da Flom » mer mag 15, 2019 8:23 am
Le mie cistiti sono nate da rapporti sessuali, almeno le ultime che ricordo, rapporti sessuali in viaggio per la precisione, con annesso stress, tensioni, chissà cos'altro, forse una contrattura accumulata che man mano si sta sciogliendo (spero, incrocio le dita).
Intanto non ho rapporti costanti a causa di forza maggiore non legata alla salute, questo forse influisce?
So solo che quando avevo rapporti più volte a settimana i fastidi erano comunque percepiti e a volte non scatenanti, perché magari non ero in viaggio e non vi era associata stipsi da viaggio.
Fatto sta che ultimamente il terrore esiste ma non è paralizzante. Anzi la chiamerei lieve paura da recidiva.
Le sensazioni sono: bruciore, peso vescicale, sensazione di attrito del preservativo, ma quello non è, frequenza minzionale aumentata, sensibilità alla vulva.
Ma le ultime volte ho contrattaccato: compresse D-mannosio prima del rapporto e dopo. automassaggio, calore, kr.
Sto imparando a capire i segnali, così che la paura
diventi qualcosa di costruttivo. Ho sempre cercato nel dolore una motivazione. I dolori mestruali, l'emicrania e poi la cistite & co, sono stati i pesanti ma gestibili e risolvibili con cambiamenti radicali e non nella mia vita.
Il corpo e la mente hanno bisogno di una connessione, le emozioni e le percezioni sono i mezzi.
Il dolore è un segnale che il corpo manda alla mente per cambiare, in tutti i sensi. Cambiare prospettiva, cambiare scelte, cambiare la natura dei pensieri.
Fare sesso è naturale, il contorno non lo è.
Le scelte di vita e quindi lo stile di vita, gli accessori, la trascuratezza verso l'io', le scelte che impone la società , cattivi insegnamenti che vengono tramandati: talvolta rendono il sesso (uno dei casi) la cosa più difficile e tremenda.
Ma sto imparando ad ascoltarmi, ascoltare, a capire i bisogni e i limiti' temporali.
Temporali perché: non ad ogni rapporto le sensazioni sono le stesse, quali saranno le differenze allora?
Nell'arco di tre giorni progressivi, cinque rapporti, tutti e cinque hanno dato risposta diversa.
La paura c'è perché è innescata dalle sensazioni e dai fastidi che premoniscono l'inevitabile (ma può non avverarsi).
Ricordo che l'ultima cistite prima di approdare qui, marzo 2019, rimasi a piangere nel letto un intero giorno perché non volevo più l'antibiotico del mese prima, volevo solo che quel dolore, bruciore passasse da solo.
Innescato 24 h dopo dai rapporti.
Lo sapevo che sarebbe accaduto, febbraio fu così.
Quel dolore e quelle lacrime, quella incapacità , mi hanno dato la forza di reagire.
Quella volta non avevo i mezzi che avrei ora se ritornasse, mi sottomisi all'antibiotico perché avevo un livello di dolore quota 9.
Però ora sono qui con un bagaglio di conoscenza che prima non avevo e che è stato grazie a questo posto, alle testimonianze, ad un dottore diverso dagli altri (consigliato sempre qui) e alle risposte del mio corpo e della mia intimità alle situazioni, che mi fa sperare che tutto è diverso.
Ho fatto sesso quando il dottore me lo aveva precluso. Aveva detto che lo avremmo reintegrato pian piano perché è il fattore scatenante maggiore.
Fare sesso mi fa sentire viva, ho una persona al mio fianco che capisce tutto questo e che è accorto a tutte le difficoltà .
Avrei potuto evitarlo, certo, ma come ti senti quando fai l'amore con una persona di cui sei innamorata non ha prezzo. Quindi il mio corpo è predisposto a farlo ma poi invia segnali quando è 'stop', quando 'vai più piano' 'metti altro lubrificante' 'riproviamo più tardi' 'coccolami con massaggio, calore e crema D-mannosio'.
Allora tutto ha un senso, non sono una macchina del sesso, non lo sono mai stata, ho i miei limiti e li contrasto con i preliminari.
Poi ci sono sempre periodi...tutto evolve e cambia.
Quindi per concludere: non bisogna aver paura e limitarsi, bisogna ascoltarsi, bisogna essere armati per affrontare il rischio.
E se magari arriva la recidiva avremo da imparare qualcosa di nuovo.
Il dolore è un segnale, è una parola che non ha suono. Si muove su terminazioni nervose e comunica direttamente a noi.
Bisogna interrogarsi: cosa c'è che non va ora? Cosa possiamo cambiare nei limiti del cambiamento per far si che non riaccada quello che è accaduto?