Ciao ragazze!
che bello avere di nuovo il forum! Quando, dopo tanti giorni di completa alienazione, sono riuscita finalmente ad accedere per recuperare un po’ di aggiornamenti salvati qua e là nei ritagli di tempo ed ho scoperto che il forum era stato chiuso, è stata una delusione pazzesca! Già mi mancavate da morire… il pensiero di non poter proprio più accedere a questo luogo virtuale speciale mi intristiva tantissimo. Poi vado a scriverlo sul tuo diario Ros, ma intanto grazie! Grazie per averci ridato la possibilità di incontrarci tutte quante in questo luogo speciale!
Grazie a tutte per i messaggi (sia qui che su FB), il calore e l’affetto!
Prima di aggiornare (cercando anche di sintetizzare le migliaia di cose che vorrei dirvi) rispondo a Martina:
MARTINA ha scritto:Qualche giorno fa ti ho scritto un messaggio, non so se sei riuscita a leggerlo, capisco perfettamente il tuo non tempo per leggere e rispondere ad eventuali messaggi. Comunque visto che sei di Milano volevo sapere se potresti consigliarmi una brava ginecologa, anche la tua, o qualcuna che hai conosciuto in ospedale quando hai partorito, visto tra l’altro che sei andata alla Macedonio Melloni che per sentito dire considerano una buona clinica.Uff, non riesco a trovare una brava ginecologa che non segue sempre e comunque il solito protocollo. Quando avrai un po’ di tempo e voglia e vuoi leggere il mio vecchio messaggio lo trovi qui nella tua storia pochi post dietro. Sarò felice se mi vorrai dare un consiglio e scusa ancora del disturbo.
Martina perdonami! non volevo ignorarti! Nello stato in cui ero, ero talmente proiettata sulla piccola che avevo rimosso la tua domanda! Come avevo detto a Vanessa, se ancora ti serve, scrivimi pure sull'indirizzo che trovi nella sezione apposita e sarò felice di darti tutti i riferimenti. Come abbiamo notato più volte nel corso della gravidanza, è comunque un medico “tradizionale”, con tutte le sue convinzioni. E’ però una persona molto aperta, con cui si può parlare esprimendo il proprio dissenso, che più di una volta ha riconosciuto i limiti della medicina cd. “tradizionale”, appoggiandomi per tutto il percorso che ho fatto (anche quando ho scelto la Spano, che è un’ostetrica, invece di andare da Murrina, che lei mi consigliava perché conosceva la sua fama di esperto di vulvodinia), e dandomi sempre disponibilità e assistenza. Penso che sia una persona molto buona, che si è presa “umanamente” a cuore la mia situazione facendo di tutto per farmi avere un parto naturale minimizzando il più possibile i rischi correlati.
Colgo l’occasione, inoltre, per dirvi che mi riservo ancora di consigliare l’ostetrica che mi ha preparato per il parto. Come avevo avuto modo di scrivere dopo che l’ho incontrata per la prima volta, mi sembra una persona che parla la nostra lingua e che conosce le problematiche del pavimento pelvico. Mi sembra, invece, meno preparata sulle conseguenze neuropatiche dei nostri disturbi. Inoltre non ho avuto modo di provare sue manipolazioni, dato che, avendo io raggiunto un buon livello di normotonicità con gli esercizi e gli automassaggi che facevo da sola, nel corso dei nostri incontri non ha mai ritenuto opportuno “trattarmi”. Ho intenzione di tornare da lei a settembre per farmi controllare, e, se ce ne sarà bisogno, programmare degli incontri con lei. Ovviamente vi terrò aggiornate. Ho avuto invece modo di conoscere una osteopata che tratta il pavimento pelvico (ricordate? mi aveva “preparato” anche lei). Dopo le sue sedute (3 in tutto) io mi sono sempre sentita molto bene (anche se anche lei non ha mai ritenuto necessario fare delle manipolazioni interne) e ho intenzione a settembre o più avanti di andare a farmi dare una controllatina anche da lei. Se ritenete opportuno posso fornire il suo nominativo.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti vado per punti:
Situazione pelvica: sto abbastanza bene, ma, non avendo ancora ripreso i rapporti questo benessere lascia il tempo che trova. Come sintomi mi sento piuttosto “normale”, solo un po’ di neuropatia ogni tanto quando è molto umido o quando è troppo freddo e talvolta bruciore alla forchetta dove ho avuto la piccola lacerazione. Cosa sto facendo? Dopo aver continuato per un bel po’ le lavande (intese come 5 minuti in ammollo) con 30 gocce di tintura madre di calendula, durante le quali cercavo di fare anche un po’ di kegel reverse, ho lasciato perdere ed ho ripreso con gli automassaggi (quasi) tutte le sere. Devo dire che va abbastanza bene. Alcune sere mi sento più duretta di altre, ma, anche se non ho più raggiunto i livelli di sofficità preparto, mi sento abbastanza normotono. Per massaggiare uso gli oli che usavo in gravidanza (olio specifico di Weleda o olio di mandorle dolci, talvolta olio di oliva)… li preferisco rispetto al lubrificante. Alla mattina dopo la doccia e talvolta la sera prima di andare a dormire (ma solo se è passato un po’ di tempo dall’automassaggio) metto xerem spray sulla forchetta e a volte brucia un pochino.
Al controllo dei 40 giorni (ormai quasi 2 mesi fa) la ginecologa mi ha trovata un po’ più “provata” del normale, nel senso che le mucose erano arrossate e ancora un po’ tumefatte (tanto che mi ha consigliato di aspettare ancora un pochino prima di riprendere i rapporti), anche se la cicatrizzazione secondo lei andava bene. Lì per lì c’ero rimasta un po’ male, ma poi ho sentito che le mucose miglioravano col tempo e mi sono rasserenata.
Come dicevo sopra non abbiamo avuto ancora rapporti. Perché? Motivi logistici (priorità assoluta alla bambina, che solo ora comincia lentamente a staccarsi; presenza sempre in casa di qualcuno, tipo mia madre, soprattutto nel primo periodo; lontananza di mio marito, ora), paurissima, e zero, ma zero, zerissimo voglia. Non so se è una questione ormonale, se è un fatto di testa legato al fatto che siamo (ma soprattutto io) tutti concentrati sulla bambina, oppure è la paura che disintegra il desiderio (potrebbero benissimo essere tutte queste cose insieme), ma nei pochissimi momenti di intimità mi godo gli abbracci e le carezze (finalmente sono io ad essere coccolata dopo aver impiegato tutte le mie energie ad accudire la piccola) mi appagano completamente e mi sento di non aver bisogno di altro.
Seno: ho avuto moltissimi problemi. Vi ringrazio per i consigli che mi avete dato, ma purtroppo, pur mettendo in atto tutte le strategie naturali di cui sono venuta a conoscenza (impacchi di acqua calda, drenaggi, verza, bottiglia di pomodoro con collo largo per creare vuoto, tiralatte), ho avuto la mastite al seno sinistro e dopo circa un mesetto di sopportazione di continui ingorghi, ho ceduto all’antibiotico quando si prospettava lo spettro dell’ascesso. L’ho dovuto prendere per ben 10 giorni, per evitare recidive [mi sono fidata dell’esperienza dell’infermiera pediatrica del consultorio che mi sta seguendo, che voleva lo prendessi per 12 giorni, e che me ne ha “abbonati” due quando le ho raccontato tutta la mia storia), e mi sono coperta con fermenti orali e vaginali. Mi sembra di essere passata indenne… ma chissà se a livello profondo ho creato dei danni! Dalla mastite sono guarita, però sono iniziati dei problemi che tuttora sto affrontando dovuti alla formazione di “tappi”, ossia dei coaguli di latte che creano delle stasi di latte e degli ingorghi dolorosissimi. Ora, grazie all’assunzione della lecitina di soia, consigliatami dall’infermiera pediatrica del consultorio, si stanno gradualmente riducendo (sembra che questi tappi siano dovuti alla coagulazione della componente grassa del latte: la lecitina di soia aiuta ad evitarne la formazione e ne facilita l’espulsione quando si formano, perché comunque li ammorbidisce); ho inolitre imparato a gestire la situazione senza farmi prendere dal panico: appena sento una stasi immergo il seno nell’acqua calda per un po’, dreno (male!!!) e poi vado di tiralatte (che devo dire uso comunque quasi quotidianamente perché sono terrorizzata dagli ingorghi). La suzione di Margherita, che man mano che cresce diventa sempre più efficace, sblocca poi la situazione.
A proposito
Rosanna ha scritto:Così ho chiamato una consulente della Leche League che mi ha aiutata a risolvere i problemi che avevo (comprese anche delle ragadi sul capezzolo risolte con l'uso di vaselina Purelan dopo la poppata e di un copricapezzolo in silicone appena sentivo che stavano tornando) finché non ho avuto più alcun problema. Non so se già conosci questa associazione, ma ti lascio il link del loro sito, dove puoi trovare/richiedere consigli on line e attraverso il quale puoi richiedere una consulente a domicilio:http://www.lllitalia.org/
Ros come sempre
Non conoscevo questa associazione e neanche il loro sito. Come sempre mi si é aperto un mondo! Per fortuna a Milano non ho avuto bisogno di chiamare una loro consulente perché ho risolto andando spessissimo al consultorio, ma una volta che ero a L’Aquila ho chiamato la consulente di zona che, pur non potendo venire a casa perché era fuori città, è stata disponibilissima e mi ha dato dei consigli al telefono.
Non avrei comunque mai pensato che allattare al seno fosse tanto faticoso, soprattutto all’inizio. Ero sempre stata circondata o da persone che non avevano avuto problemi o da persone che, avendo avuto problemi, erano passate al latte artificiale, credendo di “non potere” allattare. Vivendo questa esperienza ho capito che è vero che tutte le donne, se lo desiderano, possono allattare (a meno che non ci siano problemi di salute serissimi che ti fanno prendere farmaci che nuocerebbero al bimbo), perché i problemi strettamente legati all’allattamento, anche la cd. “mancanza” di latte sono risolvibili a patto di avere una persona competente accanto (e ce ne sono poche… negli ospedali non ti insegnano neanche a far “attaccare” bene il bambino e te ne torni a casa piena di ragadi dolorose) che ti aiuta e una forte motivazione che ti fa sopportare la fatica, il dolore fisico e, non ultimo, l’annullamento ulteriore di te stessa che comporta il dover pensare a risolvere i problemi di seno negli scarsissimi momenti di pausa che riesci a prenderti dall’accudimento del neonato. Io sono sicura che ho potuto continuare ad allattare solo grazie alla competenza e all’assistenza continua di questa persona del consultorio (mi chiama e mi messaggia persino il sabato e la domenica per sapere come sto con il suo cellulare

e lo fa con tutte le mamme che hanno problemi col seno), e perché non ho dovuto riprendere subito a lavorare, altrimenti non ci sarebbe stato tempo materiale da dedicare alla causa. La mia testardaggine e la mia forte motivazione (oltre allo spirito di sopportazione che contraddistingue tutte noi) mi hanno permesso di superare i primi due mesi e mezzo, che sono stati micidiali. Ora va molto meglio.
Umore: migliora. Devo dire che gli episodi di down per fortuna sono stati proprio pochi, la maggior parte dei quali dovuti alla stanchezza per il continuo dolore al seno. Prima di partorire mi chiedevo se la depressione post partum fosse un passaggio obbligato e mi rispondevo che ero così felice di avere la piccola che a me non sarebbe potuto capitare. Col senno di poi posso dire che la nascita di un figlio è un evento che stravolge talmente tanto la tua esistenza, che inevitabilmente a livello emozionale non possono che esserci degli alti e bassi. Nei momenti sì la tua componente emotiva è alle stelle e ti dice che tutto quello che vuoi è lì tra le tue braccia e non vuoi niente altro al mondo che rimanere in quella posizione per sempre; nei momenti no, però, la tua parte razionale ti ricorda che per accudire quel frugoletto ti stai annullando completamente (a volte annulli anche le funzioni vitali, sonno in primis, ma anche fame e bisogni fisiologici) e viene fuori un senso di frustrazione che inevitabilmente ti fa sentire quasi prigioniera in una dimensione parallela sconosciuta e lontana rispetto a tutto quello che avevi costruito nella tua vita precedente. A questo si aggiunge la stanchezza fisica per la carenza di sonno e un senso di inadeguatezza, una continua insicurezza, che ti portano costantemente a chiederti se stai facendo la cosa giusta per quell’esserino che dipende completamente da te. E quando non riesci a capire perché piange disperatamente ti agiti, perché non sai cosa fare e la stanchezza fisica ti fa credere che non ce la potrai mai fare… Per fortuna, però, in maniera molto graduale questa sensazione si attenua, perché inizi a conoscere tuo figlio e a capire quasi sempre perché sta piangendo e come fare per calmarlo. E ogni giorno che passa (tranne qualche eccezione) la situazione migliora, sia perché il bambino cresce, sia perché cresci anche tu come mamma. E più tu sei tranquilla più il bambino è “buono”. Ecco perché i secondogeniti sono generalmente meno problematici.
La mia più grande difficoltà all'inizio è stata trovarmi alle prese con una bambina che non aveva praticamente capito di essere uscita dalla pancia. Aveva costantemente bisogno di contatto. Non potevo lasciarla neanche per andare a fare la pipì perché cominciava a piangere. Mangiavo con lei addosso. Dormivo seduta sul letto con lei in braccio, spesso con la mia tetta in bocca. Nei pochissimi momenti che strappavo per me (e lei li passava comunque “addosso” a qualcun altro, o a mio marito, o a mia madre se mio marito non c’era) spesso dovevo drenarmi il seno (cosa dolorosissima in presenza di un’infiammazione). A questo si aggiungeva il timore di sbagliare tutto (non mancano mai i consigli non richiesti di chi mi diceva e mi ripeteva fino allo sfinimento che “la stavo viziando” e che se non avessi sopportato un po’ il suo pianto “me la sarei ritrovata sempre addosso”). Per fortuna nel corso del mio fichissimo corso pre-parto alternativo mi avevano spiegato che per i primi tre mesi i bambini non si viziano, perché piangendo esprimono dei bisogni che vanno assecondati per renderli sicuri ed autonomi man mano che crescono. Ho assecondato, perciò, questo suo bisogno di contatto, e pian pianino ha incominciato a staccarsi da sola. Ora ha ancora un po’ di difficoltà a dormire da sola (senza ninne nanne e non in braccio a mamma), ma stiamo lavorando molto su questo in vista del mio rientro al lavoro a settembre che spero molto sarà graduale per non creare traumi né a lei, né a me. Il senso di inadeguatezza e il continuo chiedermi se sto facendo bene sto cercando di superarli leggendo molto. Ho comprato un sacco di manualetti che, al di là dei diversi e contrastanti approcci, mi danno un po’ di sicurezza e mi aiutano anche a riempire quei momenti di “vuoto” in cui di tanto in tanto cado non essendo abituata ad avere dei ritmi lenti, quali sono quelli che si addicono all’accudimento di un neonato.
Ecco, ho scritto un papiro… scusate (e mi rendo conto solo ora che Margherita miracolosamente dorme da più di 3 ore)!
Durante i giorni di chiusura del forum mi sono resa conto di questo: questo posto è un luogo speciale perché permette ad ognuna di noi, mentre ci raccontiamo, di elaborare ciò che viviamo, in relazione non solo alla patologia per cui ci siamo iscritte, ma anche a tutto il resto.
E’ anche per questo che mi siete mancate un sacco!
Se fossi un po’ più smanettona adesso vi metterei un’emoticon con un abbraccio così grande da comprendervi tutte!
Consideratelo fatto e grazie se avete letto tutto…