Ciao fanciulle del cielo
in questi giorni duri ho pensato spesso a voi e al Forum e avrei voluto scrivere ma non potevo: meglio, mi sono detta, e ho organizzato le idee in vista della riapertura di sabato. Vi anticipo che se avete iniziato a leggermi state per sciropparvi un super-mega-papello inaudito, di quelli a cui in genere sopravvivono solo quelle 2 o 3 persone che mi vogliono davvero bene. Per questo motivo, a prescindere da quello che risponderete e da chi lo farà vi dico: grazie davvero per la pazienza. Ho scelto inoltre di scrivere a più riprese sperando di facilitarvi un minimo la lettura.
La prima cosa che voglio raccontarvi è quella più strettamente pertinente alle tematiche del forum. Vado al sodo, perché è la meno importante. Ho avuto un paio di crisi: una giovedì di prurito vaginale e bruciore fortissimo durato pochi minuti (sentivo la patata come stesse andando a fuoco) e una venerdì che penso fosse causata da un botta di contrattura che mi ha portato ad avere una mini-recidiva cistitica durata mezzora a dì tanto e che ho fatto rientrare con mannosio, tisana, rilassamento e presa di coscienza del fatto che non sarei mai tornata indietro ai sintomi di un anno fa perché ora so che sono io stessa a scegliere se causarli o meno, gestendo più o meno bene la mia tendenza a contrarre. Ho cercato di affrontare entrambe le crisi con più lucidità possibile, non scoraggiarmi e tenendo a mente le linee guida che qui consigliate. Nel primo caso ancora non saprei dire se possa essere stato un accentuarsi – dato il periodo premestruale - dei sintomi della candida (che nel mio caso, lo ricordo, è accertata da tampone) o di quella che per la prima volta ho sentito nominare qui: la neuropatia.
Sinceramente preferisco pensare che sia candida o contrattura, e non neuropatia. Correggetemi se pensate sia invece un segnale inconfutabile di neuropatia. Bisogna pur affrontare i propri demoni.
Ma quello che conta è che anche grazie a voi, questi sintomi siano rientrati nel giro di pochissimo tempo lasciando solo qualche minimo strascichetto.
Adesso veniamo al discorso serio, e qui mi denudo davvero totalmente sia per essere onesta fino in fondo con me stessa sia perché lo devo a voi, a Rosanna, a questo sito. Quello che davvero spero dal più profondo del cuore è che quello che dirò adesso possa essere utile a qualcun'altra. Ma se penserete che sia fuorviante accetterò e continuerò comunque a beneficiare del vostro prezioso aiuto.
Oggi (e non è la prima volta) mi sono metaforicamente messa di fronte a uno specchio. Ho visto il mio riflesso disperato e l’ho abbracciato. A questa ragazza, che amo più di ogni altro essere di questo pianeta, ho chiesto: ma tu perché contrai?
E lei mi ha risposto che contrae perché ha paura, tanta tantissima paura.
Ecco, immagino che fin qui ci siamo arrivate in tante. Saremo pure contratte, cistitiche, vulvodiniche e compagnia bella ma sceme no di certo, ci siamo date questa risposta spesso. Non penso che tutte si rispondano semplicemente: contraggo perché ho una contrattura del palvimento pelvico data da un uso reiterato dell’antibiotico e da un’iperattivazione dei mastociti blabla…perché rispondere così, a mio parere, significa solo guardare il lato facile del problema. E con questo non voglio dire che la diagnosi sia di per sé facile ma che non esaurisce la nostra problematica. Sappiamo tutte che per giungere solo alla risposta più facile ci siamo letteralmente svenate psicologicamente, fisicamente ed economicamente e ci abbiamo impiegato molti anni o pochi se abbiamo avuto la fortuna di approdare subito su cistite.info o di affidarci a uno specialista competente e aggiornato.
Ma dopo questo difficilissimo semplice passo, diciamocelo, c’è qualcosa che continua sempre a non tornare. Continuiamo, tra una ricaduta e l’altra, a chiederci perché contraiamo e quando risaliamo alla paura a volte facciamo un ulteriore passo avanti chiedendoci: perché ho paura?
Ma niente, qui proprio entriamo in difficoltà e annaspiamo. Improvvisamente ci sentiamo assalite dagli spettri di tutti coloro che non ci hanno compreso. Risentiamo le parole di quel medico bacucco che voleva farci credere che “tutto è nella testa” quando in realtà noi proviamo un dolore reale. Ci ricordiamo di quell’amica che più volte ci ha detto: “Non è che ci pensi troppo?” o di quel familiare che si è spinto oltre ipotizzando “un’incapacità di gestire lo stress”. Tutte queste persone ci hanno fatto sentire difettose, fragili, mutile. Possibile che non siamo in grado di fronteggiare lo stress come tutti riescono a fare senza avere ricadute sul piano fisico?
Cerchiamo dunque di ricacciare indietro certe domandine infime (perché contraggo? perché ho paura?) che hanno tutta l’aria di essere sopraggiunte per farci ricadere addosso delle colpe o delle nuove responsabilità, cose che a noi non piacciono affatto proprio perché rappresentano la fonte primaria della nostra tendenza a contrarre. Ed ecco che ricacciando indietro queste domande inneschiamo un altro circolo vizioso.
Quello che intendo dire è che, a mio parere, il cortocircuito che ci fa stare male non è solo quello meccanico legato al dolore, ma anche quello psicologico che ho appena descritto. Non solo mi brucia-contraggo-mi brucia-contraggo finché morte (o Pesce) non ci separi. Ma anche perché contraggo? – perché ho una patologia e basta, oppure perché ho paura? - perché contraggo. Così si finisce per odiare una patologia che in fondo noi stesse abbiamo innescato. Si finisce col dire che la colpa è della contrattura o del dolore, che secondo me è un po’ come dire che la colpa è dei batteri (ma abbiamo capito che non è manco così). Dentro di noi si è quindi innescato un rigido meccanismo di rimozione della verità che è nato ancora prima del dolore e si è poi accompagnato con esso giustificandolo. Specifico che con questo non voglio dire che la paura della contrattura (o la rabbia verso di essa) non porti mai a contrarre, anzi. Tante volte mi sono fossillizza sui miei problemi e ho notato di star peggio. Ma la paura della patologia non è a monte della patologia e manco la prima cistite che abbiamo avuto nella vita lo è. Certo se l’arcangelo delle cistitiche ci avesse fatto scendere dal cielo il D-Mannosio e ci avesse messo in contatto telepatico con Rosanna magari avremmo evitato le altre 6.000 recidive, ma sapete che vi dico? Non penso che questo ci avrebbe necessariamente salvate dall’arrivare dove siamo ora. Il D-Mannosio è un super-integratore, e ha il merito di averci fatto evitare tanti antibiotici, ma sappiamo che non ci garantisce che non avremo recidive né ci impedisce di contrarre. Non è la manna, è un aiuto.
E qua tiro un respiro profondo (associandolo magari ad un kegel reverse), perché tutta ‘sta presona di coscienza ancora mi scuote, e vado avanti, tornando all’incontro astrale con la mia anima sofferente.
La vera me, quella che ho cercato di mettere via a lungo, mi ha detto che ho paura di qualcosa di grosso che non voglio affrontare. Ha detto così e poi ha taciuto lasciando a me la consapevolizzazione successiva.
Così tutto mi è apparso evidente: contraggo ogni volta che mi sento invasa, preoccupata, giudicata, incapace, accusata, scavalcata, non vista, non amata, non rispettata, non abbastanza forte, non abbastanza e basta.
E chi, più di ogni altro, mi fa sentire così? Nel mio caso si tratta spesso del mio ragazzo (ed ecco spiegata la cistite post-coitale) ma anche di mia madre. A volte però mi rendo conto che può capitare davvero che chiunque mi faccia sentire così, proprio perché io tendo a sentirmici di mio a causa di coloro che mi ci hanno fatta spesso sentire nonché al fatto che io in primis mi ci sia sentita. Questo lo specifico perché non penso sia sufficiente far uscire dalla nostra vita le persone che ci fanno star male, per guarire. Sicuramente sarebbe d’aiuto sì, magari possiamo allontanare quelle più deleterie, ma alla fine ci ritroveremo sempre a fare i conti con noi stesse.
Penso pure che a volte abbiamo paura semplicemente perché ci sentiamo addosso troppe responsabilità e contraiamo, ma in quel caso non si possono azzerare le responsabilità no? Ne possiamo smollare due-tre ma si sa che la vita ne è piena e non sarà smollandone alcune che smolleremo il pavimento pelvico per sempre.
Bene, direte, ma allora come si fa?
Vorrei tanto poter trovare una formula che vada bene per tutte, ma purtroppo so di faticare a trovarla in primis per me stessa e non ho niente di più da offrirvi al di là di questo invito a parlare con la vostra anima.
Penso che questo sia il più grande kegel reverse che si possa far fare alla mente, consentendola di entrare in connessione con le reali cause della nostra paura.
Se avrete voglia vi racconterò anche del rapporto difficile con il mio ragazzo, non ho problemi a mettere tutto in piazza, ma meglio un altro giorno perché oggi vi ho già appannato abbastanza la vista.