Mah Ros, è almeno da un anno e mezzo che ho fatto presente che non voglio trovarmi in queste situazioni, e pur di non trovarmici ho messo in chiaro fin dal principio (sono due anni e mezzo che lavoro qui) che non ci tengo all'associazione [per chi è fuori dall'ambiente: diventare socia vuol dire diverse cose: se sei "socio salaried" ti viene riconosciuta una partecipazione del tuo fatturato (non strafai "a gratis" perché parte del fatturato che generi te lo intaschi tu; se sei socio "equity" (difficilissimo diventarci) hai una partecipazione (all'inizio irrisoria, che negli anni può crescere) all'utile di tutto lo studio)], perché quando sei socio la responsabilità del cliente è completamente tua e quindi vengono prima le esigenze del cliente e poi la tua vita.
E io questo non lo voglio. Mi tengo il mio rapporto di collaborazione, piuttosto a vita, che però è un'arma a doppio taglio: non sei autonomo perché chi ti dà il lavoro conta su di te e (almeno qui) non ha nessun'altro a cui affidarlo se non ci sei... quindi una volta che ti prendi l'impegno sono cavoli tuoi (a nessuno importa quando fai il lavoro... l'importante è che rispetti le scadenze). Quindi la responsabilità è tutta morale...
Nei giorni successivi ci ho parlato diverse volte, ribadendo che una situazione del genere non sarà gestibile dopo. Mi ha risposto che il professionista a metà non si può fare. Gli ho ribadito quello che gli ho già detto diverse volte, ossia che io non ci tengo proprio a "fare la professionista", ma evidentemente questo concetto è talmente lontano da come lui concepisce la sua vita e la sua professione che proprio non riesce a capire (mi guarda basito, con quello sguardo che si capisce che ti ascolta ma non comprende veramente quello che dici [un po' come quando parlo di neuropatia alla mia ginecologa

]). Gliel'ho detto mille volte che io nella vita avrei voluto solo studiare, far ricerca. Ho ripiegato sulla professione perché in questo paese non è possibile (o meglio... è possibile solo se incontri le persone giuste e io non le ho incontrate), e quindi vorrei solo studiare e produrre documenti (lavoro molto simile a quello che avrei voluto fare) senza tutta la gestione del cliente che ti porta via un sacco di tempo ed energie... Quando ci sarà la bambina lo metterò davanti al fatto compiuto e se non lo accetterà probabilmente dovrò trovare una soluzione (mi metto a vendere il pane?)...
Vabbè! Aggiorno un pochettino che vi devo dire molte cose.
Allora: settimana scorsa (settimana 35) ho fatto l'eco: 2,6 Kg di bambina e posizione trasversa con piedi in basso. La ginecologa mi ha mandato da una sua amica anestesista che mi ha fatto agopuntura con moxa (una specie di sigaro che si mette vicino agli aghi (che vengono messi sui mignoli dei piedi) e li scalda) e mi ha prenotato il cesareo per il 17. Io ho l'impressione che si sia girata (la pancia non é più espansa come prima e sento i piedini al lato, non più la testa). Domani comunque ho tutti gli esami del prericovero. Mi faranno l'ecografia e vediamo.
Sul cesareo sono serena: ho fatto di tutto per evitarlo... se si mette podalica vuol dire che é destino!
Nel frattempo io continuo a fare gli esercizi e gli automassaggi. Esercizio suggerito dall'ostetrica da fare a casa: in quadrupedia stringo il PC ma attivo anche l'addominale basso (sensazione come di allacciare un jeans a vita bassa stretto o di un nocciolino di ciliegia che deve risalire in vagina) espirando per 2 tempi, poi rilascio in 10 tempi inspirando; praticamente un kegel reverse con attivazione dell'addominale basso, che secondo lei va allenato per permettere di dare sostegno al PC quando uscirà la bambina. L'immagine che mi ha dato é questa: il parto è come la federa di un cuscino che si deve sfilare, dove la mamma è la federa e il bambino é il cuscino. Il segreto è tirare verso l'alto la federa mentre il bambino preme verso il basso. Se i muscoli sono elastici e la mamma accompagna l'uscita tenendo l'addominale basso e stendendosi verso l'alto (anche al corso pre parto ci hanno detto che l'ideale sarebbe appendersi ad una sciarpa tenuta saldamente da qualcuno), il parto va bene. Se la mamma non accompagna il movimento è come se la federa seguisse il cuscino: le conseguenze sono il prolasso del PC, della vescica e maggiori lacerazioni.
Io mi sto impegnando al massimo in questi esercizi e sono abbastanza serena. Quello che mi preoccupa è il discorso sulla neuropatia, a cui nessuno, neanche questa ostetrica che mi sta seguendo (che per il resto mi sembra preparata), dà l'importanza che meriterebbe.
Ultima cosa: oggi ho fatto il tampone vaginale. Stavo benissimo e invece ora ho un po' di prurito. Credo che sia neuropatico (anche perché oggi fa freddo, ho messo la gonna con le ballerine e forse, oltre al tampone, mi ha dato fastidio il forte vento freddo).
E la domanda nasce spontanea: se il mio pudendo (e i suoi vicini) non reggono un tampone vaginale e qualche folata di vento freddo, come farà a reggere un parto?
La girerò all'ostetrica e alla ginecologa. Vi faccio sapere. Se voi avete qualche idea non aspetto altro che sentirla.
Un abbraccione (e scusate il papiro)