Rosanna ha scritto:Semi di pompelmo: per curiosità, in piccole dosi sono contenute anche nella lavanda D-Mannosio.
Ros, Pesciolino me li aveva dati da prendere per bocca, e qui ho letto che acidificano a manetta e soprattutto che non è detto che siano efficaci contro la candida, almeno non da soli. Quindi ho deciso di non prenderli per evitare contraccolpi sulla vescica, che anche se in questo momento è a posto (no nitriti né leucociti)non voglio mettere alla prova con qualcosa che posso evitare o per cui ci sono altrettanti e molto più validi sostituti, come ad esempio tutta la robina del protocollo miriam. Ho fatto un ragionamento fessacchiotto?!

Rosanna ha scritto:E ora che fai? Ora ti godi questo momento di relax per la tua vulva concedendole il riposo di cui ha bisogno per guarire più velocemente. Tanto Pesce probabilmente ti avrebbe comunque vietato i rapporti per un po', quindi Francesco non ti sarebbe servito neppure come swabtester.






Rosanna ha scritto:Ma davvero pesce ha i miei libri sulla sua scrivania?!![]()
Senti ma... "un ballino" a quanto corrisponderebbe nelle unità di misura convenzionali?![]()
AVEVA, ormai!già sabato scorso ce n'era uno solo!!
Mumble mumble, un ballino in Toscana può voler di' tutto e nulla...diciamo che è una misura a occhio, e a occhio erano circa una quindicina. E questo a mezzogiorno e mezza di due sabati fa, quindi chissà quanti BALLINI n'aveva prima





Ps.dopo un'era e mezza a sede' a legge' tutto si diventa davvero una FIGA CIONCA (Ondina docet).
Per il resto, risiam qui! Sono in zona ciclo, quindi sperosperospero di riuscire a non mancare l'appuntamento ittico sabato. Ho fatto un altro automassaggio e mi ha bruciato MOOOOOOLTO meno. Rimango comunque cauta, in crescendo...tanto non ho fretta (

L'altro giorno, mentre tentavo malamente di fare una torta, mi sono trovata a pensare al mio percorso fino qui, al percorso vostro, di Ros, di tutte noi, tuttetutte noi, di come ci siamo incrociate qui, di come le nostre vite siano diventate un foglio bianco su cui scrivere, correggere, parlare, arricchire. E ne è scaturita una specie di più o meno allucinata riflessione che vi dedico, che comprende tutto e tutte, il lato fisico e mentale, quello reale e virtuale, il cammino fino alla cima e una delle prime pause in cui mi sono fermata e mi sono resa conto di non essere più alle pendici del monte. Non vicina alla cima, mancopenniente, ma in corsa

[Filosofia della Ciambella allo yogurt].
Non è che non mi piaccia cucinare, eh. E' che richiede tempo. E voglia. E senso della misura. E praticità anche nella precisione. E occhio. Tutte cose che io non ho.
Però sai che c'è? Che forse a ventiquattr'anni è pure lecito buttarsi a capofitto in mondi che non c...i appartengono.
E che forse le strapippe mentali su questioni caratteriali ormai irremovibili potrebbero stinasti con scappellamento a destra almeno in stazione con tafani in giallo, giusto?
Bene, sorretta dalla vastità del mio pensiero, lavo le mani, affronto il tavolo sbattendoci i pugni sopra e inizio. Sono sovreccitata. Roba che in confronto un bimbino davanti al suo primo PlayBoy comprato di sgamo è spento.
Prendo tutto (escluso il PlayBoy).
Uova, farina, yogurt, olio, zucchero e un foglio di carta con su scritti tutti i passaggi in una grafia illeggibile. La mia. No perché mica è facile prendere appunti mentre la mi'mamma cerca di dettarmi la ricetta di un'amica che a proposito, sbattere le uova con lo zucchero, già che me l'hai messa in mente, a questo punto aggiungere il lievito, je devo proprio fa' un colpo de telefono, accendere il forno a centottanta gradi, guarda 'sta ricetta me l'ha data un sacco di tempo fa, per quaranta minuti poi lasciar freddare, ora appena mettiamo giù la chiamo.
Sbattere, misurare, centilitri, mezzi misurini, la frusta, il bicipite che si spappola, un braccio che manco uno squadrone di maschi di terza media.
Un abominio tra le mani. Un grumo enorme che puzza d'ovo.
Uno schifo.
Niente, non viene. Non collabora.
E questo perché io non sono fatta per queste cose, cazzo. La cucina è per chi ama costruire, per chi tenta e ritenta e ritenta, e dopo una schifezza, riprova, e riprova, la volta dopo magari non è una ciofeca intera, è una mezza ciofeca, bene, è un passo avanti, allora dai, e daje e aridaje alla fine la ciofeca diventa passabile, poi buona, poi inizi a osare, cominci a renderti conto che puoi rischiare, e quella cosa dettata al telefono diventa una cosa nuova, poi una specialità, poi il piatto forte, quello che ti dicono di portare a tutte le cene e di cui tutti ti chiedono la ricetta, pure tua madre, che già che c'è la passa all'amica sua, dai, te la ricordi?, quella che pare un secolo che non ci vediamo, che tanto tempo fa ti diede una ricetta simile, ti ricordi?, che me c'hai pure telefonato e te l'ho dettata, che poi dimme un po', come t'è venuta quella volta?
La cucina è per i coraggiosi.
E io non lo sono. A me irrita la farina sotto le unghie, mi disturba la pasta appiccicata tra le dita, la puzza d'ovo sulle mani, il burro che ti sguiscia via mentre ungi la teglia, e poi puli' tutto, unire gli ingredienti, e le quantità, misurarle, correggerle, stare sempre con la schiena piegata per controllare il forno e non aprirlo che sennò si smoscia tutta, e controlla, e calcola i tempi.
Insomma sai che c'è, vaffanculo, butto via tutto e la compro, 'na torta.
Ecco. E chiasso finito. Mille sforzi per una cosa che fin dall'inizio sapevi che non sarebbe andata bene. Quindi perché provare? Perché perderci tempo? Siete due mondi opposti, tu e la cucina, quindi lascia perdere, te l'hanno detto tutti, lascia sta' che fai più bella figura.
E però...
Però dai ma com'è possibile che io non ci riesca? Io invidio chi sa cucinare e il Creatore sa quanto mi piace il ciBBo, quello con due b, bello presente, solido e in culo alla linea.
I cuochi quante mani hanno? Due, come me. E quanti occhi? Due, come me.
E quante panze? Svariate, ma questo è uno step che non ci riguarda, per ora.
Via oh, non c'è ragione per cui io non debba riuscire a fare una torta.
Perciò forza, mòversi, riprendere tutto e ricominciare.
Uova, farina, olio, yogurt, lievito e zucchero.
Però stavolta si fa a modo mio.
Prendere un poco ortodosso robottino e schiaffarci tutto. Uova, farina, olio, yogurt, lievito, zucchero.
Evitare di esagerare aggiungendo cose a caso dal frigo, mozzarella, crescione, un po' dei supplì sfragnati avanzati da ieri, cicoria, in un crescendo estremo di isteria che culmina nel buttare tutta casa nel robottino e sghignazzare follemente mentre le lame amalgamano il composto di legnoghisa aromatizzato al caffè.
Versare gli ingredienti un po' alla volta, con calma e gradualmente, in modo che l'impasto si abitui alla novità e si amalgami di nuovo, a quel punto buttare un altro po' di roba e ripetere il procedimento fino all'ultimo ingrediente. Far basculare il robottino in modo che prenda tutto ciò che è rimasto sul bordo, tutte le inezie, tutte le piccole cose ai margini, e le rimetta in circolo, le riunisca al composto perché ne sono parte integrante.
Sarà un metodo da principianti, ma funziona.
Piano piano i grumi si schiacciano, il colore è definito e l'odore non fa appassire le orchidee. Nel frattempo imburrare e infarinare la teglia, e chissenefrega se ti ungi, almeno una cosa come cristo comanda falla. E' un buon compromesso, no?
Versare il composto nella teglia seguendo la circonferenza. Accendere il forno. Nel frattempo farsi assalire da novemila dubbi: verrà buona? sarà mangiabile? come capisco che è cotta?
Ed è qui che ti rendi conto che è solo questione di fiducia. Nell'amico che ti ha chiesto di portarla. Nell'amica che per un po' lascia stare tutto e ti chiede di monitorarle la situazione in tempo reale, di controllare la torta, di prendere uno stuzzicadenti e infilarlo nella pasta per capire se è pronta. Nella consapevolezza che hai di riuscire a venirne a capo, in un modo o nell'altro. Nella sicurezza che se mai dovesse uscire fuori una schifezza, un troiaio, una fantozziana ennesima merdaccia, puoi comunque rimediare, e ritentare, e riuscire a evitare gli errori precedenti.
Il timer trilla, che gliene fregherà a lui di tutte 'ste pippe mentali?
Guanti, respiro profondo e coraggio.
La tiri fuori. E' cotta, il verdetto dello stuzzicadenti è insindacabile.
L'altezza sembra rientrare negli standard nazionali di confine tra "cibaria" e "arma".
E profuma.
Certo, non è proprio una bellezza. E' un po' storia e pende da una parte. E ha i bordi irregolari. E mi sa che sotto è pure un po' troppo abbrustolita.
Ma chissenefrega. E' tua. L'hai fatta tu.
In un modo o nell'altro, hai spostato di una tacchetta più sopra i tuoi limiti.
Allora sei pronta.
Ora non resta che uscire fuori e vantarsene: "Ce l'ho fatta da sola".