Per quanto riguarda tuo padre, non sai quanto ti capisco. Le parole che hai scritto sembrano essere uscite dalla mia tastiera tanto che mi ci ritrovo.
Anche mio padre, persona attiva, brillante mentalmente, aperta, solare, intelligente, acuta, più passano i mesi e più si spegne, gradualmente, costantemente. E con la stessa gradualità noi cominciamo a non riconoscerlo.
Prima sono subentrati i dolori (artrite reumatoide), poi a causa del male ha ridotto sempre più le attività e le uscite, poi si è chiuso sempre più in se stesso volendo fare sempre meno e cadendo in uno stato di depressione non del tutto palese, ma sicuramente presente.
Ed io ogni volta che vado a trovarlo vedo che si è lasciato andare ancora un pochino, che è sempre più inclinato con la schiena, che ha sempre meno voglia di affrontare un discorso e a tavola si limita a portare la forchetta alla bocca in un silenzio che dice più di mille parole, un silenzio che ti angoscia, che ti toglie il fiato, che ti accoltella.
E sai che tutto ciò peggiorerà. E come te io sono lontana. Non posso stargli vicina come dovrei (vorrei?

