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La sindrome da congestione pelvica (PCS) è una sindrome causata da un blocco della circolazione saguigna a livello pelvico (varicocele pelvico). La conseguenza sarà un dolore pelvico recidivante accompagnato da sintomi simili alla cistite e all'endometriosi, con le quali spesso questa patologia viene confusa.

 

 

Sintomi

La sindrome da congestione pelvica è una sindrome caratterizzata da dolore pelvico recidivante di varia intensità, peso addominale, irritabilità vescicale, urgenza minzionale, gonfiore addominale, irradiazione del dolore anche a livello lombo-sacrale, alle natiche e alle cosce, flusso mestruale anomalo, perdite vaginali atipiche, dispareunia (dolore ai rapporti), stipsi, dolori mestruali.

I sintomi aumentano con la mestruazione e nel periodo premestruale, con l'affaticamento, il rapporto sessuale e la gravidanza, a fine giornata e con la stazione eretta. Questi disturbi tendono a scomparire con l'avanzare dell'età e con la menopausa.

Per ragioni anatomiche il varicocele si forma più frequentemente a sinistra provocando dolori soprattutto in questa zona. Più raramente può essere invece bilaterale coinvolgendo tutta la zona pelvica.
Statisticamente si calcola che il 15% delle donne in età fertile abbia un varicolece pelvico di entità diverse e molte di queste donne non hanno sintomi.Tra tutte le donne che soffrono di dolore pelvico cronico si calcola che nel 30% il varicocele pelvico è la causa unica di questi dolori, nel 15%, ill varicocele è associato ad altre patologie pelviche che giustificano tali dolori.

 

Le cause

La causa di PCS nel 90% dei casi è il varicocele pelvico (o insufficienza venosa pelvica), cioè un allargamento della vena ovarica, in cui il sangue viene “bloccato” (congestionato).

Normalmente il sangue nelle vene viene spinto da numerose valvole verso il cuore, dove verrà pompato nei polmoni per essere ossigenato. Da qui ripartirà per un nuovo "giro" attraverso le arterie che portano il sangue ricco di ossigeno ai vari organi.

Per spiegare meglio cosa avviene in caso di varicocele paragonerò il circolo sanguigno alle strade di una grande città (le vene), regolate dai semafori (le valvole). Queste strade portano le macchine (il sangue) verso il centro (il cuore). Se un semaforo smette di funzionare le macchine cominciano ad accumularsi sempre di più a questo incrocio provocando un traffico che non a caso viene definito “congestionato”. Le macchine cominceranno a prendere vie collaterali per sfuggire all'ingorgo, ma col tempo anche queste strade si intaseranno provocando disguidi in tutta la zona della città a monte del guasto.

In caso di varicocele le valvole presenti nella vena malata non funzionano, il sangue fatica a tornare al cuore, si ferma in questo punto della vena accumulandosi e dilatandola sempre di più. Il nuovo sangue in arrivo quindi tenderà ad andare dove le vie sono più libere provocando però congestione anche in queste zone vicine. L'accumulo di sangue in queste zone provoca l'aumento della pressione sulle pareti venose, la loro distensione eccessiva (tipo palloncino gonfiato), l'aumento del loro diametro e lo stiramento delle cellule che le compongono. Tutto ciò comporta dolore pelvico cronico e spesso anche sofferenza degli organi pelvici (utero, vescica, retto, vagina), dell'ano, della vulva e degli arti inferiori. Infatti il varicocele pelvico spesso è responsabile di emorroidi, vulvodinia e vene varicose alle gambe, alla vulva e al perineo.

Ma qual è la causa di questo varicocele pelvico? Esso può essere causato da malformazioni genetiche delle valvole nelle vene ovariche, da squilibri ormonali, da ovaio policistico, o da alterazioni anatomiche ed ormonali in seguito alla gravidanza (infatti maggiore è il numero di gravidanze e maggiore è il rischio di varicocele pelvico ovarico). Anche un ipertono della muscolatura pelvica, andando a schiacciare le vene che passano nel pavimento pelvico, può provocare varicocele.

 

La diagnosi

Purtroppo prima di arrivare alla diagnosi di PCS da varicocele pelvico le donne che ne soffrono vengono curate come affette da cistite, infezioni vaginali, endometriosi, psicosomatizzazione. Questo non fa che aggravare la malattia, la sintomatologia e lo stress subito.

La diagnosi strumentale viene fatta utilizzando l'eco-color-doppler vaginale e pelvico e l'angio-risonanza magnetica.

 

La terapia

La terapia è esclusivamente chirurgica e consiste nel bloccare l'afflusso di sangue in questa vena, in modo che il flusso venga deviato su altre vene più funzionanti..
L'intervento può essere eseguito tagliando l'addome (molto invasivo, con maggiori rischi e con lunghi periodi di ripresa, non più eseguito se non in rari casi particolari), con laparoscopia (si entra nella cavità pelvica attraverso piccoli fori sulla cute, in anestesia generale), o con scleroembolizzazione retrograda (tecnica mini invasiva effettuata in anestesia locale ed in day hospital, che consiste nell'introddurre un cateterino nella vena femorale a livello inguinale che da qui risalirà fino alla vena ovarica congestionata in cui verrà iniettata una sostanza sclerotizzante, cioè che occluderà la vena difettosa impedendo la congestione sanguigna).

Sebbene poco frequenti, ci possono essere recidive di varicocele pelvico dopo l'intervento. Inoltre bisogna segnalare che purtroppo non sempre la risoluzione del varicocele pelvico rimuove la sintomatologia dolorosa laddove ci siano altre patologie pelviche concomitanti responsabili dei sintomi (contrattura pelvica, vulvodinia, neuropatia).

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