Ho 27 anni e scrivo dalla provincia di Bari. La mia storia non è travagliata come molte di quelle che ho letto qui sul forum negli ultimi mesi, tuttavia è già da un po' che non sto bene e ho deciso di prendere in mano la situazione.
I miei problemi sono cominciati nell’estate 2010, nella quale ho avuto le mie prime tre cistiti (una al mese), curate con Monuril.
All'epoca la cosa non mi ha allarmata più di tanto, però da quel lontano 2010 ho avuto puntualmente tre episodi di cistite all'anno. Col passare degli anni non più solo in estate, ma anche in primavera o, come mi è successo l'anno scorso, a fine inverno. Inizialmente l'avevo imputata al caldo e ai relativi colpi di freddo causati dall'aria condizionata, poi ai rapporti troppo focosi, poi al non bere abbastanza (anche se raramente scendo sotto 1,5 litri di acqua al giorno) e all'irregolarità intestinale. Effettivamente questi sono dei fattori che spesso individuo quando l'attacco arriva, però solo alla fine dell'anno scorso ho cominciato a pensare che potesse esserci dell'altro.
Non ho mai fatto un'urincoltura con attacco in corso, ma sempre a 10/15 giorni di distanza dalla fine della cura, quindi non so assolutamente se si sia mai trattato di cistiti batteriche. Fondamentalmente ho preso almeno 15 volte l'antibiotico negli ultimi 5 anni senza sapere se fosse realmente necessario (che imbarazzo). Purtroppo quando l'attacco arriva non capisco più niente, ma adesso mi sono munita di contenitore per urine e D-Mannosio, in modo da smascherare i motivi di un nuovo eventuale attacco e al contempo gestirlo in maniera più sana.
Tornando all'anno scorso, a parte l'attacco di febbraio che ho imputato ad una mia debolezza post-operatoria (linfoadenectomia subita a dicembre 2013, due giorni di catetere ed una bomba di antibiotici), ero arrivata indenne fino ad agosto. Poi ho subito un forte stress (lutto familiare) e l'attacco si è presentato puntuale come non mai. Per spazzarla via ho preso il Monuril che avevo in casa e subito dopo ho attaccato con il Cefixoral prescrittomi dalla guardia medica, dato che i sintomi non erano ancora passati. Praticamente un genio.
Dopodichè sono entrata in una sorta di limbo... i fastidi c'erano e non c'erano, ma non sono più rientrata in fase acuta. L'unica cosa che avvertivo costantemente era una forte secchezza, che chiaramente unita ai rapporti determinava l'acuirsi dei fastidi. Ovviamente non ho fatto più un passo senza il Monuril a portata di mano: la paura di avere un nuovo attacco – magari, come sempre, di sera - è stata troppa. Oltre alla secchezza c'era un lievissimo prurito che si manifestava quotidianamente, ma mai così a lungo da destare preoccupazioni.
A dicembre poi è esploso il patatrac.
Complice un'altra botta emotiva niente male (diagnosi di un brutto male a mio nonno), la sera stessa comincio a stare malissimo: impellenza di urinare, ma anche vulva in fiamme, con bruciori tremendi durante la minzione. Decido che non mi sta venendo solo la cistite, ma anche la candida (col senno di poi, forse si è trattato solo di candida sin dal termine della cura antibiotica combinata Monuril-Cefixoral). Totalmente fuori di me, leggo alla buona i bugiardini del Diflucan e del Monuril e li prendo entrambi. Passo ugualmente la nottata in bianco e, ancora in sofferenza, la mattina dopo vado al pronto soccorso. Dopo avermi trattata a pesci in faccia, cercano di dimettermi dopo avermi fatta soltanto parlare con l'urologo, alchè pianto un casino e mi visita anche la ginecologa. Dato che ad occhio nudo vede solo una leggera irritazione, mi prescrive una cura palliativa (ovuli e lavande) ma soprattutto un tampone da fare una volta terminata la cura.
L'8 gennaio effettuo il tampone dal quale risulta, come ormai era ovvio, Candida albicans.
Testata con 5 antimicotici, l'infamaccia presenta resistenza totale ad uno di essi, intermedia per altri due (fra cui il fluconazolo) e sensibilità soltanto a due antimicotici di uso esclusivamente ospedaliero.
Davanti a questo referto il medico di base alza le mani e mi manda dal ginecologo, il quale a sua volta non se la sente di farmi somministrare quelli ospedalieri (per i quali comunque nè lui nè il medico di famiglia sanno che trafila farmi attraversare per farmeli ottenere). Di comune accordo col medico di base, decide di optare per uno degli antimicotici "intermedi" (Zoloder 200) da farmi assumere per un periodo più prolungato. E' fluconazolo come il Diflucan, ma ha dosaggio più alto. Me lo fa prendere seguendo lo schema 1°/4°/7° giorno e poi una volta a settimana, fino a tre settimane fa (8 compresse in tutto). Contestualmente mi prescrive anche lui ovuli (Lomexin), lavande (Meclon) e lavaggi con Pevaryl schiuma, a cui fa poi seguire una volta a settimana lavande Fitostimoline+fermenti vaginali Acticand.
Il Pevaryl (che in passato ho tollerato bene) sono costretta a sospenderlo dopo pochissimo perchè subentra un nuovo problema: il clitoride da un giorno all'altro mi diventa sensibilissimo. E questo non mi crea tanto problemi "tattili", quanto piuttosto un solletichino continuo che mi illude di dover andare a fare la pipì. Non è uno stimolo prepotente come quello della cistite... è più una sensazione di quasi-eccitazione che mi suggerisce di andare a fare la pipì. Non so spiegarlo diversamente.
Dopo una settimana infernale, una sera per disperazione compro lo yogurt bianco e mi faccio un siringone in vagina, che mi regala 24 ore di tranquillità. Da quel giorno utilizzo lo yogurt secondo necessità, traendone molto sollievo sia internamente che esternamente.
Il "solletichino" nel frattempo non passa del tutto, ma resta a un livello tollerabile. Noto nel frattempo che la sensazione di dover fare pipì si acuisce nel tardo pomeriggio/sera, mentre tende quasi a scomparire nel fine settimana (più tempo a casa, abiti più confortevoli, molte meno ore seduta, più distrazioni).
Ma non finisce qui.
Ciliegina sulla torta, nelle ultime tre settimane subentra un nuovo sintomo sospetto: quando vado a fare la pipì (quella "vera"), subito prima di cominciare la minzione ho una sorta di contrazione, come se volessi fermarla ancor prima di iniziare. Penso possa averlo causato il fatto di percepire uno stimolo pressoché continuo, che mi ha portato istintivamente a trattenerla per settimane... Da una settimana ho cominciato a farci caso e a "lasciar andare" quando so che non è davvero pipì che scappa. Sembra andar meglio, però quando vado arrivo al dunque continuo spesso ad avere questa esitazione o, in alternativa, il getto un po’ intermittente. Da quando è cominciata quest’altra fase mi è suonato proprio il campanellino d'allarme "contrattura pelvica", lo confesso

In tutto ciò, dato che non volevo assolutamente più rischiare un attacco cistite, ho comprato D-Mannosio e ho cominciato a prenderlo il 2 febbraio. Ho letto che non serve a prevenirla, tuttavia in questo momento mi è utile anche solo per un effetto placebo, qualcosa che mi faccia pensare "di questo ora non devi preoccuparti". Per il primo mese ho preso 3 dosi al giorno, adesso ho scalato a 2.
Contestualmente ho cominciato a prendere Nutriflor e a produrre in casa lo yogurt con i fermenti lattici vivi, dato che ritengo di dover cominciare a ricostruire da zero la mia flora batterica intestinale dopo 5 anni di antibiotici.
Però adesso non so bene come muovermi. Più che altro sono confusa.
Da un lato spero (ingenuamente?) che dipenda tutto dalla candida e che, curandola, scompaiano tutti i sintomi*.
Dall'altro lato ormai mi sono quasi arresa al fatto che debba esserci una contrattura, una neuropatia o chissà cos'altro e che quindi dovrei già cominciare a guardarmi intorno per affrontarle. Non so se oggettivamente ci siano indizi di questi disturbi o se sia solo piombata in una spirale ipocondriaca. Sono molto ansiosa e certi giorni ho dovuto letteralmente impormi di non aprire il forum.
*Al momento: prurito saltuario, clitoride sensibile, sensazione quasi costante di dover urinare (che offusca il vero stimolo), mitto “incerto”.
Secondo voi l'arnica o lo Xerem potrebbero aiutare almeno per la sensibilizzazione del clitoride? Una sera ho provato ad applicare Lubrigyn, ma non ho sentito differenze.
Inoltre lunedì ho ripetuto il tampone, richiedendo che fossero indicati pH e flora batterica in modo da lasciarmi aperta l'opzione Protocollo Miriam nel caso in cui la candida fosse ancora lì.
Ad ogni modo, per fugare i miei dubbi, vorrei prenotare da Pesce.
Se la candida non dovesse passarmi fino al giorno della visita, lui può fare ugualmente la sua diagnosi? O l'infiammazione in corso la falserebbe irrimediabilmente?
Altra domanda totalmente sconnessa: ma in caso di mestruazioni come ci si regola?
Fra l’altro ho letto la storia di cicchia59 e non escludo di sentire anche il dott. Damiani del centro riabilitativo del policlinico di Bari nel caso in cui la situazione peggiori drasticamente, sebbene poi la stessa cicchia59 abbia scelto di proseguire il proprio cammino di guarigione con Pesce in quanto molto più ferrato.
E non escludo anche di vedere un urologo di qui nel frattempo, perché non vorrei che i sintomi urologici peggiorassero troppo nei quattro mesi di attesa.
Scusatemi per questo polpettone incasinato. Ho cercato di scrivere tutto e sicuramente non l'ho fatto in maniera chiara.
Avrò scordato cose importantissime e vi avrò invece ammorbate con dettagli inutili. E’ che i sintomi si sono evoluti di settimana in settimana, magari scrivendo (quasi) tutto si riesce a capire se determinate situazioni possono essere state causate dall'infiammazione generale dovuta alla candida e se sono reversibili...
Altre informazioni sparse: nuoto una/due volte alla settimana; uso solo slip in cotone bianco; mi lavo ormai solo con acqua tranne quando ho le mestruazioni ed uso il detergente Vidermina; da diversi anni utilizzo la coppetta mestruale e Pearly come contraccettivo.
La scorsa settimana ho anche deciso di reiscrivermi a yoga, perché mi faceva stare bene e spero torni a farmi stare bene.
Una stretta di mano a chi è riuscito a legger tutto!
Buon week-end
