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I calcoli sono formazioni molto dure somiglianti a sassolini più o meno grandi.

Le formazioni più piccole, simili più alla sabbia, vengono chiamate renella.

Calcoli e renella si formano a partire dai cristalli, ossia da agglomerati di sali (ossalato di calcio nel 70% dei casi, acido urico nel 10%, struvite nel 10%, cistina nel 2% ed altri sali nel restante 8%). Questi cristalli tendono ad aggregarsi formando calcoli o renella in presenza di condizioni favorenti: scarsa idratazione, diminuzione dei componenti urinari che inibiscono la cristallizzazione, aumentata secrezione dei sali che li comporranno, alterazione del ph urinario.

 

I sintomi dei calcoli renali

L'entità del danno e dei relativi sintomi è proporzionale alle dimensioni del calcolo e alla sua collocazione. Cristalli e renella, trascinati col flusso urinario graffiano la parete vescicale e la mucosa uretrale, provocando dolore e difficoltà di svuotamento. I calcoli invece non provocano sintomi finché non aumentano eccessivamente di dimensione o cominciano a spostarsi danneggiando le mucose che incontrano lungo il loro percorso o occludendo il percorso stesso.
Se il calcolo ostruisce il normale deflusso dell'urina a livello uretrale subentra ristagno vescicale (con conseguente cistite), dolore, difficoltà di svuotamento, frequenza, minzione intermittente, ematuria, sgocciolamento uretrale e uretrocele (dilatazione dell'uretra).
Se il calcolo è posizionato nel tessuto renale in caso di ostruzione l'urina non riuscirebbe a passare e si accumulerebbe nei calici renali (quegli imbuti nei quali si raccoglie l'urina prima di passare negli ureteri) provocandone la dilatazione eccessiva (idronefrosi) e quindi coliche renali, caratterizzate da dolore acuto, tipo crampo, in zona lombare o nel basso ventre, che può estendersi agli inguini o stimolare nausea e vomito. La comparsa di febbre è generalmente segno di complicazione infettiva (pielonefrite).

 

I calcoli e la cistite

Calcoli e renella rappresentano causa e conseguenza della cistite. Ciò è dovuto sia al fatto che un tessuto lesionato dai graffi è più soggetto alle infezioni, sia al ristagno urinario dovuto all'ostruzione da calcolo (o parti di esso) fermo nell'uretra. Oltre a ciò va considerato che in caso di litiasi (calcolosi) i batteri responsabili dell'infezione sono molto difficili da debellare perché trovano nel calcolo un rifugio perfetto. Il calcolo infatti è privo di vasi sanguigni, pertanto gli antibiotici, i macrofagi, gli anticorpi e tutte le nostre cellule immunitarie (tutti trasportati dal sangue) non riescono a raggiungere i batteri annidati al suo interno. Il calcolo quindi si trasforma in serbatoio batterico ed allo stesso tempo in bunker protettivo per questi germi, che continuano a riprodursi indisturbati e ad infettare ciclicamente.

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Gli stessi residui organici prodotti dall'infezione si accumulano sul calcolo incrementandone ulteriormente la dimensione. Ciò porta ad una maggiore occlusione, a maggior ristagno e all'instaurarsi del circolo vizioso, che fino a che non verranno rimossi i calcoli, eliminata la renella e ridotti i cristalli, difficilmente avrà termine.

Non è raro tuttavia che la sintomatologia provocata dalla presenza di cristalli, renella o piccoli calcoli venga scambiata per cistite, anche in assenza di batteri.

Come affrontare la cistite acuta

 

La diagnosi

Per non confondere calcoli con cistite basterebbe analizzare il sedimento urinario con un semplice esame urine da cui emergerebbe cristalluria, ossia la presenza di cristalli nelle urine. La cristalluria, oltre ad essere responsabile di una sintomatologia simil cistite, è un buon indicatore della presenza di calcoli o renella, o del rischio di svilupparli in futuro. Un'urinocoltura negativa con un analisi del sedimento positiva ai cristalli dovrebbe sempre far sospettare una tendenza alla formazione dei calcoli.

I calcoli possono essere individuati tramite: ecografia addominale, radiografia, urografia con mezzo di contrasto, tac.

Come interpretare l'esame urina

 

La cura dei calcoli

E' ormai radicata nell'immaginario collettivo (sia popolare che sanitario) che la miglior terapia per espellere i calcoli sia l'idratazione massiccia con acqua oligominerale o minimamente mineralizzata per non sovraccaricare l'organismo di sali minerali e che per prevenirne la formazione siano necessarie una dieta povera di calcio e l'acidificazione urinaria.

Niente di più errato!

Gli studi più recenti hanno dimostrato che le vecchie linee guida sbagliavano e sono state sostituite con le seguenti:

  1. niente idratazione massiccia in caso di colica renale (approfondimento)
  2. acque e diete povere di calcio non servono a ridurre o prevenire la calcolosi. Molto più efficace una dieta che limiti proteine, sale e ossalati (approfondimento)
  3. calcio, fitati (elementi contenuti nelle farine e nei cereali integrali) magnesio, zinco e potassio prevengono la formazione dei calcoli (approfondimento)
  4. la vitamina C favorisce la formazione di calcoli di ossalati (approfondimento)
  5. l'assunzione di citrati risulta essere un validissimo aiuto nella lotta alla calcolosi (approfondimento)
  6. l'acidificazione urinaria favorisce la formazione di calcoli, l'alcalinizzazione la ostacola (tranne in rari casi) (approfondimento).

Nel caso in cui tutti questi provvedimenti non fossero sufficienti ad espellere il calcolo, si ricorrerà alla litotrissia (onde d'urto che frantumano il calcolo rendendolo più facilmente eliminabile), all'ureteroscopia (l'endoscopio, passando dall'uretra risale in vescica, negli ureteri e nei reni, raggiunge il calcolo, lo frantuma e lo asporta), o al trattamento percutaneo (l'endoscopio raggiunge il calcolo entrando da un foro nella cute).

 

Approfondimento linee guida terapeutiche

  1.  La colica renale avviene perché il calcolo ostruisce i condotti renali; la pressione a monte aumenta, dilata queste vie e provoca dolore. Secondo il Dr P. Piana (responsabile del Centro Calcolosi Urinaria dell'A.S. Città della Salute e della Scienza di Torino) un aumento di acqua non può che peggiorare la sintomatologia anziché bloccarla, mentre antinfiammatori e miorilassanti sarebbero molto più efficaci nel facilitare il passaggio del calcolo e la sua espulsione. L'idratazione massiccia quindi pare sia consigliabile soprattutto a livello preventivo più che terapeutico. Importante tuttavia diluire  l'assunzione dei liquidi in maniera omogenea durante la giornata. Bere molto in breve tempo infatti dilaterebbe i calici pielici a monte del calcolo provocando idronefrosi e dolore renale. Un apporto limitato, ma costante durante tutta la giornata invece consente un lavaggio renale senza sovraccarico.

  2.  Si è notato che le acque dure (ricche di calcio) paradossalmente prevengono la formazione di calcoli di calcio. Loris Borghi della clinica universitaria di Parma ha dimostrato attraverso uno studio su 120 pazienti che la somministrazione di una dieta senza restrizioni di calcio, ma con limitato apporto di sale (sodio), ossalati e proteine animali, riduce la formazione di calcoli molto più di una dieta che limita il calcio. Infatti il calcio legato agli ossalati non riesce a passare la parete intestinale, quindi non entra in circolo e viene eliminato con le feci. Se manca calcio invece, l'ossalato verrà tutto assorbito, entrerà nel circolo sanguigno e raggiungerà i reni, dove formerà cristalli, precursori dei calcoli.
    Il sodio invece entra in competizione col calcio. Succede quindi che a livello renale (dove buona parte dei sali minerali che arrivano vengono di nuovo riassorbiti e reimmessi in circolo), il tubulo renale (la parte del rene che “decide” quale minerale riassorbire), predilige il sodio lasciando nei reni il solo calcio come rifiuto da eliminare insieme ai liquidi in eccesso. Ossalati e calcio si incontrano dando origine alla formazione di calcoli di ossalato di calcio.

  3.  Per quanto appena spiegato, un supplemento di calcio ai pasti si è visto che riduce la presenza di ossalati nelle urine e quindi la formazione di calcoli. Lo stesso si ottiene con un supplemento di magnesio, potassio, zinco e fitati.

  4. La vitamina C (acido ascorbico), oltre ad acidificare le urine, è un precursore diretto dell'acido ossalico, che precipitando forma ossalati. Secondo uno studio effettuato presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, l'assunzione di alte dosi (circa 1 g al giorno) di acido ascorbico (vitamina C) raddoppia il rischio di sviluppare calcoli renali di ossalato. Sono state somministrate 20 vitamine diverse a 48.850 uomini per 11 anni per valutarne l'influenza sulla formazione di calcoli. Nel corso di questi 11 anni di studio si sono verificati 436 nuovi casi di nefrolitiasi (calcoli renali), la maggior parte dei quali nei pazienti trattati con acido ascorbico (rischio doppio rispetto a chi aveva assunto altre vitamine, che invece si sono rivelate ininfluenti nella formazione di calcoli).

  5.  Il citrato è un potente inibitore dei calcoli. Numerosi studi indicano che i pazienti con nefrolitiasi hanno un basso livello di citrati nelle urine (ipocitraturia). Il citrato infatti inibisce (in ambiente alcalino) l'aggregazione dei sali precursori dei calcoli: fosfati, ossalati, calcio, acido urico, ecc. I citrati inibiscono sia la prima fase di formazione del nucleo del calcolo, sia la fase successiva di crescita per progressiva apposizione di altri sali. Inoltre facilita l'eliminazione dei frammenti residui di calcoli dopo litotrissia (la disgregazione del calcolo fatta con onde d'urto).
    I citrati svolgono un ruolo importante anche nella prostatite cronica: l'alcalinizzazione del secreto prostatico ottenuta coi citrati, favorirebbe la diffusione dell'antibiotico nell'acino prostatico.
    I citrati possono essere assunti anche per dare sollievo ai bruciori associati ad infiammazioni delle vie urinarie.

  6.  La formazione della maggior parte dei calcoli è agevolata da un ph acido. L'acidità infatti, riduce sia la quantità di citrati nelle urine, che l'efficacia della proteina di Tamm Horsfall, altro potente inibitore dei calcoli, facilitando così l'aggregazione di cristalli di acido urico, ossalato di calcio, urati amorfi (di calcio, magnesio, sodio e potassio), cistina, leucina, tirosina, colesterolo, bilirubina, xantina.
    La stessa proteina di Tamm Horsfall (pTH) però in ambiente acido tende ad aggregarsi contribuendo a formare calcoli e riducendo la sua superficie di adesione ai batteri (perdendo quindi anche la sua funzione antibatterica). L'ambiente alcalino invece aumenta la produzione renale di pTH, che restano non aggregati. Si è anche visto che più acido sialico contengono le pTH e meno provocano aggregazione di ossalati di calcio. Importante quindi non solo la quantità di queste proteine presenti, ma anche il ph della soluzione in cui sono e la quantità di acido sialico in esse presente.
    Tra gli alcalinizzanti utili a prevenire la cristallizzazione vi sono l'economicissimo bicarbonato di sodio o i classici alcalinizzanti da banco. Estremamente utile è l'utilizzo di alcalinizzanti contenenti sali minerali in forma citrata, come per esempio il magnesio citrato.

      Non sempre però l'alcalinizzazione previene i calcoli. Esistono infatti calcoli che si formano in ambiente alcalino. E' il caso dei calcoli di struvite, fosfato amorfo, carbonato di calcio, fosfato di calcio, urato acido di ammonio, solfato di calcio. I batteri detti ureasi positivi (Proteus, Pseudomonas, Staphylococcus saprophyticus Providencia, Morganella) in grado di trasformare in ammoniaca l'urea contenuta nell'urina. Quest'ultima è molto alcalina ed innalza il ph urinario a oltre 7,5. L'alcalinizzazione eccessiva rende meno solubili i fosfati, il magnesio e l'ammonio, che invece di sciogliersi si accumulano aggregandosi in cristalli, che a loro volta formeranno calcoli di struvite. Solo in questi casi è quindi prevista l'acidificazione urinaria per ostacolare la formazione di cristalli e calcoli. Per acidificare è possibile utilizzare integratori specifici a base di metionina (Acidif) ed erba spaccapietra.
    Importante quindi conoscere la composizione del calcolo o dei cristalli per poter intraprendere una terapia idonea alla loro disgregazione e alla loro prevenzione.

 

Testimonianze

“avevo dieci anni. Avendo degli episodi ricorrenti, la mia pediatra sospettò la presenza di calcoli renali (data la familiarità, infatti ne soffro)”
La storia di Scrat 03/09/2011 (Forum cistite.info)
“Pensa che anch'io avevo sospettato di avere della renella, infatti a mia sorella anni fa dopo ripetute cistiti le fu diagnosticata”
Intervento di Viviana 14/03/ 2012 (Forum cistite.info)
“Sono affetta principalmente da due tipi di cistite diversi.
Il primo, con cui ho idea che dovrò convivere per sempre, mi colpisce quando i miei poveri reni iniziano a produrre renella. La sabbiolina irrita la vescica e così divento intrattabile come la maionese con troppo olio.
Il secondo, appare poco dopo aver sentito dolore nei rapporti sessuali. Non parlo di dolore da far urlare, basta anche che senta un pochino di male (mille fattori, eh: posizione strana, poca lubrificazione, durata del rapporto troppo lunga..) ed è fatta.
In questi giorni sono cortese come un camionista a cui hanno fregato l’autoradio.
Facendo l’urinocultura, le colonie di batteri appaiono solo nel secondo caso”
La storia di Relm 10/01/2012 (Forum cistite.info)

Bibliografia

  1. “Disturbi ostruttivi minzionali nella donna candidata al trapianto renale, ruolo dell'infermiere dedicato” Lombardi, Ceratti, Morellini, Cornella, Barbè, Kocjancic, Frea, Stratta, dal Giornale di tecniche nefrologiche & dialitiche, anno XVII n°1, Wichtig editore, 2005
  2. “Il trattamento farmacologico” P. Di Benedetto, C. Delneri, R. Gottardo, A. Zampa, L. G. Iona. Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli” Istituto di Medicina Fisica e Riabilitazione Dipartimento di Medicina Riabilitativa Udine
  3. “Fistole” P. Cervone da www.bambinineldeserto.org
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  5. http://medicinasalute.com/curare/malattia/diverticoli-vescicali/
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  10. “Un anno di letteratura urologica sulla calcolosi urinaria” S. Micali, M.C. Sighinolfi, G. Pini, N. Ferrari, M. Rivalta, S. De Stefani, G. Bianchi, Clinica Urologica Università di Modena e Reggio Emilia, Wichtig Editore 2009
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  12. “Linea Guida per la calcolosi delle vie urinarie” AA. VV. auro.it, Associazione Urologi Italiani, 9a auroline 2007
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  16. “La gestione del catetere vescicale” tratto da L'infermiere, notiziario di aggiornamento professionale, n° 2 Dicembre 2012
  17. “Il cateterismo vescicale. Procedure, indicazioni, linee guida, per poter eseguire la manovra in sicurezza” G. Bon, L. Urbani, pubblicato su InfermieriOnline il 29.09.04 dietro autorizzazione del Responsabile Ufficio Infezioni Ospedaliere dell'Azienda per i Servizi Sanitari N° 2 – Gorizia
  18. “Gestione del catetere vescicale”, Informazioni dalla letteratura scientifica per una buona pratica infermieristica, Dossier InFad – anno 2, n. 22, luglio 2007
  19. “Manuale di Chirurgia Generale (2 voll.)” G. Fegiz, D. Marrano, U. Ruberti , Piccin 1996
  20. “Anatomia patologica clinica” M. Raso, ed. Piccin 1980
  21. “La tubercolosi polmonare.” A. Blasi, In: “Trattato di Patologia Medica e Terapia” Bufano M. (ed.) F. Vallardi Ed., Milano, 1979

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