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studio la stoffa del dolore

Il 2025 ha visto la conclusione di un progetto di sensibilizzazione sul dolore pelvico e vulvare, iniziato nel 2023 e supportato dal team di Cistite.Info APS.

 

 

 L'introduzione

Il progetto “Dalla Ricerca all’Azione – il contributo dell’antropologia alla visibilizzazione delle patologie vulvari e pelviche” nasce con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sul dolore pelvico e vulvare, tematiche spesso invisibilizzate e marginalizzate nel dibattito pubblico e medico.

Avviato nel 2023 e conclusosi nel 2025. La ricerca ha invitato le partecipanti a trasporre sulla stoffa aspetti chiave delle loro esperienze di dolore vulvare, il cui reclutamento è stato supportato da Cistite.Info APS, da oltre 10 anni il punto di riferimento in Italia per la salute uro-genitale femminile. Contribuendo a realizzare, il grande evento, la mostra scientifico-artistica intitolata “Il Dolore Vulvare. Arte. Scienza. Conoscenza”, curata dall’antropologa medica Federica Manfredi con la supervisione scientifica della professoressa Raffaella Ferrero Camoletto.

L'inaugurazione della mostra si è tenuta il 23 febbraio 2024 presso il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino, grazie anche al coinvolgimento attivo del comitato organizzativo studentesco, di cui fanno parte le autrici di questo resoconto: Ele Cattaneo, Carola Morando, Giulia Pirovano, Gloria Pisacane, Maria Scetta, Federica Manfredi. 

 

Descrizione del progetto

Al centro dell’iniziativa vi è la mostra itinerante che, tra febbraio 2024 e agosto 2025, ha viaggiato per diversi luoghi, proponendo un'esperienza sensoriale e partecipativa per raccontare il dolore vulvare attraverso arte, scienza e attivismo.

Cuore della mostra sono stati i manufatti in tessuto realizzati durante il progetto etnografico “La stoffa del dolore” (2023), in cui le partecipanti, reclutate con il supporto di Cistite.Info APS, hanno trasposto esperienze personali di dolore cronico. Le creazioni, ricche di significati simbolici, sono state donate all'antropologa Federica Manfredi per divenire oggetti di memoria collettiva e strumenti di resistenza pubblica. Il percorso espositivo è stato arricchito da installazioni multisensoriali e opere di artiste professioniste, come Sofia Rampanelli (designer) e Lucia Bessone (artigiana della ceramica), oltre a una serie di workshop interattivi gratuiti.

Due tavole rotonde hanno accompagnato l’inaugurazione, creando un dialogo tra i saperi istituzionali (biomedici, accademici) e i saperi incorporati (quelli derivanti dall’esperienza diretta del dolore). Sono intervenuti professionisti e professioniste della salute, antropologhe, psicologhe, attiviste e rappresentanti di associazioni di pazienti.

La giornata si è conclusa con la proiezione del documentario “Our Body Burns” di Angela Tullio Cataldo, introdotto dall’antropologo visuale Francesco Dragone.

 

Risultato del progetto

La ricerca ha restituito un’immagine complessa e sfaccettata dell’esperienza del dolore vulvare, sottolineando la distanza tra i vissuti delle pazienti e il riconoscimento istituzionale del loro dolore.

L’approccio etnografico ha permesso di raccogliere testimonianze dirette, dando spazio ai vissuti corporei e alla conoscenza maturata nel corpo: un sapere spesso ignorato dalla medicina ufficiale. La mostra ha quindi rappresentato un atto di resistenza e un’opportunità per rendere pubblici questi saperi.

Il blog creato per il progetto ha ampliato la portata della disseminazione offrendo contenuti accessibili, workshop virtuali e strumenti audio per visitatori con difficoltà visive. In una sola settimana, il sito ha registrato oltre 2800 visualizzazioni. Inoltre, una versione virtuale permanente della mostra è ora disponibile presso la galleria digitale GliAcrobati

 

Conclusioni

Il progetto ha dimostrato la forza trasformativa dell’incontro tra arte, scienza e attivismo nella costruzione di spazi di ascolto e riconoscimento del dolore vulvare.

L’utilizzo della ricerca antropologica come strumento per dare visibilità a condizioni spesso ignorate ha favorito un dialogo interdisciplinare e intersezionale sulla salute sessuale. L’esperienza ha messo in luce la necessità di includere i saperi delle persone che vivono il dolore nella costruzione di politiche sanitarie e culturali più giuste e inclusive.

Infine, la dimensione partecipativa e l’impegno del comitato studentesco, anche nella cura della pagina Instagram ha permesso di costruire una comunità informata, consapevole e attiva, ponendo le basi per un cambiamento culturale che parte dai corpi e dalle esperienze vissute.

 

Visualizza l'intero studio cliccando sull'immagine:

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