entrambi i punti, e sul vestibolo posteriore alle posizioni dell’orologio 4, 6, 8, in genere dove viene avvertito il dolore maggiore.

Per effettuare lo swab test si può utilizzare un tampone inumidito o un tampone asciutto. L'importante è che l'operatore utilizzi sempre lo stesso metodo per avere un termine di paragone rapportato sempre alla stessa modalità di rilevazione. Il dolore percepito infatti non dipenderà tanto dal fatto che il tampone sia asciutto o inumidito, quanto dalla pressione con cui il professionista andrà a toccare i vari punti vulvari. Pertanto ciò che conta è la sensibilità manuale dell'operatore acquisita con l'esperienza.

Se vengono escluse tutte le patologie che potrebbero provocare la sintomatologia simile alla vulvodinia, se il dolore dura da più di 3 mesi e lo swab test è positivo, viene posta diagnosi di vulvodinia:

  • localizzata (vestibolodinia) se il dolore provocato dallo swab test resta limitato al punto toccato e/o è presente eritema vulvare;
  • generalizzata (vulvodinia) se la mucosa vulvare appare normale e se il dolore viene avvertito al di fuori dell'area toccata.
“la diagnosi arriva con il dott.Murina....vulvodinia con cionvolgimento uretrale...(ha parlato di uretrodinia o qlcs di simile) con il mio racconto ha subito sospettato e con la visita ha dato la conferma...ha preso un tampone e me lo ha appoggiato sulla vulva e sull orifizio uretrale in cui ho maggiore fastidio dopo la minzione....ogni volta saltavo in aria dal dolore… [...]...infatti mi ha spiegato che il cervello riceve attraverso i fasci nervosi che attraversano la vulva,che sono ipersensibili con la vulvodinia,sensazioni maggiori che una donna comunemente non dovrebbe sentire....si abbassa la soglia del dolore ed io percepisco sempre tutto con dolore e bruciore.”
Drechsel 30/05/2009 (cistite.info)

Nonostante la vestibolodinia sia piuttosto frequente sono ancora pochi i professionisti che la conoscono. Il fatto che la vulvodinia sia una malattia caratterizzata dal dolore, che la causa di questo dolore sia spesso invisibile e che la Paziente non abbia nulla di clinicamente osservabile e diagnosticabile, porta il medico poco aggiornato in questo campo a ritenere il problema psicosomatico, nella testa della paziente.

Se sospetti una vulvodinia contatta uno dei professionisti consigliati dalla nostra associazione Cistite.info APS onlus.

Stick urine strisce reattive

Gli Stick urine, detti anche Strisce reattive, permettono di effettuare un primo esame delle urine a casa, risparmiando sul costo dell'esame in ospedale ed abbreviando i tempi della risposta.

Cosa sono gli Stick urine

Gli stick urine sono strisce reattive che variano colore e intensità al contatto con determinate sostanze contenute nelle urine. Esistono stick urine che prendono in considerazione un solo parametro (es: sangue, oppure ph, oppure chetoni, ecc), un solo gruppo (glucosio, sangue, chetoni e proteine), oppure fino a 11 parametri contemporaneamente: peso specifico, sangue, pH, glucosio, urobilinogeno, bilirubina, nitriti, leucociti, proteine, bilirubina, acido ascorbico, chetoni.

Gli stick urine sono strumenti utili alla diagnosi di diverse malattie. Esistono diversi tipi di stick urine in base alla patologia che si vuole monitorare.

Vai alla scheda degli stick Puroman 

 

Come si usano gli Stick urine

  • Effettua un bidet con sola acqua  poiché i detergenti possono interferire coi reagenti dando un risultato falso (leggi nel forum ulteriori informazioni su come effettuare il bidet).
  • Urina in un contenitore di plastica qualsiasi purchè pulito ed abbastanza capiente.
  • Utilizza preferibilmente l'urina del mattino perchè le urine sono più concentrate e soprattutto perchè sono rimaste in vescica a lungo ed i batteri eventualmente presenti hanno avuto il tempo sufficiente a trasformare i nitrati presenti nell'urina in nitriti (processo che richiede almeno 3 ore).
  • Preleva una sola striscia dal flacone, stando attenta a toccare solo quella che ti serve per non contaminare le altre. Anche piccole quantità di sostanze che puoi avere sulle mani potrebbero alterare il risultato.
  • Richiudi immediatamente il contenitore dopo aver estratto la striscia. L'aria e l'umidità potrebbero alterare la colorazione delle zone reattive, provocando misurazioni successive errate.
  • Immergi per 1 o 2 secondi la striscia nell'urina immediatamente dopo la raccolta facendo attenzione che tutte le zone reagenti si bagnino.
  • Estrai la striscia facendo sgocciolare lateralmente l'eccesso di urina per evitare che un agente reattivo scivoli e si mescoli con l'altro.
  • Dopo 60 secondi confronta il risultato con la scala cromatica di riferimento riportata sulla confezione.

Questo video ti può essere utile.

  

Come si leggono gli Stick urine

Confronta la tua striscia con quella di riferimento riportata sulla confezione. Più dovrai spostarti a destra per trovare il colore corrispondente al tuo e più quel valore è sballato. I valori che più interessano la cistite sono i leucociti ed i nitriti.

  • Leucociti
    Sono indice di infiammazione e non di infezione. Quindi sono presenti anche in assenza di batteri. Possono provenire dalla vescica infiammata dalle continue recidive, o da contatto con agenti irritanti, oppure possono provenire dalla vagina (per infezioni o infiammazioni locali). La presenza di leucociti indica una sofferenza della mucosa. Se assieme ai leucociti sono presenti anche nitriti questa sofferenza è dovuta ad un attacco batterico (cistite batterica). Se sono presenti solo leucociti si è probabilemnte di fronte ad una cistite non batterica. Perché i leucociti possano essere considerati positivi, il reagente deve virare molto (diventando viola). Una leggera variazione di colore non è indice di infiammazione.
  • Nitriti
    Indicano la presenza di batteri. I batteri sono in grado di trasformare i nitrati contenuti nell'urina in nitriti. La presenza di nitriti e di leucociti pone diagnosi di cistite batterica. Mentre la presenza di nitriti indica che ci sono sicuramente batteri, la loro assenza non può escludere un'infezione batterica. Ci sono infatti batteri che non trasformano i nitrati in nitriti. Inoltre una falsa assenza di nitriti nelle urine è dovuta la diluizione urinaria e la frequenza delle minzioni. I batteri hanno bisogno di tempo (3/ 4 ore) per trasformare i nitrati in nitriti e se le minzioni sono frequenti questa trasformazione non avrà sufficiente tempo per avvenire. La presenza di batteri senza leucociti indica che sono presenti batteri, ma che questi sono innocui, visto che non c'è infiammazione in atto (batteriuria asintomatica). Se comunque sono presenti sintomi la loro causa andrà ricercata in altre sedi. Valutare la possibilità che si sia affete da infezioni vaginali, vulvodinia, candida, ipertono del pavimento pelvico o neuropatia pelvica.

 

Riassumendo

Con la seguente tabella puoi ricavare il tipo di cistite di cui soffri in base alla presenza o assenza di nitriti e leucociti nelle urine.

LeucocitiNitritiTipo di cistite
X X cistite batterica
Come combatterla con il d-mannosio
X assenti cistite abatterica
Come evitare l'infiammazione della vescica
assenti X batteriuria asintomatica
probabilmente non hai sintomi e se li hai non sono dovuti a sofferenza vescicale, come curarla
assenti assenti no cistite
il problema è in altri organi;
valutare la possibilità che si soffra di infezioni vaginali, vulvodinia, candida, ipertono del pavimento pelvico, neuropatia pelvica

 

Nota bene

Variazioni di colore che si verificano solo ai bordi della zona reattiva oppure dopo più di 2 minuti sono prive di significato patologico. Infatti tutti gli stick, più passa il tempo dall'immersione nelle urine, e più modificano il loro colore a prescindere dalle sostanze contenute nel liquido in cui sono state messe.

In caso di infiammazioni o infezioni in sedi non urologiche (per esempio un'influenza) vengono escreti più leucociti del solito nelle urine.

Gli antibiotici contenenti imipenem, meropenem e acido clavulanico come principi attivi possono provocare falsi positivi.
Gli antibiotici contenenti cefalexina e gentamicina possono dare negativi.
Il test effettuato nei 3 giorni successivi a un trattamento antibiotico può dare un falso negativo.

Scopri cosa significano gli altri parametri dell'esame chimico delle urine (sangue, ph, proteine, ecc).

 

Conservazione degli Stick urine

Gli stick urine temono l'aria, il caldo, la luce e l'umidità, pertanto vanno conservate sempre ben chiuse nel loro contenitore e riposte in un luogo fresco (inferiore ai 25°), non freddo (superiore ai 2°), asciutto e lontano dai raggi del sole.

Se dovessero apparire scolorite o se dovessero virare spontaneamente dal colore base, non utilizzarle perchè potrebbero aver perso la loro capacità reattiva perché scadute o perché mal conservate.

Diffida degli stick conservati in contenitori di plastica con tappo a vite perché in base alla nostra esperienza, una volta aperta la confezione, perdono affidabilità reattiva molto prima della scadenza, al contrario degli stick contenuti in barattoli di alluminio con tappo ermetico.

 

Dove si acquistano gli Stick urine

 Per la diagnosi della cistite é necessario che i tuoi stick rilevino i leucociti ed i nitriti, quindi all’atto dell’acquisto controlla bene che siano presenti questi 2 parametri.

La nostra Associazione ha fatto produrre appositamente per i pazienti affetti da cistite ricorrente degli stick con le caratteristiche qualitative necessarie: Puroman Strisce Reattive per l'analisi delle urine.

Gli stick sono 100, rilevano 10 parametri e sono in un contenitore di alluminio con tappo ermetico, che impedisce all'aria e all'umidità di entrare nel contenitore quando è chiuso, assicurando così che gli stick non si alterino prima della data di scadenza.

esame chimico delle urine in corso

L'esame chimico delle urine è un insieme di esami di laboratorio che consente di analizzare le caratteristiche delle urine e permette di individuare o sospettare condizioni patologiche dei reni o delle vie urinarie e di diverse malattie sistemiche. L'esame delle urine è lo strumento diagnostico utilizzato in caso di cistite, insieme all'esame fisico, a quello microscopico, all'urinocoltura e all'antibiogramma.

L'esame delle urine può essere effettuato in ospedale o in casa attraverso le strisce reattive o stick delle urine che offrono un risultato immediato in caso di cistite acuta e il monitoraggio delle cistite cronica.

Come si usano gli stick Puroman per l'analisi delle urine

Impariamo insieme a leggere e interpretare i valori dell'esame chimico delle urine.

 

Nitriti

Con la dieta assumiamo una certa quantità di nitrati. Una parte viene eliminata con le urine. Alcuni batteri sono in grado di trasformare questi nitrati in nitriti. Questi batteri generalmente sono: Escherichia coli, Enterobacter, Citrobacter, Proteus, Klebsiella, Staphylococcus aureus, Aerobacter, Salmonella e qualche ceppo di Pseudomonas, Enterococco, Staphylococcus albus e Staphylococcus saprophyticus. In caso di infezione dovuta a questi batteri ci saranno quindi nitriti nelle urine. Tuttavia in caso di effettuazione del solo esame urine o dello stick casalingo, l'assenza di nitriti non può escludere la presenza di batteri in quanto alcune famiglie di questi stessi batteri potrebbero non essere in grado di produrli. Inoltre urine troppo acide o troppo alcaline o troppo ricche di acido ascorbico non permettono alla sostanza reagente di virare colore e di rilevare la reale presenza di nitriti.

L'intensità del colore non è proporzionale alla quantità di batteri presenti, tuttavia se sulla striscia appare il colore rosa uniforme è presumibile che i batteri presenti siano almeno un milione. Se il colore invece non è uniforme, la rilevazione è da considerarsi negativa.
Attenzione: i batteri hanno bisogno di stazionare nelle urine almeno 4 ore per riuscire a compiere la trasformazione nitrati/nitriti, quindi in caso di elevata frequenza minzionale il test non sarà attendibile, così come nel caso di minzione a meno di 4 ore dalla precedente.

Falsi negativi si possono avere anche in presenza di urobilinogeno ed acido ascorbico (vitamina C), o di urine ad elevato peso molecolare.
Al contrario, si potrebbero avere falsi positivi se nell'urina sono presenti pigmenti o farmaci che possono reagire positivamente con la sostanza reattiva o se le urine sono rimaste a lungo a temperatura ambiente consentendo ai batteri riprodotti di trasformare i nitrati.

Leucociti (esterasi leucocitarie)

Normali se inferiori a 10-30 uL (2-10 HPF), 10-25 /mmc in urine non sedimentate o 5-15/campo se sedimentate; in quantità superiori indicano infiammazione. Non è detto che l'infiammazione sia dovuta alla presenza di batteri. I leucociti pertanto non sono indice di sicura infezione.
Nel 50-60% delle urine vi è la presenza di batteri senza leucociti (batteriuria asintomatica). Si avrà quindi presenza di batteri nelle urine, ma senza infiammazione, cioè senza danno tissutale grazie alla buona risposta difensiva da parte dell'organismo.
Nel 6% le urine sono sterili, ma piene di leucociti (cistite abatterica). Nel caso di leucociti in assenza di batteri potremmo essere davanti ad una infiammazione urinaria da: sostanze irritanti, traumi meccanici, calcoli, cistite interstiziale, tubercolosi, infiammazione renale, microrganismi non rilevabili con le metodologie standard (Ureaplasma, clamidia, Gardnerella vaginalis).
Solo nel 35% circa sono presenti contemporaneamente leucociti e batteri ed in questo caso non vi è dubbio che si è davanti ad una reale cistite batterica sintomatica.

Potendo essere presenti leucociti anche a livello vaginale e prostatico, una contaminazione da parte di queste secrezioni non urinarie potrebbe dare un falso positivo, come pure un ph maggiore di 7, o un peso specifico maggiore di 1020.

 

PH

Il rene, insieme al polmone, è in grado di controllare l'equilibrio acido/basico del nostro organismo eliminando o trattenendo le sostanze acide in eccesso o in difetto (acido solforico, piruvico, lattico, citrico e corpi chetonici) sotto forma di sali di sodio, di potassio, di calcio, di ammonio. Al di sotto del 7 l'urina sarà considerata acida, al di sopra sarà alcalina (sinonimo di basico). Il rene produce urine che possono avere un ph che varia da 4,6 a 8 in base agli acidi che deve espellere. Il valore di ph considerato “normale” è lievemente acido: intorno al 6.

Il ph varia durante la giornata in quanto è influenzato da numerosi fattori. Aumenta infatti (diventando quindi più alcalino-basico) con: i pasti, assunzione di latte o formaggi (verificare tabella cibi alcalinizzanti), dieta vegetariana, assunzione di frutta come arance e limoni, digestione, assunzione di alcalinizzanti come il bicarbonato di sodio, o il potassio citrato, vomito, terapia diuretica, infezioni vescicali da batteri ureasi positivi quali il Proteus mirabilis, la klebsiella, lo pseudomonas, l'ureaplasma urealiticum, in grado di trasformare l'urea contenuta nell'urina in ammoniaca alcalina.

Diminuisce diventando più acido con: dieta ricca di proteine, sonno (durante il quale si espellono gli acidi), assunzione di alimenti come i mirtilli e cibi ricchi di vitamina C, diarrea, digiuno prolungato, insufficienza renale, enfisema polmonare, diabete mellito, assunzione di metionina (Acidif).

I calcoli di acido urico, ossalato di calcio e cistina sono favoriti dall'urina acida. Quelli di struvite, fosfato e di carbonato di calcio dall'urina alcalina.

Il mannosio ed alcuni antibiotici (neomicina, kanamicina, streptomicina) utilizzati nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie, sono più efficaci in presenza di urine alcaline.

 

Sangue

Può indicare ematuria, emoglobinuria, mioglobinuria. In caso di strisce reattive l'ematuria fa virare il colore in maniera non uniforme, l'emoglobinuria rende la striscia uniformemente verde.

Ematuria

E' la presenza di sangue nelle urine superiore al normale. Il limite normale varia da soggetto a soggetto, ma indicativamente è compreso tra 1-5 globuli rossi per campo (equivalenti a 500-2500 in un ml). Qualcuno pone questo limite addirittura a 10 globuli rossi per campo (5000/ml). Il risultato ottenuto va sempre valutato insieme alla diluizione delle urine. Un peso specifico basso (urine diluite) con sangue al limite normale superiore potrebbe potrebbe nascondere un'ematuria importante.

Falsi positivi possono essere dati dalla presenza di leucociti e batteri (che influiscono su alcune sostanze usate per la rilevazione), dall'umidità formatasi nel contenitore dopo refrigerazione, da sforzi fisici intensi precedenti la raccolta, dalla prolungata posizione supina, dalla presenza di sangue vaginale mestruale o non, circoncisioni recenti.

Falsi negativi dalla presenza di nitriti o acido ascorbico (che inattivano alcune sostanze reattive)

Urine rosse con sangue negativo devono far pensare ad un'infezione da Serratia marcescens, o alla presenza di pigmenti ed urati, o all'assunzione di alimenti come rabarbaro, barbabietole, paprica, more, anilina (un colorante sintetico) o farmaci come i lassativi (fenoftaleina e cascara), gli analgesici, la fenazopiridina, gli antibatterici sulfamidici e nitrofurantoina, gli antiipertensivi (metildopa), ansiolitici (fenotiazine), antiepilettici (fenintoina).

Le cause dell'ematuria possono essere: prerenali (emofilia, trombocitopenia, terapie anticoagulanti, anemia, patologie della coagulazione), renali ( glomerulonefriti acute e croniche, tumori, malformazioni, pielonefrite, calcoli, traumi), postrenali (infezioni delle vie urinarie e respiratorie, esposizione professionale a solventi chimici, tumori vescicali, calcoli vescicali o uretrali, cateterismi, polipi, condilomi uretrali, stenosi uretrale, ipertrofia prostatica, cistite da ciclofosfamide o da radiazioni).

L'ematuria può essere microscopica (microematuria) se non si vede ad occhio nudo e macroscopica (macroematuria) se è invece visibile. La macroematuria può avere un colore che varia dal rosa tipo carne lavata, al rosso, al marrone tipo marsala, può contenere coaguli tondi o filiformi. Se i coaguli sono grossi il sangue proviene dalla vescica, se filiformi dalle alte vie urinarie. Nell'uomo l'urina viene raccolta in 3 contenitori diversi per valutarne la provenienza: il primo getto in un bicchiere, quello intermedio in un altro e il terzo dopo massaggio prostatico. Se il sangue è solo nel primo il problema ha provenienza uretrale, se è solo nel terzo ha provenienza prostatica, se è presente in tutti e 3 i contenitori proviene dalle alte vie urinarie o dalla vescica.

Un'ematuria transitoria (micro o macro) non è in genere indice di una patologia grave. Solo se continua (3 esami urine consecutivi positivi al sangue) merita approfondimenti diagnostici.

L'eccesso di acido acorbico nelle urine (troppa vitamina C) può dare falsi positivi.

 

Emoglobinuria

L'emoglobina è la molecola responsabile del trasporto dell'ossigeno in circolo. Ogni globulo rosso contiene svariati milioni di queste molecole. Normalmente non sono presenti nelle urine. Ci arrivano solo in caso di rottura (lisi) del globulo rosso con conseguente fuoriuscita di emoglobina, che verrà eliminata dall'organismo attraverso le urine, che diventano scure. La differenza tra ematuria ed emoglobinuria è che nella prima le urine contengono globuli rossi interi, nella seconda solo l'emoglobina dei globuli rossi.

Può essere provocata da malattie infettive, intossicazioni, favismo, emoglobinuria parossistica notturna, calcoli e cisti urinarie, disidratazione, infarto renale, trasfusioni di sangue di gruppo incompatibile, ustioni estese, anemia emolitica, malaria, setticemia, o semplicemente da una corsa intensa (che provoca traumi che rompono i globuli rossi facendone fuoriuscire l'emoglobina)
Mioglobinuria. La mioglobina è una proteina muscolare che trasporta in esso l'ossigeno. Dopo uno sforzo intenso la mioglobina viene espulsa attraverso le urine sotto forma di pigmento rosso. E' tipica infatti di militari, marciatori, maratoneti, e sportivi sottoposti ad esercizi anaerobi, sebbene subentri anche nei tossicodipendenti, negli alcolisti, nelle persone che hanno subito percosse, nei post operati ai vasi sanguigni, in caso di gravi infiammazioni muscolari o infezioni virali o batteriche (influenza A e B, Herpes, Epstein Barr, Coxsackie, Clostridium), sindromi da schiacciamento, infarto cardiaco, crisi epilettiche, folgorazioni con corrente elettrica, crampi muscolari, punture di vespe, intossicazione da monossido di carbonio, assunzione di barbiturici, anfetamine, narcotici, eroina ed oppio . E' di solito preceduta da dolore, gonfiore e debolezza muscolare ed è accentuata dal caldo. Sparisce in genere dopo 3-5 giorni. I reagenti di laboratorio non riescono a distinguere la mioglobina dall'emoglobina. La mioglobina è altamente tossica per i reni.

 

Proteine

Il rene normalmente trattiene le proteine più grosse ed importanti per l'organismo, lasciando passare solo quelle più piccole: proteine dei gruppi sanguigni, albumina, globuline, proteoglicani, enzimi, ormoni. Nelle urine, oltre alle proteine del sangue, arrivano altre proteine direttamente dal tessuto renale e dalle vie urinarie inferiori: proteina di Tamm-Horsfall, anticorpi, enzimi, ecc. Nel momento in cui viene danneggiato, il rene perde la sua capacità di filtro, lasciando che le proteine abbandonino il circolo sanguigno e si riversino in vescica. Pertanto se ad ulteriori accertamenti le proteine rilevate saranno quelle del circolo sanguigno è probabile che ci sia un danno renale, se sono quelle delle vie urinarie inferiori, il rene non è presumibilmente coinvolto.

La valutazione delle proteine urinarie è più affidabile se effettuata su un campione di urine raccolte e conservate nello stesso contenitore nell'arco di una giornata intera. Saranno normali se non superano i 20 mg per ogni decilitro di urina. Fino a 30 mg viene considerata una presenza in tracce. Da 30 ad oltre i 2000 viene considerata positiva e segnalata con una serie di + (+ 30mg, ++100mg, +++300mg, ++++2000mg o più).

L'analisi rileva solo la presenza di almeno 30mg di un tipo di proteine: l'albumina. Non riesce a rilevare pertanto, ne' le proteine più piccole, ne' quantità minori di proteine. Pertanto se in una settimana dovessero comparire 30mg su 3 campioni diversi (con peso specifico minore di 1015, o 100mg su 3 campioni con peso specifico maggiore di 1015, è consigliato approfondire l'analisi delle proteine. Per la ricerca delle proteine totali bisognerà fare esami più specifici e solo attraverso questi sarà possibile valutare il tipo di proteina presente nell'urina, la sua origine e la gravità dell'eventuale danno.

Al di sotto dei 200mg viene definita microalbuminuria, al di sopra dei 200 macroalbuminuria, se supera i 2000 proteinuria conclamata.
Falsi positivi possono essere dati da: ph molto alcalino (superiore a 8), assunzione di penicilline, aspirina, ipoglicemizzanti, presenza di sangue, pus e batteri nelle urine, contaminazione urinaria da antisettici e detergenti che contengono sali di ammonio quaternario o clorexidina, presenza di cellule nel sedimento, esercizio fisico intenso.

Falsi negativi in caso di: forte diluizione delle urine, elevata acidità, alte concentrazioni di sali, presenza di proteine diverse dall'albumina (che non vengono rilevate coi metodi tradizionali) o di proteine piccole e non rilevabili.

Un aumento persistente dell'albumina si ha in condizioni patologiche come l'infiammazione e l'insufficienza renale, l'anemia, l'avvelenamento da arsenico, bismuto e mercurio, la gotta, la gravidanza, il mieloma, l'ipertensione, lo scompenso cardiaco. Un aumento transitorio delle proteine è invece tipico delle patologie non renali quali: la febbre, lo scompenso cardiaco, l'esposizione al freddo o al caldo eccessivi, stress, attività fisica intensa. Un aumento delle proteine più piccole può essere dovuto a patologie in cui c'è un aumento di esse nel sangue (quindi senza danno renale: infarto cardiaco, leucemia, mieloma, mioglobinuria, emoglobinuria, pancreatite. Neoplasie, calcoli e infezioni delle basse vie urinarie possono aumentare le proteine a causa della distruzione dei tessuti e dell'immissione di sangue non renale nelle urine.

La presenza di proteine nelle urine non solo rappresentano un sintomo, ma anche la causa del successivo danno renale in quanto tossiche per questo organo.

 

Acido ascorbico

Indica semplicemente quanta vitamina C è presente nelle urine. Non è quindi un dato patologico, ma viene rilevato perché una sua presenza eccessiva potrebbe alterare alcuni parametri come il ph (rendendolo più acido), il glucosio (falsi negativi), il sangue (falsi positivi), i nitriti (falsi negativi).

L'acido ascorbico aumenta nelle urine se si assumono integratori a base di vitamina C o alimenti ricchi di questa vitamina (limoni, arance, broccoletti, ecc.)

 

Bilirubina

E' un pigmento giallo-rosso presente nella bile (la secrezione del fegato), prodotto in seguito alla normale distruzione dei globuli rossi del sangue. Una parte di questo pigmento dal fegato passa all'intestino, dove la flora batterica lo trasforma in urobilinogeno (per la precisione stercobilina responsabile del tipico colore marrone delle feci) ed in questa forma viene eliminato; un'altra parte minima passa invece ai reni nella sua forma originaria. Il valore normale di bilirubina nelle urine è di 0,02mg/dl. Aumenta in caso di danno epatico (epatite, chiusura dei dotti biliari, calcoli, cirrosi, sostanze e farmaci tossici per il fegato come arsenico, piombo e fosforo), anemia, tumore del pancreas, febbre gialla, freddo intenso, talassemia. In questi casi aumenta la produzione di bilirubina, che non riesce a passare tutta nelle feci e viene eliminata in dosi maggiori anche con le urine, che assumeranno un colore simile al marsala e con schiuma gialla se agitate nel contenitore.

Falsi negativi. La bilirubina si altera con l'esposizione alla luce e all'aria, quindi potrebbe non risultare in campioni di urina lasciati a lungo fuori dal contenitore. Acido urico, acido ascorbico e nitriti possono nascondere la presenza di bilirubina.

Falsi positivi si possono avere in caso di ristagno di feci e quindi di stercobilina in eccesso ritornata in circolo.

 

Urobilinogeno

La bilirubina viene trasformata in urobilinogeno nell'intestino. Il 50% di questo urobilinogeno viene riassorbito dalle pareti intestinali, rimesso in circolo per poi ritornare al fegato e poi ancora all'intestino. In questo percorso una piccola parte fisiologica di urobilinogeno viene secreta anche dal rene ritrovandosi nelle urine (0,5-2,5 mg per dl).

L'urobilinogeno aumenta in caso di anemia, malaria, epatite, cirrosi, tumori ed intossicazioni epatiche, insufficienza cardiaca. In questi casi le urine appaiono gialle-marroni, ma non presentano schiuma dopo agitazione del contenitore. Diminuisce in caso di calcoli della colecisti, infezioni gravi, tumori, terapie antibiotiche protratte per eliminazione della flora batterica.

I nitriti nelle urine possono dare falsi negativi. Alcuni farmaci possono dare falsi positivi (fenazopiridina, Azo-Gantrinsin, carbapenem). La maggiore produzione di urobilinogeno avviene dopo i pasti.

 

Glucosio

E' uno zucchero normalmente presente nelle urine. Quando supera la quantità normale (30 mg per decilitro) viene rilevato dall'analisi. Questa presenza superiore alla norma si chiama glicosuria. Di solito è in rapporto alla presenza di glucosio nel sangue (glicemia): maggiore è la glicemia e maggiore sarà la glicosuria. Il glucosio aumenta in caso di diabete mellito, acromegalia, Cushing, ipertiroidismo, feocromocitoma, patologie del pancreas, tumori ed emorrragie cerebrali, fibrosi cistica, asfissia, ustioni estese, insufficienza epatica, infarto cardiaco, infezioni, fratture, intossicazione da piombo, deficit di riassorbimento renale, assunzione di contraccettivi orali, cortisone e diuretici. Ma può aumentare fisiologicamente in caso di pasti molto abbondanti, stress motivi, gravidanza.

Attenzione: falsi negativi possono essere dati dalla presenza nelle urine di chetoni, acido ascorbico, salicilati, L dopa, elevati Pesi specifici. Falsi positivi sono causati da sostanze ossidanti usate per la pulizia dei contenitori della raccolta come candeggina ed acqua ossigenata.

 

Chetoni

Normalmente presenti nelle urine, vengono indicati solo se superano le normali quantità. I chetoni sono: acido acetoacetico, acetone e acido beta idrossibutirrico. I chetoni sono il prodotto di scarto dell'utilizzo in eccesso di grassi da parte dell'organismo come fonte energetica. Ciò avviene quando vengono a mancare zuccheri e carboidrati, fonte energetica primaria. In loro assenza l'organismo comincia a “bruciare” le riserve di grasso producendo i chetoni. Essendo acidi, i chetoni abbasseranno il ph sia del sangue che delle urine creando una condizione di acidosi metabolica. Pertanto i chetoni si accompagneranno sempre ad un ph molto basso.

L'aumento di chetoni può essere dovuto a diabete, vomito e diarrea (soprattutto nei bambini), febbre, gravidanza, digiuno prolungato, freddo, esercizio fisico intenso, stress, diete con ridotto apporto di carboidrati e zuccheri, assunzione massiccia di alcool, epatite.

Attenzione ai falsi negativi dati dall'evaporazione di questi acidi molto volatili se l'urina resta esposta a lungo all'aria, dalle infezioni batteriche urinarie (i batteri consumano i chetoni dando urine alcaline quando in realtà arrivano molto acide in vescica), dalla presenza di acidosi lattica (dovuta a diabete, insufficienza renale, malattie del fegato, infezioni, alcool, malattie metaboliche), che non permette di rilevare tutti i chetoni. Inoltre la chetonuria può nascondere il glucosio nelle urine.

 

Peso specifico

Il peso specifico (PS) indica la concentrazione o diluizione delle urine, cioè il rapporto che c'è tra il suo volume ed il suo peso. Più l'urina è pesante e più vuol dire che contiene elementi eliminati dal rene (che sono più pesanti dell'acqua). Meno sostanze ci sono e più l'urina è diluita, leggera e simile all'acqua. Il peso specifico varia durante la giornata da 1.003 a 1.030 (normostenuria) in base ai liquidi assunti, ai pasti, all'attività fisica, al riposo. Al mattino le urine hanno sempre un peso maggiore rispetto al resto della giornata. Il peso specifico aumenta (ovvero le urine sono più concentrate) in caso di: scarsa introduzione di liquidi, abbondante sudorazione, febbre, vomito, diarrea, disidratazione, diabete mellito, insufficienza cardiaca, disfunzioni della secrezione dell'ormone antidiuretico, proteinuria, patologie del surrene, diabete, infezione renale, ostruzione delle vie urinarie, assunzione di diuretici (in questi ultimi casi il PS supera i 1029 e si ha una situazione di iperstenuria). Diminuisce al di sotto dei 1003 (ovvero le urine risultano diluite dando luogo ad ipostenuria) in caso di: introduzione massiccia di liquidi, diabete insipido, flebo endovena, temperatura corporea molto bassa, scarsa capacità renale di concentrare le urine, sofferenza renale. Un PS fisso a 1010 senza alterazioni nel corso della giornata è sintomo di un grave danno renale.

Attenzione: l'acidità tende a dare un PS falsamente alto, l'alcalinità fa l'opposto non consentendo così di avere una reale indicazione della concentrazione urinaria. Quindi se scopri di avere un peso specifico molto basso, prima di preoccuparti prova a controllare anche il ph: se è molto alcalino probabilmente il tuo reale PS è più alto rispetto a quello indicato. Lo stesso se hai un PS molto alto con ph molto acido. Anche le proteine tendono ad aumentare falsamente il PS.

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