Sto facendo l'albero di Natale mentre tiro fuori il piumino invernale e gli sci.
Mai saputi usare, gli sci.
Mi affaccio e piove.
Mi affaccio dopo due minuti e c'è il sole.
Aspetto ancora un po', mi riaffaccio e c'è un vento che tira via le tegole dai tetti.
E non mi sono mai sentita così in sintonia con il tempo come oggi.
Scuro e poi sereno, inaffidabile, umorale. Questo tempo fa schifo, eppure mi piace.
E magari, se cominciassi a guardare me stessa come guardo il mondo dalla finestra, imparerei ad apprezzarmi allo stesso modo. O quantomeno a darmi una possibilità, a vedere il bello nella bruttezza.
La bruttezza è la forma più coraggiosa di bellezza. E non c'entra nulla l'esteriorità, quella che vedo dentro è la bruttezza di una perenne insoddisfazione, di una voglia di correre via e seguire la strada che mi fa sentire diversa, incapace di essere empatica con chicchessia e al tempo stesso libera. In colpa e felice.
Ma forse è solo questione di prospettiva, e invece della bruttezza, mi tuffo dentro di me alla ricerca della bellezza dell'accettazione e, perché no, anche del puro amore per me stessa, l'unico punto di partenza per poter accettare l'amore dagli altri senza costrizioni.
Ribellarsi è cortesia (cit).
Oggi va così.
E proprio come il tempo, sono cupa, tuono e copro tutto di nero, ma a breve sposterò le nuvole e farò uscire il sole.
