TERAPIA SPANODIAGNOSI
L’ostetrica Spano, per fare una diagnosi di vulvovestibolite, usa una serie di test con l’obiettivo di valutare lo stato muscolare del pavimento pelvico e l’attività nervosa del nervo pudendo.
1. Q-tip test di Edward Friedrich, con un lungo cotton fioc, per verificare se vi siano dei punti dolenti all’ingresso vestibolare. Il Q-tip test è accompagnato anche da una visita manuale di conferma al test.
2. Associato al Q-tip test, viene effettuato un altro test per la valutazione del tono muscolare del vestibolo. Una sonda elettromiografica inserita in vagina consente infatti di misurarlo: quello normale è di 2,3, ma nella vestibolite può arrivare fino a 500. La misurazione del tono iniziale consente all’ostetrica di valutare l’efficacia della sua cura, che prevede l’utilizzo di onde bifasiche (non dolorose) con l’obiettivo di eliminare la contrattura vestibolare.
3. La valutazione dell’attività nervosa del pudendo, attraverso una sonda (diversa da quella utilizzata per il tono muscolare) inserita in vagina. La macchina utilizzata, prodotta a Haifa dal Dottor Yoram Vardi, misura l’attività elettrica delle fibre nervose che innervano la vagina, sia a livello clitorideo che dell’uretra e della parete posteriore del vestibolo. La macchina valuta lo stato delle fibre a-delta, dotate di guaina mielinica, e di quelle c, che invece sono prive della guaina. Sulla base dei risultati, l’ostetrica è in grado di stabilire quale trattamento antalgico sul nervo (i parametri elettrici sono modificabili in funzione del tipo di fibre che hanno subito un danno) potrà effettuare dopo che il muscolo avrà recuperato il tono muscolare normale.
4. Nel caso in cui la paziente presenti una contrazione anche a livello dell’ano - tenesmo – viene valutato anche il tono dei muscoli rettali. Il tenesmo provoca difficoltà all’evacuazione e viene spesso scambiata con stipsi. Nelle pazienti che soffrono di vestibolite è collegato in realtà a una causa meccanica: la contrattura muscolare della zona vestibolare. Il tenesmo causa anche ragadi e emorroidi. Secondo l’ostetrica Spano, circa il 70% delle sue pazienti ne soffrono, anche se tendono per l’appunto a scambiarlo per stipsi.
Non è ancora conosciuta l’eziologia della vestibolite, ma l’ostetrica Spano ritiene che la causa secondaria (perché quella primaria è sconosciuta) sia dovuta ad una anomalia della funzione muscolare perineale. L’ostetrica Spano ritiene che il trattamento debba innanzi tutto cominciare nel riportare il tono muscolare alla normalità: senza questa precondizione è impossibile intervenire sul nervo, poiché la contrazione muscolare alimenta lo stato infiammatorio (dovuto alla compressione e alla cattiva irrorazione della zona vestibolare), accompagnato dalla sensazione di puntura di “spilli”, ma anche da uretriti (bruciore continuo all’uretra, accompagnato dal desiderio di urinare, senza che vi siano agenti infettivi attivi).
La valutazione del danno subito dalle fibre nervose consente all’ostetrica di fare anche una prognosi sulla guarigione. Una volta riportato il vestibolo al tono normale, l’infiammazione del pudendo tende a regredire spontaneamente (anche se ha bisogno di qualche tempo). Si può comunque intervenire con il trattamento antalgico per aiutare la ripresa dell’attività elettrica del nervo, ma se il danno alle fibre c è molto rilevante, la prospettiva di una guarigione completa viene esclusa, perché la ripresa dell’attività nervosa del nervo è possibile solo se i danni subiti sono contenuti e a carico soprattutto delle fibre a-delta.
Se la paziente soffre inoltre di cistiti/uretriti frequenti, l’ostetrica consiglia la visita da un urologo (in genere il Dottor Mattioli, del Policlinico San Donato).
TRATTAMENTO
Per iniziare il trattamento è necessario che non vi sia alcuna infezione in atto. Le pazienti possono rivolgersi al loro ginecologo per trattare le infezioni pregresse e, nel caso in cui chiedano all’ostetrica l’indicazione di un ginecologo al quale rivolgersi, la Spano consiglia il Dottor Sideri dell’Istituto Europeo di Oncologia. L’ostetrica sconsiglia comunque l’utilizzo di creme locali per il trattamento della Candida (è preferibile assumere il Diflucan 100 per 7 giorni) e scoraggia in assoluto l’utilizzo di detergenti intimi.
[noi sconsigliamo antimicotici di qualsiasi tipo, v. sezione dedicata ecosistema vaginale].
Se la paziente soffre di uretriti, l’ostetrica Spano consiglia l’assunzione di D-Mannosio. La dieta suggerita è la stessa per l’D-Mannosio (vedi file allegati sull’D-Mannosio), per rendere meno acide le urine. Vengono inoltre sconsigliati alcuni farmaci, tra cui il nimesulide (Aulin) e antibiotici contenenti principi attivi come l’amoxicillina (Augmentin). L’ostetrica non prescrive comunque farmaci [è ostetrica anche se ha comunque il titolo di laurea-la sua votazione è 110 e lode], né ritiene che le pazienti debbano assumere i farmaci comunemente utilizzati per la vulvovestibolite. Nel caso in cui la paziente desideri seguire una cura omeopatica di sostegno, l’ostetrica consiglia di rivolgersi al dottor Reggiani di Milano.
Ecco in cosa consiste la cura:
1. Sedute di elettrostimolazione per rilassare il pavimento vaginale: le sedute dovrebbero essere fatte a giorni alterni, due o tre volte la settimana. Durante la seduta viene inserita una sonda vaginale che emette delle onde bifasiche e dura circa 20 minuti.
2. Il numero delle sedute necessarie per riportare il tono muscolare a 2/3 è in genere di circa dieci, ma non è possibile fare una previsione perché la risposta dei muscoli alla cura è molto soggettiva e dipende da vari fattori: da quanti anni si soffre di vulvovestibolite, lo stato delle mucose, ecc.
3. La terapia è generalmente indolore, ma nel caso in cui la contrazione del muscolo vestibolare sia tale da rendere difficile l’inserimento della sonda, la Dott.ssa può utilizzare una mini-sonda anale che agisce comunque sul pavimento pelvico. Ad ogni seduta l’ostetrica misura il nuovo tono, di modo che la paziente possa verificare se la cura sta progredendo e con quale velocità. E’ sempre l’ostetrica a effettuare il trattamento.
4. Quando il tono muscolare è tornato al livello normale, la cura si interrompe. Le mucose nel frattempo si sono sfiammate, con una regressione delle eventuali ragadi vaginali. Può capitare che il “taglietto” all’ingresso del vestibolo permanga per qualche tempo dopo la cura. Si possono utilizzare delle creme per la cicatrizzazione, che è un processo molto lento e non sempre destinato a concludersi positivamente, soprattutto nel caso in cui la vestibolite persistesse da un periodo molto lungo.
5. Anche il tenesmo tende a risolversi spontaneamente, una volta che il tono muscolare del vestibolo è tornato alla normalità. Le emorroidi e le ragadi anali tendono anch’esse a scomparire.
6. Se il test sul pudendo aveva evidenziato danni alle fibre nervose, l’ostetrica può iniziare il trattamento antalgico, sempre utilizzando la stessa la sonda, ma con un protocollo terapeutico diverso. Durante questo trattamento, l’ostetrica misura l’attività nervosa del pudendo con una strumentazione collegata alla sonda, così da evidenziare in quali punti (ingresso vestibolo, uretra, trigono vescicale, eccetera) il nervo risulta più danneggiato. Le onde bifasiche vengono dirette verso i punti evidenziati maggiormente danneggiati, evidenziati dal test elettromiografico.
7. Il trattamento sul pudendo è efficace anche nella riduzione della clitoralgia (associata a un’infiammazione dei nervi che innervano il clitoride) e delle uretriti. Si verifica inoltre un altro fenomeno: le formazioni edematose uretrali tendono a regredire in conseguenza di una significativa riduzione dell’infiammazione dei nervi che le innervano. L’ostetrica verifica infatti con una visita manuale che siano scomparsi i gonfiori collegati all’infiammazione, gradualmente riassorbita. La paziente avverte non solo un minore bruciore durante la minzione, ma scompare anche la sensazione di dover “spingere” mentre si urina, collegata appunto alla minore elasticità di un’uretra angectasica.
8. Quando la cura è alla fine, l’ostetrica consiglia di praticare degli automassaggi col pollice all’ingresso del vestibolo con olio di iperico o olio di mandorle e, nel caso di ragazze che non hanno avuto rapporti per molto tempo, di utilizzare la sonda per massaggiare il vestibolo.
9. L’ostetrica suggerisce inoltre di non usare biancheria sintetica ma solo di cotone, da lavare a mano con sapone di Marsiglia. Molto utili anche i bagni in acqua calda o tiepida. Sconsigliati invece i bagni in mare (non per via del sale , anzi l’acqua di mare aiuta le affezioni ginecologiche, ma se l’acqua è fredda, perché il freddo peggiora la contrattura) e piscina, ma solo durante la cura.
L’ostetrica Spano ha trattato inoltre bambine affette da vulvovestibolite, utilizzando una sonda speciale che le consente di lavorare solo all’esterno del vestibolo. Le sono state inviate da ginecologhe che la conoscevano e avevano notato come le bambine avessero una forte irritazione localizzata alla zona vaginale, che presentava anche dei sintomi di contrattura.
L’ostetrica Spano ha presentato i risultati delle sue ricerche al I Congresso Nazionale di Vulvodinia a Bologna, nel 1998, insieme al Dottor Sideri; al Congresso Internazionale di Vulvodinia a Santa Fè, in USA, nel settembre 1999; a Parma, nel 2004, al convegno: “Vestibolite Vulvare: Esperienze a confronto”.
DOVE RICEVE E COSTI
L’ostetrica Spano è la Responsabile del Centro dell'incontinenza urinaria femminile e maschile e della Vulvodinia presso la Casa di Cura Capitanio di Milano, dove riceve. La Capitanio è a Milano, in Via Mercalli, 28. E’raggiungibile a piedi dalla fermata della metropolitana Crocetta (linea gialla). L’ostetrica è contattabile al cellulare: 349 2113622 (dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 19.30), mentre fa fatica a rispondere alle telefonate la mattina, quando effettua i trattamenti.
Potete anche scrivere a
info@vestibolite.com e trovare maggiori informazioni su di lei sul sito
http://www.vestibolite.com/index.htmLa prima visita dura circa un’ora e un quarto costa 145 euro; il test sul pudendo dura circa un’ora e costa 140 euro Le sedute costano 70 euro l’una e durano mezz’ora. Vengono eseguite personalmente dalla Dottoressa, che rimane con la paziente per tutto il tempo della seduta.
I tempi d’attesa sono variabili in funzione degli orari richiesti per il trattamento (sono molto richieste le fasce orarie della prima mattina e della pausa pranzo), ma sono comunque contenuti.