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La chirurgia per la cura della cistite interstiziale è l'ultima strategia terapeutica che viene presa in considerazione tra le diverse opzioni a disposizione.

Diverse sono le tecniche chirurgiche.

  • Asportazione parziale della vescica (cistectomia parziale) con conservazione del trigono e degli orifizi. Una volta asportato tutto il tessuto danneggiato viene sostituito con tessuto prelevato dall'intestino. I risultati a lungo termine di questa cistectomia parziale in pazienti con BPS/CI rivelano la scomparsa del dolore, l’incremento della capacità vescicale da 150 ml a 500 ml e la diminuzione sensibile della frequenza diurna. Tuttavia la cicatrice nel punto di congiungimento tra i tessuti originali e quelli intestinali rappresenta una zona che può provocare gli stessi sintomi per i quali è stato fatto l'intervento. Inoltre la nuova vescica piena di cicatrici può essere maggiormente esposta ad infezioni batteriche. Può anche perdere l'elasticità e quindi provocare incontinenza o grave ritenzione di urina con necessità di cateterizzazione intermittente.
  • Asportazione della vescica (cistectomia): molto rara, consiste nel togliere la vescica e collegare gli ureteri (i due canali che collegano la vescica a i due reni) con l'esterno attraverso 2 fori (urostomie) fatti sull'addome o sulla schiena, da cui uscirà l'urina proveniente dai reni. L'urina finirà in due sacchetti attaccati alla cute proprio attorno alle due stomie. Il sacchetto può anche essere interno al Paziente e bisognerà provvedere allo svuotamento regolare attraverso un catetere. Ciò evita la presenza costante di sacchetti esterni e le lesioni sulla cute causate sia dal collante del sacchetto, sia dal contatto con l'urina acida. La cistostomia (il sacchetto esterno) aumenta il rischio di infezioni renali in quanto l'uretere resta direttamente a contatto con l'ambiente esterno senza i filtri rappresentati da uretra e vescica, venendo meno i meccanismi antireflusso vescicali.

La chirurgia viene considerata solo in caso di insuccesso delle terapie meno invasive in quanto gli svantaggi sono molti:

  • il risultato è imprevedibile
  • gli effetti indesiderati a breve e lungo termine della chirurgia vescicale sono molteplici: ritenzione urinaria, ostruzione intestinale, malassorbimento e compromissione della funzionalità renale
  • l'intervento prevede settimane o addirittura mesi di recupero
  • ci possono essere recidive del problema dopo l'intervento
  • nel 25% dei casi, nonostante la rimozione della vescica, il dolore resta invariato. Ciò può voler dire che il problema era neurogeno, muscolare o comunque di natura non vescicale
  • l'intervento è irreversibile.

Per questo la chirurgia deve essere l'ultima scelta, limitata ai soli pazienti con BPS/CI all'ultimo stadio, con numerose ulcere di Hunner, vescica contratta e fibrotica e con bassissima capacità, per i quali i benefici risultino superiori agli ipotetici rischi chirurgici.

“Se posso dare coraggio a qualcuno sono contenta, mi sono iscritta infatti per condividere, per essere aiutata ma anche, nel mio piccolo, per aiutare. Quando poi vi ho visto così tanto più giovani di me, mi sono sentita "quasi mamma". Non scoraggiatevi mai, anche se i momenti duri sono tanti, anche se noi spesso siamo in piedi solo per volontà. Io l'ho accettata, è importante, ma questo non vuole dire rassegnarsi, vuole dire confrontarsi con la CI ogni giorno, lei non ha pietà ma la vita non è finita finchè c'è.”
31stAB12 , 26/08/2015 (cistite.info)
“l'Interstiziale ha vinto tante battaglie ma non ancora la guerra ed io combatto ancora.”
31stAB12 , 12/08/2015 (cistite.info)

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