Le definizioni di vulvodinia sono ampiamente mutate nel corso del tempo, a dimostrazione delle difficoltà incontrate nella comunità scientifica nel comprendere e descrivere compiutamente la verità biologica e la fisiopatologia del dolore vulvare.
Riconosciuta a livello ufficiale solo nel 1898, la patologia fu sostanzialmente dimenticata per più di 80 anni, e riemerse nei testi di Ginecologia solo nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso. La definizione messa a punto da Bachmann e coll. nel 2006 parla di "dolore cronico localizzato nella regione vulvare, perdurante da tre a sei mesi, senza cause definibili".
La più recente tassonomia messa a punto dalla International Society for the Study of Vulvovaginal Disease (ISSVD) (Haefner, 2003) suddivide le potenziali cause del dolore vuvare in quattro categorie:
Secondo la ISSVD, per poter arrivare alla diagnosi di vulvodinia, intesa come disagio vulvare, spesso descritto come dolore urente in assenza di rilevanti cause visibili o di uno specifico disturbo neurologico identificabile a livello clinico", le varie condizioni che ricadono in queste categorie devono essere via via escluse.
Per definizione, infatti, la vulvodinia non è causata da infezioni (candidiasi, herpes, ecc.), infiammazioni (lichen planus, pemfigoide benigno delle mucose, ecc.), neoplasie (malattia di Paget, carcinoma cellulare squamoso, ecc.), o da disturbi neurologici (nevralgia erpetica, compressione dei nervi spinali, ecc).
Sempre secondo la ISSVD, la classificazione della vulvodinia vera e propria si basa poi sull'area interessata dal dolore (generalizzata o localizzata) e sul fatto di essere provocata, spontanea o mista. La tassonomia risulta quindi essere la seguente:
-provocata (fattori sessuali, non sessuali, misti);
-spontanea;
-mista (sia provocata sia spontanea).
-provocata (fattori sessuali, non sessuali, misti);
-
vestibulodinia provocata/vestibolite vulvare;
-spontanea;
-mista (sia provocata sia spontanea).
Purtroppo queste definizioni inquadrano la vulvodinia come dolore vulvare "inspiegabile", perdendo così di vista tutte le condizioni in cui il dolore ha una chiara eziologia.
A nostro avviso, invece, il concetto di vulvodinia deve includere qualsiasi tipo di dolore vulvare: è responsabilità del medico effettuare una diagnosi differenziale fra le diverse cause biologiche del dolore, focalizzando la propria attenzione sulla fisiopatologia e l'istologia del tessuto vulvare.