da Giulietta54 » gio set 10, 2020 11:17 am
Riprenderò il mio racconto là dove l'ho interrotto. Avendo avuto, per misteriosi motivi, quella terribile cistite da bambina, quando da ragazza mi si ripresenta, mi accorgo subito che il disturbo è lo stesso, manca solo il pus nell'urina. Per il resto, c'è lo stesso spasmodico tenesmo, il peso al basso ventre, il dolore, il bruciore, la frustrazione per quelle minzioni di cui avverto la continua esigenza e l'inutilità, visto che consistono in poche gocce di urina; il freddo, quando c'è, rende ancora più intollerabile il tutto, il tentare di stare al caldo non mi guarisce, non mi allevia in modo rilevante, ma senz'altro è la condizione, direi, più adatta in cui stare a soffrire. Da ragazza non ho pensato ad un collegamento tra cistite e intestino. In realtà non sono mai stata bene di pancia: anche se non andavo quasi mai di corpo tutti i giorni, per lo più, in apparenza, non ne risentivo; ma quando capitava che la stipsi diventasse ostinata, allora portava tutto il suo sgradevole corredo di gonfiore, dolenzìa, pesantezza, nervosismo. Sicuramente non bevevo molto ed essendo sia pigra, sia ossessivamente igienista, procrastinavo di urinare. Non sapevo che la stipsi e queste mie abitudini facilitavano le cistiti. Tutta la mia attenzione, invece, andò su un'evidenza che mi balzò subito agli occhi: le mie erano solo ed esclusivamente cistiti da luna di miele, come confermò il medico di famiglia; mi prescrisse l'antibiotico, mi raccomandò di urinare con puntualità, in particolare prima e dopo il rapporto, mi ricordò alcune norme igieniche che giá da sola seguivo, e mi consolò dicendomi che a breve le mie cistiti sarebbero passate. Non passarono per niente: anzi, mi rovinarono la vita. Ma andiamo per ordine. Inutile dire che, dopo un rapporto, vivevo in uno stato di penosa attesa per uno, due giorni (più in là, da sposata, sarei arrivata anche ai tre giorni, persino a quattro, più raramente). Quando il ''mostro'' colpiva, si manifestava con un subdolo bisogno di urinare: lo definisco <<subdolo>> perché, lì per lì, urinavo pure bene! Ma la pipì aveva un odore particolare, che non saprei descrivervi, e spesso era torbida. Mezz'ora dopo, ero puntualmente rannicchiata da qualche parte con tutti i sintomi in atto. Quindi, al contrario di quanto scrivono molte di voi, l'odore dell'urina è stato sempre per me un segnale inequivocabile, insieme alla memoria di un rapporto avvenuto in uno dei giorni precedenti. Inizialmente risolvevo il tutto con l'Urovalidin, che tenevo già in casa per poterlo assumere immediatamente. Poi presi l'abitudine di conservare le urine, ingollare l'antibiotico, far fare il giorno dopo un esame urine con antibiogramma: il mio fedele compagno di una vita si rivelò da subito l'escherichia coli. Risultava sensibile a molti antibiotici, dunque in apparenza non c'era problema sulla scelta del farmaco per debellarlo. Il guaio era però il successivo incontro amoroso. Poteva andarmi liscia una, due volte, ma alla terza ero di nuovo nei guai. E qui mi venne l'idea di prendere un antibiotico prima dell'incontro. In effetti le cose migliorarono di parecchio. Ma avevo dubbi sulla bontà dell'operazione. Perciò incominciai a rivolgermi a medici, in quell'epoca ginecologi, sperando di avere da loro soluzioni meno piratesche di quella a cui ero addivenuta io. Niente di importante, che io ricordi, saltò fuori da quelle visite; indimenticabile, però, fu
il luminare che mi definì <<un caso folckloristico>>, tutto divertito quando gli parlai della mia eterna luna di miele; qualcuno mi trattò sottilmente da isterica(non ultima mia cugina, psichiatra, che poi si ricredette), e stavo pure per caderci, ma gli antibiogrammi che puntualmente mi segnalavano potenti cariche batteriche di escherichia mi spinsero alla ribellione, almeno su quel versante; e soprattutto uno di questi specialisti mi disse, circa l'antibiotico ''prima'':<< Noi medici prescriviamo un antibiotico ai pazienti, prima di manovre pesanti o di un intervento. Visto che lei così si mette al sicuro, perché no?>>. E così, con la sua benedizione, approdai ad una medicalizzazione della mia vita sessuale. E se dimenticavo di prendere l'antibiotico ''prima'' o se tentavo di non prenderlo, poteva accadere che mi venisse una cistite. Questo mi capitò con tutti i miei partner. Vita non particolarmente promiscua, ma neppure monacale. Pillola come contraccettivo. Con il trucco dell'antibiotico, passai più di quindici anni accettabilmente. Ma le cose sarebbero precipitate dopo il matrimonio, avvenuto nel 1988. Prima di affrontare l'ultima e più penosa parte della mia storia, vorrei rispondere ai vostri quesiti sul pavimento pelvico. A questo aspetto ho prestato poca attenzione razionale; se ripenso alle mie disavventure da bambina, però, ora ho il sospetto che esse dipendessero almeno in parte dal mio sentirmi sopraffatta da impulsi che mi venivano dalle pelvi, impulsi di cui mi sentivo colpevole e che non sapevo gestire adeguatamente. Probabilmente allora percepivo più che bene quella muscolatura. Ma poi mi sono per certi versi impegnata a non sentirla.Perciò, ora, percepisco la muscolatura pelvica? Tenderei a dire di sì, ma forse non benissimo e soprattutto credo di non saperla usare a mio vantaggio. Ho sempre infilato Tampax, anche da vergine, senza difficoltà, sostenuto accettabilmente (non ora!!) visite ginecologiche; il mio primo rapporto(a diciannove anni, cioè nel lontano 1973) non è stato doljoroso più di tanto. Ma è stato deludente. A quei tempi ero lubrificata, certo, però non saprei dire se lo fossi a sufficienza. E soprattutto allora, come sempre, il momento della penetrazione era critico, perché lievemente dolente. Pensavo che ciò fosse normale, un ostacolo da superare, dopo il quale non provavo più dolore ( ma neanche arrivavo ad un orgasmo: restavo a metà strada, in uno stato di eccitazione che non cresceva più di tanto ). Altro particolare che ho sempre considerato normale, ma che, leggendovi, ho scoperto non lo è; dopo il rapporto si manifestava un leggero fastidio, che credevo fosse parte inevitabile del tutto: ero come pesta, avvertivo uno sgradevole bruciorino, specie a contatto con acqua e pipì, all'incirca per 12/24 ore. Ho letto i vostri scritti sulla vestibolite e la vulvodinia: non saprei dire se questi disturbi possano riguardarmi. Certamente nessuno degli specialisti con cui sono entrata in contatto mi ha sensibilizzato con decisione in proposito, né ha affrontato le mie cistiti con quell'approccio complessivo di cui voi parlate e che, vedo, ora è sostenuto da parecchi medici. Quindi, ad esempio, non si è indagata più di tanto la mia vita sessuale. Per ora non ho eseguito gli esercizi, le manovre e gli automassaggi che consigliate, sia perché sono confusa nell'autovalutare la mia situazione pelvica, sia perché mi sento un po' goffa su pratiche che non sarei certa di condurre bene. Quanto ai disturbi vaginali di cui ho sofferto in passato, ricordo di aver avuto una sola volta(dopo un incontro occasionale) una brutta infezione da cocchi; mi è stata senz'altro diagnosticata alcune volte la candida, ma, a meno che essa non se ne stia in vagina senza sintomi, non direi di esserne stata tormentata. Vi dico subito che non faccio una visita ginecologica da parecchio, forse un sei-otto anni, quindi neanche tamponi e pap-test. Mi pare di ricordare che in quell'ultima, lontana visita, non mi siano stati riscontrati particolari disturbi, se non una secchezza vaginale dipendente dall'età. No, non ho mai usato tamponi per controllare la situazione vaginale. Quanto alle bacchette per l'urina, eccome se le ho usate, invece! E qui riprendo a raccontare la mia storia. Dopo il matrimonio, nel giro di qualche anno le cose si aggravano. Credo che ciò sia dipeso da un intensificarsi della vita sessuale. Facciamola breve: ad un certo punto, scopro con orrore che l'antibiotico ''prima'' non mi salva dalla cistite ''dopo''. L'escherichia si mangia allegramente quell'unico antibiotico. Mi rivolgo al reparto di urologia di uno degli ospedali della mia città in cui tanto per iniziare mi si prescrivono 2 litri d'acqua al giorno; quindi mi si accerta una chlamydia, che può causare le mie cistiti. Per motivi che non sto a spiegare, credo di averla presa, e poi trasmessa a mio marito, da quel mio precedente partner occasionale che mi aveva regalato pure i cocchi. Io e mio marito veniamo sottoposti ad una cura da cavallo (per almeno un mese) di Minocin, un antibiotico- scopro leggendo il bugiardino- che si usa anche...contro la peste bubbonica. Finita la cura, la chlamydia è debellata, ma la cistite no. Come mi sento tra un episodio e l'altro? Se l'antibiotico funziona, e in genere funziona, già alla seconda pastiglia meglio. A fine cura (da un minimo di 5-6 a un massimo di 10 gg) in apparenza sto bene. Passato il tempo opportuno dai cicli di antibiotici, mi vengono prescritti alcuni ABG di controllo: puliti, negativi. Ma alla ripresa dei rapporti sono alle solite. Decido anche di fare un tentativo di testa mia davanti all' ennesima cistite: non prendo l'antibiotico; passo 20 gg a bere come un cammello, aiutandomi con disinfettanti, Soluzione Schoum, Cistalgan, ovviamente stando lontana 20 km da mio marito! Nulla di niente: quella resta lì. Una delle esperienze più brutte di tutta questa storia. Sconfitta, alla fine ricorro all'antibiotico che ormai è diventaTa la ciprofloxacina ad alti dosaggi. E basta un po' di sesso, perché mi ritrovi a contorcermi. A quel punto gli urologi mi rivoltano come un guanto. Mi sottopongono ad ogni tipo di analisi e tortura. Sto andando a memoria, quindi non vorrei sbagliare: rx alla vescica, all'uretra(anche, te la raccomando, durante la minzione), cistografia, ecografie, esami endoscopici, esami urine per escludere tumori, flussometrie, esami urodinamici...Risultato: ho un ristagno dell'urina a causa di una stenosi del collo della vescica. Il ristagno faciliterebbe le cistiti. In effetti, mi accorgo che, se spingo, a minzione conclusa, esce un altro piccolo fiotto di urina e gli urologi aggiungono che non riesco comunque ad espellerla tutta; sino ad allora non ci avevo fatto caso più di tanto, perché, comunque, quando facevo la pipì obbedendo allo stimolo, mi sentivo ''a posto''; se invece ignoravo lo stimolo e rimandavo di urinare, allora avvertivo un senso di peso, che mi pareva però normale, l'ovvia conseguenza della mia trascuratezza. Stenosi del collo della vescica...Ora mi ronzano in testa i vostri discorsi sul pavimento pelvico. Ma gli urologi mi proposero, e io accettai, una tomia del collo della vescica per via endoscopica, in anestesia totale, con breve soggiorno in ospedale. In quel modo non ci sarebbe stato più ristagno. E senza il ristagno, sarebbero finite le cistiti!! Ma quando mi furono consentiti i primi rapporti, le cistiti puntualmente mi ritornarono. E per di più la tomia mi portò uno sgradito regalo: per uno starnuto improvviso, un vigoroso colpo di tosse...mi scappava un po' di pipì, disturbo che con l'età è peggiorato, anche se è relativamente contenuto. Le cistiti da escherichia continuavano ad essere certificate da antibiogrammi con elevata carica batterica. Unica differenza: le cistiti erano meno dolorose. Non una passeggiata, sia ben chiaro, perché erano molto molto fastidiose, ma almeno non pazzesche. Però. Però non ne potevo ormai più: cosí il ''vantaggio'' che era entrato dalla porta, se ne usciva dalla finestra. Stavo dando davvero i numeri.Vivevo in uno stato di ansia perpetua, mi pareva quasi che qualcuno, qualcosa mi volesse punire. Non sopportavo, non accettavo che quello che avrebbe dovuto essere uno dei momenti appaganti dell'esistenza mia e di mio marito fosse per entrambi causa di angoscia e malessere: per lui mentale, per me pure fisico. Entrai in depressione, dovetti prendere ansiolitici e anti depressivi. Fu necessario, gioco forza, distanziare di parecchio i rapporti, dunque rendere sempre più irreggimentato ciò che avrebbe dovuto essere libero e istintivo. Chiedevo spiegazioni ai medici: ma come? Non si sarebbe dovuto risolvere tutto? E qui ne salta fuori un'altra: avevo una mega-vescica, non ricordo neanche più se come dono di natura o no. Inclinerei per una vescica i cui muscoli detrusori erano stati sfiancati forse dalla stenosi. E quindi, purtroppo, nonostante la tomia, il ristagno permaneva, certificato dalle analisi del caso. La mia mega-vescica
era così interessante (folckloristica?) che mi fu chiesto il permesso di mostrarne l'rx in non so che congresso. Mi si consigliò di acidificare le urine con integratori a base di mirtilli e frutti rossi. Fu anche in questa fase che mi si propose una rieducazione della muscolatura pelvica: avrei dovuto fare varie sedute in cui, tramite l'introduzione nell'ano di non so che stimolatore, avrei potuto migliorare la mia situazione. La dottoressa che me ne parlò mi disse che ciò sarebbe pure andato a beneficio del piacere durante i rapporti. Ma tutto il suo discorso fu vago, la sua proposta non fu calda, convincente, anzi. L'idea di finire con qualcosa nel sedere, continuando magari ad avere poi cistiti e difficoltà orgasmiche(con mio marito minori, ma il piacere per me è sempre stato una faccenda complicata), mi parve il massimo dello schifo: e così lasciai perdere qualcosa che, visti i vostri discorsi sulla muscolatura pelvica, chissà?, forse mi avrebbe aiutato. Con la collaborazione dell'istituto di microbiologia mi fu preparato un vaccino contro l'escherichia: inefficace. Nel mentre, avendo visto in urologia le strisce per il controllo delle urine, me le ero comprate e passavo il tempo a controllare la pipì, ossessivamente, specie al mattino o nei giorni successivi a un rapporto. Se vedevo nitriti, segno di escherichia, incominciavo a sudare. Notavo, anche in assenza di infezione e di rapporti, una certa presenza di emazie. A peggiorare la situazione, si aggiunse il desiderio di avere un figlio, che avevo iniziato a ''cercare'', dapprima senza troppo impegno, tra i 36 e i 38 anni, ma i sistemi naturali non avevano avuto alcun risultato. Vissi quell'esperinza anche con la preoccupazione che l'ampio uso di antibiotici da me.fatto sino ad allora potesse avere ripercussioni negative sull'eventuale feto. E se poi fossi rimasta incinta e in quelle condizioni mi fossero venute cistiti? Ricorremmo a varie fecondazioni artificiali, ma l'embrione non attecchiva: mi arresi a 43 anni e la depressione fece un bel salto in avanti. Certo, l'età giocò senz'altro a mio sfavore, ma quanto pesarono sulla mia infertilità il mio stato mentale e le cure antibiotiche continue? L' ultimo farmaco con cui ebbi a che fare fu il Mandelamine 1000 (= metenamina mandelato). Mi ritrovo ora una vecchia ricetta del '94 (allora avevo 40 anni) con questa prescrizione: per 2 mesi, 1 cps da 1g x 2 v. al dì. Dovevo far arrivare il Mandelamine da Chiasso o dalla Città del Vaticano, perché non era in commercio in Italia. Non ricordo bene come sia andata: probabilmente durante i due mesi bene, poi no. So che continuai per parecchio a procurarmi il Mandelamine. Ma ero sempre più stanca e sfiduciata. Lascio perdere i contatti con due omeopati: totalmente inutili. Alla fine trovai una sorta di labilissimo equilibrio fatto di sesso blindato, distanziato, di assunzioni selvagge(cioè non certo a cicli) di Mandelamine, prima e dopo il rapporto, con gli immancabili integratori ai frutti rossi; il tutto accompagnato da grandi bevute d'acqua . Da tempo capitava anche che tentassimo di stare insieme evitando l'atto completo: ma, purtroppo, non riuscivamo a tener fede ai nostri propositi quanto sarebbe stato necessario Perciò, poco da fare, vivevamo molto male. Fu così che proposi a mio marito un break: la mia idea era di dar tregua ad un'infiammazione a cui nulla e nessuno era riuscito a tener testa. Il punto è che il break è diventato definitivo. Ho scritto moltissimo, dunque ora non racconterò come ci siamo infognati in una situazione simile. Ma dati i presupposti, non è neanche difficile immaginare com'è che da tanto tempo ormai ci troviamo così incartati. Nonostante sia anziana, mi manca molto l'intimità con l'uomo che è stato ed è, nonostante le difficoltà, l'amore della mia vita. Non so neanche se lui, a questo punto, sarebbe interessato ad un riavvicinamento. Però mi apre nuovi orizzonti(anche se ho paura dell'ennesima disillusione) il leggere le vostre notizie sul mannosio, che nessuno mi aveva mai nominato, o sull'importanza della flora batterica vaginale e intestinale. Sono colpita dai discorsi sulla muscolatura pelvica. E soprattutto, dopo oltre quarant'anni in cui mi sono sentita una specie di mezzo matta, provo un grande senso di sollievo nel rendermi conto che non ero, non sono un caso folckloristico. A 48 anni ho avuto l'ultima mestruazione. Non ho fatto alcun trattamento sostitutivo durante la menopausa, anche perché probabilmente ne ho sottovalutato gli effetti; non avendo avuto caldane, ho prestato poca attenzione alle difficoltà circa il sonno, ai disturbi dell'umore, ad un ingrassamento di circa 25 kg, a un cambiamento della mia situazione intestinale, aggravata anche da un'intolleranza al lattosio di cui sono diventata consapevole tardi e che sta peggiorando con gli anni; così, da stitica che ero, sono diventata colitica. Prendo fermenti lattici, ed enzimi per il lattosio, ma mi capita di andare di corpo parecchie volte al giorno, talvolta di avere crampi e diarrea; più di rado sono lievemente stitica. E dimenticavo un dettaglio: per quanto non abbia nessuna vita sessuale, una cistite all'anno di solito me la faccio, in genere in concomitanza con disturbi intestinali estivi. No, non faccio ABG: tanto so più che bene la faccenda. Tutta la mia storia mi ha portato a evitare medici, a non fare né controlli, né esami. So che tutto ciò è pericoloso e sbagliato, ma mi trovo in questa condizione. Per quanto riguarda la vagina, l'età e la mancanza di sesso, mi hanno fatto precipitare in una condizione simile alla verginità: l'ultima visita ginecologica mi ha fatto proprio male, perciò ho pure paura di rifarla. So di essere stata lunghissima e forse dispersiva, ma non sono riuscita a raccontarvi la mia storia che così. Sono contenta, essendo giunta sino a voi, di aver scoperto che le nostre vicende sono molto più comuni di quel che pensassi. Inutile negarlo, accarezzo il sogno mi arrivi tramite voi e i vostri specialisti la dritta che aspetto da una vita!.