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Cinzia82 ha scritto:Elena cara,ho letto attentamente tutto ciò che hai postato...sono un pò confusa però...tu pensi quindi che sarebbe meglio non fare terapie manuali?![]()
Hai scritto se il muscolo è contratto meglio non insistere...sai che qualche volta ci penso anche io?Ieri sono andata a fare terapia e il Dott.mi ha trovato infiniti trigger points intorno all'uretra,prima di ieri non ci eravamo mai soffermati più di tanto in quelle zone.Non hai idea del dolore!!!![]()
Non ho mai fatto una terapia tanto dolorosa...ovviamente Pesce dice che quei muscoli intorno all'uretra così contratti sono la causa di tutti i miei disturbi urinari,oggi infatti urino molto meglio e senza forte bruciore,ma mi sento molto indolenzita soprattutto lateralmente a destra dove il Dott. ieri ha insistito per distendere la muscolatura...mi chiedo come mai mi sento così da quando ho finito la terapia ieri,poi ho letto le tue conclusioni e mi sento un tantino confusa...non è che faccio peggio a fare terapia?Non ci sto capendo più nulla...
E' quella che pratica Pesce!!!!Oltre alle terapie farmacologiche si sono rivelate efficaci anche altre terapie non-farmacologiche. Tra queste sembrano utili il bio feed-back, l’agopuntura e le terapie fisiche delicate come la terapia dermoriflessa, terapia antalgica (antidolorifica) che punta a risolvere il dolore mediante una pressione digitale sui punti dolorosi. In Inghilterra e Germania altri ricercatori riportano buoni risultati con terapie analoghe ma più invasive con l’uso di aghi (neuralterapie: iniezione locale di anestetico) o con l’uso di stimoli elettrici (sul tipo della tecnica TENS che tutti conoscono). Negli U.S.A. viene molto usata la tecnica di inattivazione dei punti dolorosi mediante uso di spray freddo seguito da allungamenti muscolari (tecnica dello strech and spray) o l’iniezione nei punti tender con soluzione fisiologica. Sempre negli Stati Uniti è stata ideata la tecnica della “compressione ischemica” (compressione digitale dei punti dolorosi), poco utilizzata nei paesi europei perché ritenuta molto dolorosa (la tecnica cosiddetta “dermoriflessa” rappresenta semplicemente un perfezionamento, non aggressivo e non doloroso, della tecnica della compressione ischemica).
In ogni caso non esiste una terapia uguale per tutti: ogni paziente fa caso a sé e ogni paziente risponde in modo diverso, per cui la terapia va “personalizzata” sul singolo paziente. La percentuale di guarigioni è molto buona. Occorre, tuttavia, sottolineare come si tratti di una terapia non facile, per la quale è necessario da parte del medico molta esperienza e il paziente deve essere seguito costantemente nel tempo. Per ottenere una guarigione in tempi ragionevoli occorre "ottimizzare" la terapia ed evitare il rischio (frequente) di dosaggi troppo bassi (con settimane o mesi di terapia inutile, sintomatica ma non risolutiva) o di dosaggi troppo elevati (per quel particolare paziente) con peggioramento della sintomatologia. I tempi di guarigione variano molto a seconda della durata della malattia, dell’età del paziente, del tipo di risposta soggettiva di ogni singolo paziente, per cui, almeno all’inizio, è praticamente impossibile fare delle previsioni (a parte i casi più lievi). Le recidive sono la regola nel caso di una terapia fatta malamente (sconsigliato il fai-da-te o una terapia condotta da un medico con scarsa esperienza). Anche in caso di terapia adeguata si possono avere episodi di recidive (presumibilmente a causa di fattori peggiorativi esterni) che, però, rispondono prontamente e regrediscono in tempi brevi. In ogni caso la percentuale di guarigioni è molto buona e tende ad aumentare con la messa a punto di sempre nuove terapie.
Riporto infine una interessante definizione di David A. Nye, della Midelford Clinic:
" The common misconceptions that FMS is a psychosomatic or somatoform disorder, that it is untreatable, that it is a diagnosis of exclusion or a "wastebasket" diagnosis, and that most FMS patients are hypochondriacs or whiners are unfounded and insupportable."
(I comuni preconcetti che la fibromialgia è un disturbo psicosomatico o somatoforme, che non è curabile, che è una diagnosi di esclusione o un “cestino dei rifiuti” delle diagnosi e che la maggioranza dei pazienti fibromialgici sono degli ipocondriaci o dei “piagnoni” sono infondati e insopportabili!).
David A. Nye MD: A Physicians Guide to Fibromyalgia Syndrome, 1997
Non è chiaro il motivo per cui alcune donne
tendano rapidamente ad avere una iper-responsività
del mastocita agli stimoli infiammatori.
Ricerche recentissime suggeriscono
una vulnerabilità genetica, secondaria alle
anomalie degli alleli che codificano, tra l’altro,
l’interleuchina 1 beta (IL-1beta), caratterizzata
inoltre da minore produzione distrettuale
di interferone (Andrew Goldstein, comunicazione
personale, 2003);
Rosanna ha scritto:Per quanto ne so e per quanto mi riferisce Mariluna in base alle esperienze di 400 donne del suo forum affette da CI, le guarigioni ottenute da Torresani sulla CI sono molto molto scarse (se non sbaglio Mariluna mi parlava di un solo caso). D'altra parte i successi sulla vestibolite vulvare sembrano invece molti.
Spesso sento pazienti lamentarsi (giustamente) del fatto che stanno assumendo dei farmaci adeguati ma non vedono alcun risultato.
E' semplice: le armi da sole non vincono le guerre. Per vincere una guerra, oltre alle armi occorre una precisa strategia.
clio77 ha scritto:Infatti chi ha detto che Torresani vuole lavorare solo coi farmaci??? Nel documento anche qua da me allegato -abbiate la bontà di leggerli perché ho fatto fatica e ho impiegato tempo per trovarli e allegarli, ma badate lo ico senza una sola vena di polemica, lungi da me per l'amor di Dio, perché so che state spesso a fatica sul pc per tanti ordini di motivi, fisici e non, oltre che di tempo (c'è anche chi non ha la connessione a casa). Il documento è "DISPENSA_ALLODINIE.DOC"E' quella che pratica Pesce!!!!Oltre alle terapie farmacologiche si sono rivelate efficaci anche altre terapie non-farmacologiche. Tra queste sembrano utili il bio feed-back, l’agopuntura e le terapie fisiche delicate come la terapia dermoriflessa, terapia antalgica (antidolorifica) che punta a risolvere il dolore mediante una pressione digitale sui punti dolorosi. In Inghilterra e Germania altri ricercatori riportano buoni risultati con terapie analoghe ma più invasive con l’uso di aghi (neuralterapie: iniezione locale di anestetico) o con l’uso di stimoli elettrici (sul tipo della tecnica TENS che tutti conoscono). Negli U.S.A. viene molto usata la tecnica di inattivazione dei punti dolorosi mediante uso di spray freddo seguito da allungamenti muscolari (tecnica dello strech and spray) o l’iniezione nei punti tender con soluzione fisiologica. Sempre negli Stati Uniti è stata ideata la tecnica della “compressione ischemica” (compressione digitale dei punti dolorosi), poco utilizzata nei paesi europei perché ritenuta molto dolorosa (la tecnica cosiddetta “dermoriflessa” rappresenta semplicemente un perfezionamento, non aggressivo e non doloroso, della tecnica della compressione ischemica).In ogni caso non esiste una terapia uguale per tutti: ogni paziente fa caso a sé e ogni paziente risponde in modo diverso, per cui la terapia va “personalizzata” sul singolo paziente. La percentuale di guarigioni è molto buona. Occorre, tuttavia, sottolineare come si tratti di una terapia non facile, per la quale è necessario da parte del medico molta esperienza e il paziente deve essere seguito costantemente nel tempo. Per ottenere una guarigione in tempi ragionevoli occorre "ottimizzare" la terapia ed evitare il rischio (frequente) di dosaggi troppo bassi (con settimane o mesi di terapia inutile, sintomatica ma non risolutiva) o di dosaggi troppo elevati (per quel particolare paziente) con peggioramento della sintomatologia. I tempi di guarigione variano molto a seconda della durata della malattia, dell’età del paziente, del tipo di risposta soggettiva di ogni singolo paziente, per cui, almeno all’inizio, è praticamente impossibile fare delle previsioni (a parte i casi più lievi). Le recidive sono la regola nel caso di una terapia fatta malamente (sconsigliato il fai-da-te o una terapia condotta da un medico con scarsa esperienza). Anche in caso di terapia adeguata si possono avere episodi di recidive (presumibilmente a causa di fattori peggiorativi esterni) che, però, rispondono prontamente e regrediscono in tempi brevi. In ogni caso la percentuale di guarigioni è molto buona e tende ad aumentare con la messa a punto di sempre nuove terapie.
Riporto infine una interessante definizione di David A. Nye, della Midelford Clinic:
" The common misconceptions that FMS is a psychosomatic or somatoform disorder, that it is untreatable, that it is a diagnosis of exclusion or a "wastebasket" diagnosis, and that most FMS patients are hypochondriacs or whiners are unfounded and insupportable."
(I comuni preconcetti che la fibromialgia è un disturbo psicosomatico o somatoforme, che non è curabile, che è una diagnosi di esclusione o un “cestino dei rifiuti” delle diagnosi e che la maggioranza dei pazienti fibromialgici sono degli ipocondriaci o dei “piagnoni” sono infondati e insopportabili!).
David A. Nye MD: A Physicians Guide to Fibromyalgia Syndrome, 1997
Stefania 69 ha scritto:Che lavorone, Clio!
Ho letto quasi tutto (qualche link ancora mi manca).
E' davvero molto interessante e soprattutto spero che ti aiutera' .
Anzi ne sono quasi certa, stai sfoderando una grinta invidiabile.
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xina78 ha scritto:Cara Clio ho letto con attenzione le ultime 3 pagine. ti vorrei porre alcune domande:
1. da quando tempo sei in cura da Torresani?
2. in che consiste la sua cura?
3. stai notando miglioramenti?
4. Torresani è urologo?
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