
Conosco questo forum da circa un anno e mezzo, fin ora mi sono sempre limitata a leggere, in modo più o meno saltuario, rimandando ogni volta la possibilità di un confronto diretto.
Come molte di voi hanno già sperimentato, sono arrivata al punto di non sapere più da che parte sbattere la testa... e quindi, anche se con un po' di imbarazzo, mi sono decisa a scrivervi.
Premetto che uno dei motivi per cui mi sono sempre trattenuta dal farlo è che almeno per ora (facendo i dovuti scongiuri) non ho mai sofferto di cistite e per questo mi sento quasi un'intrusa... ma ho letto tante testimonianze di infezioni varie, spesso trovando conforto e speranza che forse quella benedetta luce alla fine del tunnel c'è.
Il mio percorso è iniziato quattro anni fa, con la diagnosi di una atrofia localizzata al clitoride che mi portava ipersensibilità al contatto di qualsiasi cosa (jeans, calze, in generale tutto ciò che aveva delle cuciture che premevano sulla zona).
Apparsa dal nulla, è faticosamente rientrata dopo circa nove mesi di visite, gel e cremine varie che avevano lo scopo di creare un film protettivo e permettere ai tessuti di rigenerarsi.
Ho passato mesi orribili a cercare una spiegazione (sviluppando anche dei disagi alimentari) e andando a svariate visite ginecologiche.
Durante una di queste la dottoressa che mi aveva in cura disse (nonostante l'assenza di qualsiasi sintomo) che avevo un po' di candida, così a vista, senza tampone nè esami e giustamente pensò bene di prescrivermi l'antibiotico, il primo di una lunga serie.
Da lì è iniziato il circolo vizioso: tampone/cura/tampone/cura, etc... Tamponi in cui, ironia della sorte, non sono mai risultata positiva alla candida.
Ho iniziato a collezionare le varie infezioni stile figurine: escherichia, streptococchi vari, ureaplasma (entrambi i ceppi), micoplasmi e così via.
Non ho mai avuto molta fiducia nell'approccio della medicina tradizionale: curare il sintomo, ma non la causa; queste continue infezioni e terapie antibiotiche hanno solo rafforzato la mia sfiducia.
Ho cercato di riprendere in mano la situazione con metodi alternativi, andando prima da una nutrizionista, poi da un dottore agopunturista e riflessologo, col quale ho ulteriormente lavorato sull'alimentazione, poi da un dottore omeopatico, che mi segue tutt'ora da circa un anno e mezzo.
Ho infine deciso di cambiare ginecologo, trovandone uno di cui mi fido abbastanza e che se non altro è meno propenso a imbottirmi di farmaci ogni qual volta.
A settembre 2015, ho avuto veramente un fortissimo attacco di candida, fatto rientrare velocemente con una crema antimicotica.
Tempo un mese ero di nuovo alle solite e purtroppo ero appena partita per un raduno senza avere il tempo di passare in farmacia, l'unica cosa che avevo con me era una crema presa in erboristeria a base di mucillagini di malva e calendula. Stranamente la crema, applicata sia esternamente che internamente fece passare tutto nel giro di una settimana; in seguito parlandone anche con l'erborista notammo che fra gli ingredienti c'era anche il tea-tree, da lì probabilmente la sua efficacia.
Dopo quei due episodi, tra alimentazione, omeopatia e assenza di rapporti, sono stata bene per circa cinque/sei mesi.
Questa estate ho conosciuto il mio ragazzo e con i primi rapporti sono ricominciate le noie... In seguito a fastidi e relativi esami, sono risultata positiva a clamidia, gardnerella e ureaplasma, ho fatto terno! Terapia di antibiotico, nuovo tampone, tutto sparito tranne ureaplasma, secondo ciclo di antibiotico.
Anche lui ha dovuto fare la terapia, per escludere il contagio da clamidia.
Dopo la cura e il tampone lui è risultato positivo a uno streptococco e quindi altro ciclo di antibiotico.
Questa è stata una delle mie più grandi paure trasformate in realtà: far entrare un'altra persona nel mio girone infernale fatto di esami e cure. Per fortuna lui ha un atteggiamento molto più leggero di me e spesso mi aiuta a sdrammatizzare e rimanere con i piedi per terra.
A settembre 2016 ho fatto un altro tampone al quale sono risultata positiva ad altre due cose nuove, ma fortunatamente il mio ginecologo mi rassicurò dicendo che non era nulla di grave e sì, almeno per stavolta, fortunatamente potevo non fare niente!
Arriviamo quindi a questi ultimi mesi. Sulla carta eravamo entrambi ok... quindi abbiamo ripreso la nostra intimità.
Per una settimana tutto ok, ansia a parte. Dopo poco sono arrivati dei nuovi sintomi.
Da circa due mesi e mezzo, infatti, quando vado al bagno sento bruciore mentre faccio pipì, nessun dolore interno, solo bruciore esterno che va e viene, a volte più o meno forte, ma costante. La prima cosa che ho pensato è stata un po' di infiammazione, ero sotto le feste e mi ero permessa qualche sgarro in più sia nel bere che nel mangiare. Mi sono sforzata di aspettare, per dare il tempo al mio corpo di "autoguarirsi". Il bruciore però non passava.
I primi di dicembre ho iniziato una nuova terapia omeopatica e nel frattempo per scrupolo ho fatto esami delle urine e urinocoltura, mai avuti così perfetti in tutta la mia vita.

Ormai do per scontato si tratti dell'ennesima infezione, settimana scorsa ho fatto un nuovo tampone e i risultati saranno pronti a febbraio.
Nel frattempo il bruciore a urinare rimane, è snervante, ma il più delle volte sopportabile e detto chiaro e tondo non ho più voglia di stressare ulteriormente né me né il mio ragazzo, quindi stiamo continuando ad avere rapporti come prima (e sì, per lo più intendo scoperti).
Questo è quanto mi ha portato qui a scrivervi.
So che potete capirmi quando dico di essere stufa, stufa di fare esami, di prendere antibiotici, di vivere il mio rapporto con la persona che amo con ansia e senza serenità.
Per questo sarei tentata di provare il protocollo Miriam, voglio ricostruire le mie difese e disintossicarmi da quelle schifezze di antibiotici che in quattro anni mi hanno dato solo frustrazioni.
Come ho detto inizialmente mi muovo in questo forum con un po' di incertezza, perché capisco che è nato soprattutto per aiutare chi soffre di cistite, quindi non so se i suggerimenti che leggo su varie tematiche, protocollo incluso, possano andare bene così come sono o se vada apportata qualche modifica in base alla mia situazione.
Ametto inoltre che il protocollo un pelino mi spaventa, più che altro per la quantità di prodotti diversi da usare... sono quattro anni che prendo sempre qualcosa e inevitabilmente mi chiedo ogni volta che effetto avrà tutto questo sul mio corpo non solo nell'immediato, ma anche a lungo andare, divento iper-paranoica.. Mi chiedo "e se funzionasse ma solo temporaneamente? E se in realtà sto facendo peggio che meglio?"
Scusatemi, vi assicuro che non lo dico per sfiducia nei vostri confronti, è più una specie di "sfiducia cosmica", della serie "sarebbe troppo bello, di sicuro qualcosa dovrà andare storto..."
Paradossalmente sono al punto che ormai, psicologicamente, per me la normalità è questa "avere qualcosa che non va", sempre.
Se posso vorrei chiedere il vostro aiuto, che si tratti di un consiglio o anche semplicemente di una pacca sulla spalla.
Se pensate che possa essere utile risponderò anche al vostro questionario.
Vi ringrazio in anticipo per qualunque cosa vorrete dirmi.
Un caro saluto, Sisy.
