
ehehe patrina, so esattamente quello che intendi ed è fantastico il tuo intervento, considerazioni finali con il botto!

mi piace!

mica è fesso il cervello delle persone consapevoli

consapevole di quanto hai detto sul trasferimento del sintomo

, da un bel po' mi rivolgo a strumenti dove la mente abbia meno dominio possibile, dove il logos sia una volta tanto in ombra, come la danza, la scrittura libera, il movimento, i pastrocchi con i colori, a cose e tipi di pensiero che sento mi toccano nel ventre, nelle emozioni, come Julia Cameron, Jodorowski, o Osho, la meditazione, l'auto-ipnosi (meglio dell'ipnosi, tanto io credo solo a me, e la mia voce mi piace e mi rilassa, rilassa anche gli altri, dicono, con l'auto-ipnosi ci ho risolto pure il bruxismo e altri problemini, perché non ci risolvo la diarrea? perché ho ancora terrore di togliermi il sintomo, ho paura di non saper ancora dove far convogliare una tale potenza, e che potenza sia, credo sia energia creativa fermata). Ho provato la bioenergetica (Lowen) perché serviva per far parlare il corpo, ma ho trovato che le arti marziali fanno molto di più e meglio, e la danza del ventre, o qualsiasi tipo di danza che ti permetta di esprimere una parte in ombra della tua personalità. Anche il walking è una forma di guarigione potente, la corsa (per chi ci riesce, io no) è una metafora incredibile di liberazione e auto affermazione).
Ora c'è da vivere sì, quando riesci a dire: ok uccidetemi pure, fatemi morire di questo sintomo, di questa paura, di questa emozione, ma io questa cosa la faccio comunque, perché è ciò che io voglio fare. Ed io sto ritrovando proprio la motivazione a vivere, perché ad un certo punto mi sono sentita senza senso, ed andare a lavorare in posti che odiavo facendo lavori che odiavo non era una motivazione sufficiente. L'amore poteva esserlo, ma non l'ho ritrovato se non in una persona veramente nomade, con la quale ero pronta a partire per vivere tra Roma e Parigi e per tutto il mondo, ma non mi ha corrisposta fino all'ultimo, perché la paura di entrambi ha prevalso.
Purtroppo è grazie alla mano dell'uomo che io riesco a prendere fiducia, forse perché è papà che mi ha tolto le rotelle alla bici, io le rotelle non le volevo, in 10 minuti sono passata da due rotelle, a una rotella ad andare senza e c'era lui che diceva ok. Quelle rotelle mi rallentavano, ed una sola rotella mi faceva stare obliqua, meglio senza. Papà è geloso dei maschi, ma mamma ha proprio paura di vivere, lei le rotelle me le avrebbe messe con il cappottino e la maglia di lana, ha provato ad avere meno paura della vita ma non ce l'ha fatta, la vita le ha fatto più paura. Adesso i miei viaggiano, sono sereni, hanno superato la depressione, sono tranquilli in genere (a parte momenti umani di scazzo, ma quelli sono normali), ed ora io mi chiedo se avevo bisogno di questa autorizzazione a godere, perché loro erano seriamente contro la mia vitalità, il mio modo di vivere, il mio bisogno di ballare, viaggiare, mangiare, ma allo stesso tempo era ciò che loro invidiavano (=desideravano reprimendolo) più di ogni cosa. Un po' ho rabbia, perché non ce l'ho fatta a non attendere che loro mi riaprissero la strada, avrei dovuto farcela da sola, va beh basta che sia, come sia, la mia famiglia ha dovuto passare attraverso una 'lunga oscura notte dell'anima', è finita. Ho meditato per 20 anni su di me, e questo ha fatto bene a tutti. Loro si sono liberati grazie anche al mio lavoro, la loro voglia di vivere che gli è tornata è anche la mia. Il dolore è finito. Sono in tempo.
Un libro sulle cellule, un lavoro sul dolore fisico che sto provando:
Fermarmi ad ascoltare le sensazioni del dolore per me è di una difficoltà incredibile, la prima volta che l'ho fatto sono scoppiata in lacrime e sono corsa a parlare con mio padre per raccontargli metà della mia vita, talmente era potente la sensazione di non potermi più tenere dentro tanto male. E' servito.
Grazie per il confronto con te Patri,
