
Ros...
di solito trovo sempre qualche parola di... "incoraggiamento"... questa volta mi sembra più difficile. E non perché "il problema" sia più grave di altri ma semplicemente perché spesso è/è stato un mio problema. E se è "facile" dare consigli o pareri quando sei in una posizione che ti permettere di vedere le cose in maniera obiettiva e disinteressata... farlo quando tu stessa sei confusa, diventa impossibile.
Quel desiderio di staccarmi da tutto e tutti e sparire e ricominciare da me, spesso mi ha attorcigliato come le spire di un serpente. Mi sono sentita soffocare. Spesso lo dicevo anche a Marco... "vorrei essere dall'altra parte del mondo, sola... staremmo tutti meglio". Mi sentivo malissimo. In colpa.
Mi chiedevo se fosse la mancanza di coraggio a trattenermi...
La mia crisi era così profonda che mi facevo domande su tutto. Forse anche domande che tu non ti fai.
C'era ancora un progetto? Se sì, perché non riuscivo più a sentirlo mio?
E qui mi fermo. Perché io non so quando e come questa cosa si è risolta, se si è risolta e se quelle brutte sensazioni torneranno ancora.
So che a un certo punto - dopo parecchio tempo - ho cominciato a pensare molto semplicemente che ero dove volevo essere.
Ho cominciato ad accettare la mia natura. Il fatto che non posso essere un monolite.
Sono un albero: una quercia secolare. Con radici profondissime, un tronco inciso da mille piccole/grandi sofferenze e grandi fronde scosse dal vento (dalla vita) che le attraversa.
E ho anche capito che mi piace essere così. Che sento di più le cose ma non mi spaventano. Perché appunto... mi lascio attraversare... senza trattenere. E' il mio mondo.
Non so ancora farlo bene, e non con tutto. Paradossalmente lo faccio meno bene con le piccole cose. Quelle che ogni giorno mi fanno arrabbiare. Ma imparerò...
Scusa Gio per il papiro. Prometto di non farlo più!
